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Selfpublishing: essere o non essere

Creato il 10 luglio 2015 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

self-publishing

Chi si occupa di editoria o comunque chi è appassionato di lettura certamente conosce il fenomeno del selfpublishing, ossia libri autoprodotti. Negli ultimi anni poi, con il sempre crescente uso di dispositivi digitali pensati per la lettura, il caso è cresciuto a livelli esponenziali. Hanno iniziato a fare comparsa nelle librerie on line e su siti appositi tutta una serie di titoli e di autori che solo fino a qualche anno fa non avremmo mai avuto modo di vedere.

Internet permette una grandissima diffusione e una grande visibilità, ci sono siti, blog e pagine Facebook dedicati a questi tipi di condivisione. Ma quali sono i vantaggi e i rischi dell’autoubblicazione e dell’autopromozione di un libro da parte degli autori?

Pubblicare un libro in digitale è senz’altro più economico della versione cartacea, prima di tutto perché la vendita permette un guadagno maggiore per gli autori sulla singola copia, secondo perché una volta ottenuta la copia in vario formato è più facile proporla, abbattendo in questo modo anche i costi relativi alla spedizione postale.

Spesso però quello che non viene tenuto in considerazione, forse proprio per il fatto di poterlo fare più liberamente, è il grosso lavoro di editing che andrebbe sempre fatto. Per quanto uno possa scrivere bene e utilizzare un ottimo italiano qualcosa può sempre sfuggire. Un parere fa sempre comodo, fosse anche solo per cambiare qualche frase o proporre la narrazione in maniera differente, in maniera da essere più accattivante per il lettore. Tutti noi vorremmo scrivere il libro che ci cambierà la vita, ma purtroppo non siamo gli unici e dobbiamo attenerci a delle regole, non solo quelle grammaticali.

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Proprio perché adesso, senza l’appoggio di una casa editrice che legge, valuta il nostro lavoro e fa una revisione dandoci una mano e dei consigli pratici, è molto più facile giungere alla pubblicazione. Il consiglio che mi sento di dare a gli autori (e qui parlo da lettore e non da blogger letterario), è quello di non farsi prendere dalla frenesia di mettere il loro lavoro sul mercato e quantificare le copie che vengono vendute, ma proporre prima i manoscritti a gli occhi di più persone. Un consiglio serve sempre, un parere da chi ama leggere lo è ancora di più.

Chi scrive può incappare nell’errore, del tutto giustificato, di non riuscire a vedere con obbiettività il proprio lavoro, preso com’è dal portarlo a fine e pubblicarlo. Ecco che qualche dritta in più non guasta mai. Cosa funziona di più? Che cosa meno? Fossi io il lettore primo di questa storia mi piacerebbe vedere come va avanti oppure meglio cambiare? I personaggi sono credibili? Il messaggio del libro c’è? Domande forse stupide ma non banali, che certamente si pongono gli autori di grosso calibro, e che possono essere di aiuto anche a coloro che si accingono ad autopubblicare.

Non è certo una critica la mia, vedere che il fenomeno ebook ha rinfocolato la voglia per la lettura e la scrittura fa solo un enorme piacere, dispiace quindi vedere troppo spesso il tempo e le energie di nuovi autori che hanno delle potenzialità non avere un’adeguata valutazione a 360° del loro lavoro. Di contro c’è anche da accettare il fatto che non significa essere scrittori affermati se le nostre pubblicazioni prevalentemente sono autoprodotte. Non sono nati scrittori tutti coloro che tengono in mano una penna, proprio come tutti coloro che vanno in bicicletta vincerebbero il Giro d’Italia.

Umiltà, pazienza e perseveranza sono le vere chiavi del successo.

Francesco Balestri



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