Prendo spunto da alcuni post (uno in
particolare a dire il vero) dell'amica virtuale Gaia Conventi che
scrive in maniera decisamente provocatoria, intelligente e ironica
sul suo blog Giramenti (qui). Gaia racconta di un autore autoprodotto
che si autocelebra e autopromuove. Non riporterò i dettagli della
storia (leggetela su giramenti) ma si tratta di un libro pieno di
errori che viene spacciato per una specie di capolavoro.
Faccio una piccola premessa perché,
alla fine, è di self publishing che voglio parlare anche se autrici
e autori più conosciuti e ferrati in materia di me ne hanno già
abbondantemente parlato.
Conoscete il mio pensiero riguardo al
mercato editoriale, è un mercato in crisi che raramente riesce a
conciliare prodotti di qualità e cultura e che viene, sempre più
spesso, meno alla propria missione. Il mercato, negli ultimi anni, ha
visto un'involuzione dovuta alla crisi (culturale oltre che
economica) e alla mancanza di idee e di coraggio, determinati filoni
hanno raggiunto la saturazione (per esempio i vampiri o gli angeli),
si è puntato sul marketing più che sui contenuti, sui prezzi più
che sulla qualità e così via. Ma non è sufficiente perché il
mercato editoriale, a parte qualche sporadico ottimismo, è in crisi
nera e sta morendo. Non a caso ( e sempre per la mancanza di quelle
idee di cui parlavo) si punta tutto su due elementi che vengono
definiti come “il futuro dell'editoria”: l'e book e il self
publishing.
L'è book è una realtà che sta
crescendo lentamente e che forse, in Italia, non raggiungerà mai i
livelli di paesi come l'Inghilterra per un motivo semplicissimo: nel
nostro paese si legge poco, pochissimo! E se l'I Phone è attrattivo
per tutta una serie di motivi (più o meno condivisibili) l'e book
interessa solo le persone che amano leggere (anche se io non posso
fare a meno del cartaceo). Il self publishing, invece, è, dal mio
punto di vista, l'inizio della fine. Sempre che la fine non sia già
arrivata.
Con il self Publishing viene meno il
ruolo della casa editrice (che c'è ma non deve più scegliere),
viene meno la ricerca, la scelta, lo scarto. Con il self Publishing
tu paghi e pubblichi, ti autoproduci e autopromuovi. Probabilmente ti
verranno dati dei servizi a pagamento (magari la correzione delle
bozze), forse, sempre pagando, ti verrà proposta pubblicità e
promozione. Ogni tanto faranno un concorso letterario o tireranno
fuori dal cappello un libro da pubblicare con il marchio di una casa
editrice famosa, diranno che il libro autopubblicato ha venduto
milioni di copie e il gioco sarà fatto.
Tutti potranno pubblicare, non ci sarà
nessuno a dire: il tuo libro non è adatto, nessuno a criticare
storia o stile o a dirti di lasciare perdere. Provate a scrivere a
una casa editrice qualsiasi, chiedete quanti libri ricevono ogni
giorno e qual è la qualità dei testi.
Comprendo che oggi il mercato ci stia
abituando a una letteratura take away, leggi e dimentica, spacciata
per “capolavori” anche grazie a concorsi letterari complici,
vetrine di librerie comprate ecc... però almeno, oggi, esiste
ancora una scrematura operata da persone che, in teoria, di
letteratura dovrebbero saperne.
Accadrà, molto probabilmente, che le
case editrici creeranno piattaforme per il self publishing,
butteranno tanta carne al fuoco, prometteranno mari e monti,
metteranno in scena qualche successo costruito e tutti saranno
contenti. Gli “scrittori” non si sentiranno più offesi e l'ego
gongolerà (del resto basterà pagare), tutti potranno dire “io ho
pubblicato un libro” le case editrici avranno un guadagno sicuro e
urleranno al miracolo. Tutti felici. Sino a quando qualcuno non
aprirà gli occhi.
Magazine Cultura
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