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La mattina del 23 giugno 1937, George Orwell saliva su un treno alla stazione di Barcellona insieme alla moglie, Eileen, e due compagni, John McNair e Stafford Cottman. Il treno era diretto al confine con la Francia e Orwell (o meglio, Eric Blair - dal momento che non aveva ancora adottato il suo ormai celebre pseudonimo) cercava di far credere di essere un ricco uomo d'affari inglese in viaggio con la moglie e i suoi soci. In realtà, erano fuggiaschi, ricercati non solo dai fascisti, che erano venuti a combattere in Spagna, ma anche dai comunisti. McNair era il leader di un contingente di combattenti, organizzati dall'Independent Labour Party (ILP), che aveva lasciato l'Inghilterra per cercare di arginare la marea fascista. Di questo piccolo gruppo di rivoluzionari - uno fra i tanti gruppi provenienti da tutto il mondo - faceva parte Orwell. Prima di salire su quel treno, quella mattina, Orwell aveva trascorso gran parte degli ultimi sei mesi nelle trincee, fino a quando il proiettile di un cecchino gli aveva trapassato la gola. Quando aveva recuperato a sufficienza, per lasciare l'ospedale, le divisioni interne alle forze antifasciste erano arrivate a tal punto che era saltata anche la più esile possibilità di sconfiggere Franco ed i suoi alleati.
Quando Orwell era arrivato in Spagna, alla fine del dicembre 1936, Franco era già sostenuto dalla Legione Condor, nazista. Hitler aveva visto la guerra civile spagnola come il banco di prova ideale per la sua macchina militare, ed i risultati ottenuti erano stati incoraggiantiper i nazisti. Nonostante questo, il bando repubblicano resisteva in molte aree del paese. In Catalogna, nel nord-est, l'opposizione era composta da tre fazioni principali: il Partito dei Lavoratori di Unificazione Marxista (POUM - Partido Obrero de Unificación Marxista), l'anarco-sindacalista Confederazione Nazionale del Lavoro (CNT - Confederación Nacional del Trabajo) ed il Partito socialista unificato di Catalogna (PSUC - Unificat Partit Socialista de Catalunya), un'ala del Partito comunista spagnolo sostenuto dall'Unione Sovietica.
L'ILP di Orwell era affiliato con il POUM, ed al suo arrivo a Barcellona si mise in contatto con John McNair, presentandosi con le parole "Sono venuto a combattere contro il fascismo". Nel suo libro, "Omaggio alla Catalogna", Orwell racconta - con una misto di stupore, ammirazione e incredulità - le sue prime impressioni su Barcellona e sulla campagna circostante. In gran parte controllata dalla CNT, la campagna che circondava la città era stata collettivizzata, così come era stato fatto con tutti gli edifici e le imprese all'interno di Barcellona stessa. Contemporaneamente, tutte le istituzioni dell'oppressione (compresa la chiesa) erano state abbattute.
McNair aveva assegnato Orwell ad una unità comandata da Georges Koop che combatteva sul fronte aragonese, dove si rese conto come la CNT aveva radicalmente trasformato la società spagnola.
Il successo dell'esperimento anarco-sindacalista, in Catalogna, avrebbe avuto vita breve. Tra la brutalità dei fascisti e l'intolleranza del comunismo di stato sovietico, difficilmente poteva esserci una chance.
E così la lotta di potere, interna all'interno delle forze repubblicane, divenne aspra quasi quanto la Guerra Civile stessa, con il POUM (insieme all'ILP) preso ben presto di mira dai comunisti.
In un primo momento, bloccato sul fronte aragonese, in pieno inverno, Orwell si accorse poco di questa "guerra nella guerra". La zona dove era di stanza aveva visto poca azione e tutto si limitava a congelarsi dentro le trincee, dove si raccontavano storie terribili sulle atrocità commesse dai fascisti e allo stesso tempo si godeva di quel cameratismo che viene generato da simili circostanze. Dopo diversi mesi in trepidante attesa di un attacco che non arrivava, Orwell era tornato a Barcellona nella speranza di essere assegnato alle Brigate Internazionali che combattevano nei pressi di Madrid. Ma aveva scelto il momento sbagliato, le giornate di Maggio, quando esplosero quei combattimenti di strada, fra le varie fazioni, che avrebbero diviso in modo irrevocabile il movimento antifascista.
I comunisti, meglio armati e finanziati grazie al sostegno sovietico, avevano deciso di imporre la loro autorità sulla regione. Cosa che non andava giù bene agli anarchici. Il POUM, pur essendo un'organizzazione marxista, si era schierato con gli anarchici. Barcellona venne riempita di manifesti e volantini che denunciavano il POUM e lo accusavano di collaborazione con i fascisti. Più tardi, dopo che aveva lasciato la Spagna, Orwell si rese conto con rabbia e sgomento come queste accuse erano diventate la Verità per la stampa europea. Il "buco della memoria" di "1984" nacque in quei terribili giorni di maggio a Barcellona.
Amareggiato per quello che stava accadendo all'interno delle forze antifasciste, Orwell decise di ritornare sul fronte aragonese, per poter "puntare la pistola contro il nemico reale". I combattimenti si erano fatti più intensi in Aragona, e fu allora che un proiettile sparato da un fucile fascista lo colpì alla gola, mancando l'arteria di meno di un centimetro. Ricoverato d'urgenza in un ospedale a pochi chilometri dalla linea del fronte, Orwell venne operato e poi trasportato di nuovo a Barcellona.
Bisogna ringraziare il medico chirurgo del POUM, per tutte le opere prodotte da Orwell dopo la guerra civile spagnola!
Nel giro di due o tre settimane, Orwell fu costretto a passare dal suo letto d'ospedale alla clandestinità. I comunisti avevano preso il sopravvento a Barcellona, ed il 16 giugno il POUM venne messo fuorilegge, e tutti i membri vennero dichiarati essere simpatizzanti fascisti e trotzkisti. Questa strana contraddizione sembrò non riguardare i vari mezzi di informazione, che stamparono le accuse come se fossero affermazioni di fatto. Il comandante di Orwell in Aragona, Georges Koop, venne arrestato e imprigionato dai comunisti e, a questo punto, fu chiaro per i membri dell'ILP che era arrivato il momento di lasciare la Spagna.
Con la moglie, che era arrivata da poco a Barcellona, Orwell trascorse un paio di settimane vivendo una strana doppia vita. Di giorno, frequentavano i caffè della città, atteggiandosi ad una "rispettabile coppia inglese", mentre di notte si riunivano con gli altri compagni dell'ILP, pianificando la liberazione di Georges Koop. Alla fine, nonostante un tentativo audace, non furono in grado di liberarlo dalla prigione comunista e furono costretti a lasciare la Spagna, per non finire anche loro dentro una cella.
"Alla fine abbiamo attraversato la frontiera senza incidenti. Il treno aveva un prima classe e una carrozza ristorante, la prima che vedevo in Spagna. Fino a poco tempo fa c'era stata una sola classe sui treni, in Catalogna. Due poliziotti giravano attorno al treno e prendevano i nomi degli stranieri, ma quando ci hanno visto nella carrozza ristorante sembravano soddisfatti che fossimo persone rispettabili. Era strano come tutto fosse cambiato. Solo sei mesi prima, quando gli anarchici regnavano, era l'aspetto di proletario ad essere rispettabile. Durante il mio viaggio, da Perpignan a Cerberes, un viaggiatore commerciale francese, nella mia carrozza, mi aveva detto in tutta solennità: "Non devi andare in Spagna così vestito. Togliti quel colletto e quella cravatta. Sennò te li strapperanno a Barcellona". Stava esagerando, ma mostrava come la Catalogna era considerata. E alla frontiera le guardie anarchiche avevano rimandato indietro un francese e sua moglie, vestiti elegantemente, per il solo fatto - credo - che sembravano troppo borghesi. Ora era il contrario, sembrare borghese era l'unica salvezza."
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