L’imminente scomparsa della pellicola a 35 millimetri che, a brevissimo, verrà sostituita dalla proiezione digitale in tutte le sale cinematografiche in grado di convertire il loro impianto (con l’inevitabile moria di molti dei pochi esercizi indipendenti rimasti, e il conseguente accentuarsi dello strapotere dei complessi multisala) mi fa tornare alla mente uno dei miei più ricorrenti sogni proibiti e irrealizzabili: quello di poter un giorno comprarmi e gestire un piccolo Cineclub in cui il film diventi un’occasione di incontro (e magari anche di scontro) per un ristretto gruppo di persone che abbia ancora voglia di sedere al buio accanto a perfetti estranei (magari evitando addirittura di lasciar squillare il telefonino o di commentare ogni battuta ad alta voce come ormai tutti, abituati alla televisione, finiamo col fare).
Feci un timido tentativo qualche anno fa, provando a mettere insieme un gruppo di amici volutamente malassortiti e costruendo un programma di quindici incontri nel salotto di casa mia trasformato per due sere al mese in una sala cinematografica. Battezzai l’esperimento “Il Cineclan”, proprio a voler sottolineare l’intenzione di mischiare settima arte e spirito di gruppo. Speravo di poter così sperimentare anch’io, seppur rivisitata, l’esperienza di quel “Seguirà dibattito” tipica degli anni in cui “il privato era politico”, l’essenza del vivere veniva identificata con l’atto di incontrare gli altri, e la parola “condivisione” non aveva ancora subito la distorsione di significato apportata dai social networks.
Completammo il ciclo previsto dal cartellone, ma alla fine della stagione sentivo che qualcosa non aveva funzionato come mi sarei aspettato. C’era insomma stato il “cine” senza che si fosse creato il “clan”; così l’anno successivo pensai che non valesse la pena ripetere l’esperimento.
Comprai comunque un videoproiettore HD e un maxischermo – sproporzionato rispetto alla metratura della stanza ma perfetto per dare l’impressione di essere davvero in una piccola sala d’essai – però non riuscii più a trovare la voglia e le energie per fare un secondo tentativo. Oggi i film a dimensione gigante me li vedo da solo, e il mio Cineclub ha un sapore incompleto di un gioco giocato a metà.
A dispetto dell’insuccesso, infatti, la fantasia non mi ha abbandonato, e torna più insistente di prima oggi che, andata in pensione la pellicola, mi rendo conto che un Cineclub nel mio salotto non avrebbe poi specifiche tecniche troppo distanti da quelle di un luogo nato per questo. Così mi lascio andare alla fantasia di ospitare in casa mia non più amici selezionati, ma una dozzina di sconosciuti alla volta, avventori ideali per spegnere la luce e lasciare che la proiezione abbia inizio. Nella speranza che questa volta poi il dibattito segua davvero.
Chris Duncan, "Cinema Wide Night"