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1964, Mario Bava.
Wiki a riguardo ha questo incipit: "È considerato un film estremamente importante per il cinema italiano di genere. Il film, infatti, codificò definitivamente le regole del giallo italiano. Ai tempi fu molto criticato per il suo sadismo."
L'omicidio di una giovane modella porta in una sartoria d'alta moda. Tenutaria una marchesa, il cui marito era morto poco tempo prima in un incidente. Al primo omicidio ne seguirà un altro, poi ancora, sempre modelle, sempre la stessa sartoria ed il totale è già nel titolo. Una serie di personaggi, tutti con qualcosa da nascondere, temono le indagini, ma solo uno, o una, è colpevole. Impossibile capirlo, se non alla fine, ma ci saranno più finali. Perfetti movente ed intarsi della trama. Qualità di ripresa e fotografia al solito eccellenti. Incessante la sequenza di eventi. Gli omicidi sono tutti diversi, premeditati nel risultato ed improvvisati nel metodo, l'omicida mascherato s'ingegna di volta in volta con quello che trova sul luogo.
Un giallo che a vederlo oggi fa pensare "tutte cose già viste". Certo, dopo Bava però! Lo metto nei miei Cult, qualche attore non proprio eccezionale impedisce l'Olimpo, ma questo valorizza ulteriormente le grandi capacità del Maestro.
Me l'ero perso nella mia serie cronologica su Bava ed un "passo indietro" ho dovuto necessariamente farlo. Mi faccio piccolo piccolo di fronte a qualcosa di così importante, e quindi riporto ancora qualche info da wiki, per rendere al meglio il valore del film:
"Sei donne per l'assassino è stato l’ispiratore incoffessato dei primi film di Dario Argento (la soluzione è infatti la stessa di L'uccello dalle piume di cristallo). L'assassino nero vestito, senza volto e con i guanti sarà uno dei topoi del genere giallo italiano. Altri elementi innovatori del film, che saranno riproposti da altre pellicole del genere sono:
1. L'introduzione del cosiddetto "body count", vale a dire la sequela di un notevole numero di cadaveri;
2. Il sadismo dei suddetti omicidi;
3. Le diverse modalità degli omicidi.
Il critico cinematografico Tim Lucas ha sottolineato che questo film «ha ispirato una massa di registi, da Martin Scorsese a Dario Argento a Quentin Tarantino»."
Non ho proprio nulla da aggiungere.
Tra le curiosità, ce n'è una che mi ha fatto scompisciare: "Mario Bava ricordava sempre che si mise a ridere quando i critici dei Cahiers du cinéma volevano sapere se ci fosse un nesso tra l'oscillare dell'insegna dell'atelier nell'incipit del film e l'oscillare del telefono alla fine, quando ********* muore chiamando la polizia.".
Ho asteriscato il nome per evitare uno spoiler. E' curiosità significativa, ci dà un'idea sia della personalità di Mario Bava, sia della sua idea di Cinema che ci ha proposto. Non voglio fare il supponente, ma Bava l'immaginavo già prima esattamente così, cioè un regista che vuole e cerca Qualità e Spettacolo nei film, punto e stop. Indagare particolari e reconditi significati nei suoi film può diventare fin bizzarro, io personalmente non l'ho mai fatto e sì che quella dei Messaggi e dei Significati è una mia fissa e talvolta limite. Tutto quanto ho visto di Bava fino ad oggi me lo sono goduto come si fa con delle commedie, solo che sono Thriller ed Horror, tutto qua. Tutti si sbaglia e non mi metto certo io a fare le pulci ai grandi del Cahiers, ci mancherebbe. Diciamo che è stato uno "scivolone", simpatico, il cosiddetto aneddoto da raccontare, che fa anche riflettere.
Imperdibile, Storia del Cinema. Nessun commento ai frame, sono belli e basta.
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