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Sei giorni di sciopero in Sicilia, «un tremendo autogol»

Creato il 24 gennaio 2012 da Ilsignork

Lo sciopero degli agricoltori e degli autotrasportatori, che per sei giorni ha paralizzato la Sicilia, è stato criticato da molti per le violenze e le minacce ai danni di alcuni cittadini, ma anche per le improbabili rivendicazioni. Abbassamenti diel costo dell’energia a trenta centesimi e del carburante a settanta, insieme alla richiesta dell’istituzione di una moneta popolare, hanno dato l’immagine di una protesta senza obiettivi realistici.
Vi ripropongo due articoli a mia firma. Un reportage per conoscere le proteste a Scicli e un approfondimento con il parere di un esperto che propone delle misure concrete e critica le modalità dello sciopero. Leggi tutti gli articoli sull’argomento su Ctzen

Sei giorni di sciopero in Sicilia,  «un tremendo autogol»

Forconi, l’esperto boccia la protesta «Serviva lo stop alle merci dal Nord»

«La protesta è giustissima, sacrosanta, ma non ne condivido i modi. È stato un tremendo autogol». Questo il parere di Corrado Vigo, blogger, agrumicoltore e agronomo. Sul suo blog, sin dalle prime ore, ha contestato le modalità e l’utilità dello sciopero, anche in vista dei blocchi stradali che avrebbero coinvolto tutta l’Italia dalla settimana successiva. «Le cose si devono organizzare bene – spiega – Quando si creano disagi come quelli dei giorni scorsi si devono avere le idee chiare, non posso chiedere la luna se so che non la posso avere».

Lo sciopero degli agricoltori e degli autotrasportatori, che per sei giorni ha paralizzato la Sicilia, è stato criticato da molti per le violenze e le minacce ai danni di alcuni cittadini, ma anche per le rivendicazioni dei membri del Movimento dei Forconi e di Forza d’Urto. Proposte di improbabili abbassamenti del costo dell’energia a trenta centesimi e del carburante a settanta, insieme alla richiesta dell’istituzione di una moneta popolare, hanno dato l’immagine di una protesta senza obiettivi realistici.
«Si dice che chi non si lamenta è sempre in torto. Sono d’accordo, ma se vuoi fare una protesta non la fai a danno della tua popolazione e di un settore già in crisi», continua Vigo.

L’agronomo-blogger non è nuovo a manifestazioni e proteste. Nel 1995, insieme a Confagricoltura e all’allora vescovo di CataniaLuigi Bommarito, organizzò un corteo che vide sfilare gli agricoltori per le vie etnee. «Sei vuoi protestare seriamente fai in modo che i prodotti siciliani possano viaggiare, mentre blocchi le merci in entrata e le raffinerie siciliane che riforniscono le altre regioni d’Italia. Poi scendi in piazza e spieghi alla gente che in assenza delle mele importate possono mangiare le arance che produciamo noi. E siccome se la protesta rimane nell’isola nessuno ti ascolterà, prendi i tir e blocchi il raccordo anulare viaggiando a trenta chilometri orari».

Secondo Vigo, gli agricoltori avrebbero dovuto chiedere i rimborsi per le calamità naturali attesi da 15 anni. Considerato che né la Regione né il ministero dell’Agricoltura hanno i fondi necessari, avrebbero potuto proporre una compensazione. «Si potrebbe istituire una carta di credito con le somme che ogni singolo agricoltore vanta dalla Stato da usare per pagare tributi come IciIrap o Inps. Così lo Stato non versa soldi, ma allo stesso tempo non chiede niente all’agricoltore che vanta crediti. In questo modo la Serit non ipotecherebbe case e aziende ai contadini in affanno».

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Scicli, agricoltori allo stremo: «Ma andiamo avanti»

Gli agricoltori sciclitani sono allo stremo ma non intendono fermarsi. Dal primo giorno di sciopero il mercato ortofrutticolo di Donnalucata è chiuso. Due i blocchi stradali del movimento dei Forconi, uno nella frazione di Sampieri e l’altro, il principale, sulla provinciale 39 che collega Scicli a Donnalucata. I camion e i mezzi agricoli sono parcheggiati ai bordi della strada per circa due chilometri, i manifestanti si riparano dal freddo in un piccolo gazebo.

Nessuno conferisce merce al mercato, sono fermi gli autotrasportatori e le cooperative di confezionamento. Ipomodori maturano nelle serre ma nessuno intende raccoglierli. «Siamo gente che lavora, non ci piace perdere tempo e sprecare il nostro prodotto. Stiamo pagando direttamente, ma lo facciamo con coscienza – racconta l’imprenditore agricolo Guglielmo Cintoli – Chi ha aderito al movimento sapeva a cosa andava in contro. Per la prima volta il mancato guadagno non è causato dai mercati ma da una nostra scelta. Per la nostra protesta».

Gli agricoltori del Movimento chiedono il taglio delle accise regionali sul carburante che incide direttamente sul costo dei prodotti. «Un tir che deve portare la merce a Milano ha bisogno di oltre duemila euro di benzina. Così, il commerciante del nord sceglie la merce spagnola che costa la metà», dice un anziano agricoltore. L’aumento degli ultimi anni del prezzo del petrolio, inoltre, ha fatto aumentare di molto anche il prezzo del film plastico che si usa per coprire le serre. Un altro importante intervento in cui tutti sperano è poi il blocco delle cedole della Serit Sicilia, società che riscuote i tributi nell’isola. «La Serit applica tassi da usurai, c’è gente che per un debito di dieci milioni, risalente a venti anni fa, oggi si trova con un debito di centomila euro, i beni e l’azienda pignorata, senza nemmeno poter fare richiesta di credito – continua Cintoli – È costretto a morire, chi lo aiuta? Ci sentiamo abbandonati».

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