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Sei mai entrato nel tuo "stato di grazia"?

Creato il 22 novembre 2011 da Lucamentalcoach
Prima di tutto porgo i miei complimenti agli azzurri della pallavolo che dopo 8 anni di astinenza compiono l'impresa e battono il Brasile tre volte campione del mondo, conquistando due punti fondamentali nella corsa per un posto a Londra 2012. Una partita dalle mille emozioni in cui l' Italia ha annullato 5 palle match ai brasiliani. 

Se qualcuno ha mai visto o vissuto una partita come questa, o un momento importante della carriera sportiva, avrà sicuramente notato che i giocatori sembrano come in trance. Concentrati, carichi, sembra che niente li possa turbare. Proprio di questo interessante argomento parliamo oggi. Sei curioso?


Spesso nella professione di Mental Coach (e ancora prima come sportivo e appassionato di sport) ho provato e sentito parlare di un particolare stato speciale, di uno “stato di grazia”. Uno stato di "alterata" percezione del tempo, dello spazio, degli eventi circostanti, quasi come se tutto il resto fosse sospeso o abbandonato, in cui però non si ha mai nessuna sensazione di mancanza di controllo della situazione e tutto riesce alla perfezione. Di cosa si tratta?

Questo particolare stato tecnicamente viene definito “stato di flow”, termine che si deve a Mihali Csikszentmihalyi all’inizio degli anni 70. In realtà nel gergo sportivo e durante le sedute di Mental Training vengono usate molte espressioni per dire che si è in eccellente stato di forma, oppure che tempo e fatica sono diventati fattori influenti in una competizione.
“Mi sentivo in grande condizione” oppure “non avvertivo il ruggito della folla”: ecco espressioni di un noto ostacolista e di un calciatore famoso. Gli esempi non mancano: “non ho sentito il gelo dell’acqua” (nuotatore) oppure “non avvertivo la catena” (ciclista) e ancora “avevo la mano calda e il canestro sembrava grande come una vasca da bagno” (cestista).
Da parte degli americani non poche espressioni indicano lo “stato di flow”. Dicono: “to be in the groove”, “floating” o “to be in the bubble”.
In gara, ma anche in allenamento, l’atleta in stato di grazia perde la nozione di tutto quello che gli sta attorno e annulla ogni fattore distraente.
Un’intera squadra può essere colta dallo “stato di flow”. In Life on the run, Bill Bradley descrive una partita di basket in cui i New York Knicks affrontarono i Milwaukee Bucks. A cinque minuti dal termine la squadra di New York stava perdendo di 19 punti ed i tifosi stavano già lasciando le tribune. “Improvvisamente siamo stati presi dal “sacro fuoco”. Tutti i tiri entravano nel canestro avversario. La nostra difesa non permise ai Bucks di segnare un solo punto per 5 minuti. Vincemmo per tre punti. In spogliatoio ci interrogammo sui perché dell’eccellente prestazione. Nessun errore, lettura perfetta degli attacchi avversari, livello di atletismo mai raggiunto, nessun segno di stanchezza. Pensavamo di aver giocato in mancanza di forza di gravità.” (B. Bradley).
Ci sono anche molti altri casi singoli.
Quando Pelé debuttò nella sua prima Coppa del Mondo con la nazionale brasiliana, a 17 anni, riferì di aver giocato la partita d’esordio in una specie di trance, come se il gioco gli scorresse davanti agli occhi come un film.
Sensazioni simili a quelle che Roger Bannister (primo atleta sotto i 4 minuti nel miglio nel 1953) ha provato nel battere il record: “Mentre correvo ebbi la sensazione che fosse il momento migliore della mia vita. Non provavo dolore, solo una gran coordinazione di movimenti e volontà. Il mondo sembrava fermo, immobile, come se non esistesse. Sentivo la pista che scorreva sotto i miei piedi. Ero completamente distaccato da tutto” (R. Bannister, 1973)

Michael Air Jordan: “Per giocare un basket di alto livello capii che dovevo far entrare me stesso in una certa atmosfera, in un determinato momento. Questo è il propellente”. Disse a un giornalista: “Una volta sono andato tanto in alto oltre l’anello che mi spaventai. Ero intimidito da questa capacità di levitare, non di saltare, come se fosse una dote del cielo e non piuttosto un effetto di muscoli e forza di volontà. E’ come se avessi le ali, quasi qualcuno mi spingesse...galleggio, perdo il senso del mio peso.” (M. Jordan, 1994)
Tornando a noi, come si raggiunge questo stato di flow? Quasi sempre è un concatenamento di una serie di elementi personali che variano da persona a persona ma ci sono alcuni punti che potremmo definire chiave, come:
- Focus: consapevolezza, sentirsi totalmente e pienamente concentrati, assorbiti e coinvolti in ciò che si sta facendo, senza l'intromissione di altri pensieri e/o emozioni.
- Armonia: la mente e il corpo sono un tutt'uno armonico e lavorano senza sforzo alcuno.
- Chiari obiettivi: L'atleta sa perfettamente dov'è, cosa sta facendo, dove sta andando e, in modo particolare, cosa sta per fare, visualizzando in anticipo la performance.
- Assenza di sensazioni depotenzianti: come per esempio pensieri negativi, dialogo interno negativo, sensazioni negative.
- Alterata percezione del tempo: L'atleta sperimenta un tempo dilatato o ristretto e accorciato.
Ovviamente la lista potrebbe essere molto più lunga e differente per ogni persona e non volevo soffermarmi in questo articolo su cosa sia tecnicamente lo stato di flow ma su una domanda che spesso sentiamo rivolgerci nell’attività di Mental Coach, una domanda su cui volevo riflettere assieme voi: 

perché non cercare di essere sempre in questo stato di grazia nei momenti importanti? Oppure riformulando la domanda in maniera corretta: come posso entrare in questo stato ogni volta che lo desidero?
Grazie al lavoro di Mental Training si può fare! Il Mental Coach può capire, attraverso le strategie, come ogni persona entra in questo stato e grazie alle tecniche di ancoraggio replicarlo. Certo il lavoro non è semplice ma penso che tutti siamo d’accordo che per un grande risultato ci voglia un grande impegno.
Dopo aver guardato questo splendido video tratto dal film “La leggenda di Bagger Vance”, in cui il caddy e “Coach” del protagonista gli spiega cosa sia il “campo” ti chiederò di fare un piccolo esperimento...


Fantastico vero? Se anche a te è capitato una volta nella vita questo “stato di grazia” e non necessariamente in ambito sportivo, torna con la mente a quel momento. Rivivi intensamente gli stessi istanti, guarda le stesse immagini, ascolta gli stessi suoni, voci, rumori se ci sono e prova la stessa sensazione di quel magico momento.
Chiudi gli occhi, goditi questa magnifica sensazione e...buon viaggio...
Quando tornerai, se ti fa piacere, raccontami il tuo “stato di grazia”, sarà un bellissimo regalo.
Alla prossima
Luca

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