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Self publishing

Creato il 24 luglio 2013 da Cronachedallalibreria @MarinoBuzzi
Prendo spunto da alcuni post (uno in particolare a dire il vero) dell'amica virtuale Gaia Conventi che scrive in maniera decisamente provocatoria, intelligente e ironica sul suo blog Giramenti (qui). Gaia racconta di un autore autoprodotto che si autocelebra e autopromuove. Non riporterò i dettagli della storia (leggetela su giramenti) ma si tratta di un libro pieno di errori che viene spacciato per una specie di capolavoro. Faccio una piccola premessa perché, alla fine, è di self publishing che voglio parlare anche se autrici e autori più conosciuti e ferrati in materia di me ne hanno già abbondantemente parlato. Conoscete il mio pensiero riguardo al mercato editoriale, è un mercato in crisi che raramente riesce a conciliare prodotti di qualità e cultura e che viene, sempre più spesso, meno alla propria missione. Il mercato, negli ultimi anni, ha visto un'involuzione dovuta alla crisi (culturale oltre che economica) e alla mancanza di idee e di coraggio, determinati filoni hanno raggiunto la saturazione (per esempio i vampiri o gli angeli), si è puntato sul marketing più che sui contenuti, sui prezzi più che sulla qualità e così via. Ma non è sufficiente perché il mercato editoriale, a parte qualche sporadico ottimismo, è in crisi nera e sta morendo. Non a caso ( e sempre per la mancanza di quelle idee di cui parlavo) si punta tutto su due elementi che vengono definiti come “il futuro dell'editoria”: l'e book e il self publishing. L'è book è una realtà che sta crescendo lentamente e che forse, in Italia, non raggiungerà mai i livelli di paesi come l'Inghilterra per un motivo semplicissimo: nel nostro paese si legge poco, pochissimo! E se l'I Phone è attrattivo per tutta una serie di motivi (più o meno condivisibili) l'e book interessa solo le persone che amano leggere (anche se io non posso fare a meno del cartaceo). Il self publishing, invece, è, dal mio punto di vista, l'inizio della fine. Sempre che la fine non sia già arrivata. Con il self Publishing viene meno il ruolo della casa editrice (che c'è ma non deve più scegliere), viene meno la ricerca, la scelta, lo scarto. Con il self Publishing tu paghi e pubblichi, ti autoproduci e autopromuovi. Probabilmente ti verranno dati dei servizi a pagamento (magari la correzione delle bozze), forse, sempre pagando, ti verrà proposta pubblicità e promozione. Ogni tanto faranno un concorso letterario o tireranno fuori dal cappello un libro da pubblicare con il marchio di una casa editrice famosa, diranno che il libro autopubblicato ha venduto milioni di copie e il gioco sarà fatto. Tutti potranno pubblicare, non ci sarà nessuno a dire: il tuo libro non è adatto, nessuno a criticare storia o stile o a dirti di lasciare perdere. Provate a scrivere a una casa editrice qualsiasi, chiedete quanti libri ricevono ogni giorno e qual è la qualità dei testi. Comprendo che oggi il mercato ci stia abituando a una letteratura take away, leggi e dimentica, spacciata per “capolavori” anche grazie a concorsi letterari complici, vetrine di librerie comprate ecc... però almeno, oggi, esiste ancora una scrematura operata da persone che, in teoria, di letteratura dovrebbero saperne. Accadrà, molto probabilmente, che le case editrici creeranno piattaforme per il self publishing, butteranno tanta carne al fuoco, prometteranno mari e monti, metteranno in scena qualche successo costruito e tutti saranno contenti. Gli “scrittori” non si sentiranno più offesi e l'ego gongolerà (del resto basterà pagare), tutti potranno dire “io ho pubblicato un libro” le case editrici avranno un guadagno sicuro e urleranno al miracolo. Tutti felici. Sino a quando qualcuno non aprirà gli occhi.

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