Magazine Rugby
L'esito sarà una finale allo Stade de France tutta rossonera tra Tolosa e Tolone: la force tranquille (nel senso di consapevole di sè) contro quella emergente, il rango contro i parvenu, la base della nazionale contro l'ex accozzaglia di campionissimi trasformata in force de frappe.
- Stade Toulousain 24 - 15 Castres
Sei piazzati di Luke McAlister, uno di Lionel Beauxis e un suo drop, contro tre piazzati e un drop di Pierre Bernard più una punizione di Romain Teulet.
Comincerei la cronaca e l'analisi da quest'ultima punizione, momento clou della partita: poco dopo la mezz'ora sul 12-9, Clément Poitrenaud estremo del Tolosa tenta una delle sue classiche incursioni con calcetto a scavalcare la linea. E' il modo di fare della casa: tutti i rossoblu a spingere e sfondare stretti, solo il fantasista con licenza di inventare. Mal glie ne incoglie, il suo kick viene raccolto a volo dalla attenta seconda linea difensiva ospite dentro ai 22 metri e aperto immediatamente sulla sinistra, dove sono tre biancoblu in linea contro zero. Decolla lo scattante scozzese Max Evans, supera il primo difensore, brucia il secondo convergendo all'interno, scarta il terzo ... pare Shane Williams, non c'è più nessuno davanti, è meta certa. Invece no: quel gran campione di Vincent Clerc arriva in recupero, atterra lo scozzese, gli si mette sotto e lo tiene sollevato in area di meta, impedendogli di girarsi e schiacciare in meta. Mai vista una meta mancata così: avete presente quella prova da rodeo dove il cowboy si getta sul vitello e gli impastoia le zampe, inchiodandolo al suolo? Ecco cos'ha fatto l'eroe tolosano della partita al vilain of the match ospite.
E mica finisce qui: mentre Romain Teulet s'impappina nel tentativo di recuperar palla dal compagno, alle sue spalle sopraggiunge in recupero l'altra ala tolosana, Timoci Matanavu, che bel bello raccoglie l'ovale in pieno fuorigioco peggio che cinico, stupido: l'arbitro Gauzere manda l'ala figiana in panca puniti a far compagnia al suo centro Florian Fritz, cacciato cinque minuti prima per placcaggio pericoloso.
E mica è finita qui: in 15 contro 13 e punizione dai 5 metri, cosa ti decidono gli ospiti? La mischia inizia ovviamente a schierarsi, invece Teulet prende l'ovale e ti piazza veloce la famosa punizione da cui siamo partiti, per il 12 pari. Della serie, come gettare via la possibilità della vita, dimenticando che il rugby è una partita a scacchi giocata da corpi in corsa e usarvi il cervello non è un optional.
A dirla tutta, la mischia ordinata di casa era dominante: JB Poux, Census Johnston e William Servat all'ultima partita in casa, spinti da Yoann Maestri e Patricio Albacete, se li son regolarmente mangiati vivi Forestier, Bonello e Ducalcon sostenuti da Rolland e Tekori; certo che se non chiami mischia sulla linea dei 5 metri avversaria quando fuori hai sei uomini contro quattro, beh stai comunicando a tutti, compagni inclusi, che non ti senti all'altezza.
L'epilogo vero dell'azione - e la lezione per Castres - arriva un paio di minuti dopo, sulla sirena di fine primo tempo: nella fretta di sfruttare i minuti in doppia superiorità, i Tarnais battono una rimessa veloce folle nei propri 22 e il povero Masoe, forse il migliore in campo assieme all'eroico Clerc, non può far altro che accartocciarsi sull'ovale mentre Maestri lo bracca, regalando a Beauxis la punizione del facile 15-12, marcata in tredici contro quindici. Da pazzi, o meglio da disabitudine a volare a certe altezze.
Abbiamo dedicato molto spazio all'episodio clou della gara: dovuto, raramente abbiamo visto partite meglio descritte (più che determinate) da eventi raggruppati nell'arco di qualche minuto. Infatti Castres gioca una partita priva di complessi e intraprendente ma prona agli errori, di valutazione e di handling; invece Tolosa se ne resta conservativa e lo diventa ancora di più, dopo lo scampato pericolo da rovesciamento di fronte: si limita a macinarsi gli avversari con le mischie e capitalizzare le punizioni.
Castres nello scorcio di secondo tempo in superiorità numerica riuscirà solo a riagguantare il 15 pari; una volta ristabilita la parità di forze non c'è più storia, anche se gli attacchi dei biancoblu restano più ficcanti. Alla fine però perdono sempre palla, mentre la macchina avanzante tolosana si rimette in moto e non appena guadagna un falletto, da metà campo o da lato ci pensa McAlister (sei su sei).
Tolosa è uno squadrone pieno di alternative - Beauxis all'apertura non rende? C'è McAlister che dal centro lo rimpiazza; al 50' cambia anche il mediano, all'impalpabile JM Doussain subentra l'esperto Luke Burgess, così come allo stanco Poux subentra il troll Steenkamp a proseguire il lavoro. Alla fine non c'è storia, ma quel brivido prolungato tra 35' e 37' e quei cinque minuti in tredici se li ricorderanno per un po'.
Posso quindi azzardare, l'impressione che offre Tolosa è quella di un team cinico, esperto, pronto ad affrontare qualsiasi evenienza, certamente; ma anche meno saldo che nel passato. Quasi lo raffigura simbolicamente capitan Thierry Dusatoir, quando si rialza traballante ma dirigendosi verso la prossima ruck, dopo un duro scontro con Chris Masoe. Una vendetta tra l'altro: qualcuno ricorderà l'All Blacks Masoe groggy dopo un placcaggio di Chabal arrivato a cento all'ora dal suo lato cieco, a.d. 2007.
- Clermont 12 - 15 Toulon
Vent'anni dopo, titolo della trilogia dei Dumas, si applica a Tolone che dopo tutto questo tempo riguadagna una finale, nella gioia scomposta e genuina del patròn Budjiellal, riammesso nei campi post maxi squalifica alla sua linguaccia, per "gesto umanitario" della Lega, come riconosce lui stesso.
La seconda semifinale domenicale è altrettanto chiusa, forse anche di più della prima del sabato. A parziale attenuante, viene giocata in un tempaccio autunnale sotto la pioggia che fatalmente penalizza la squadra che prova a muover più palla, quella "virtualmente" di casa, più riposata e qualificatasi seconda in campionato.
Piove ma non tira vento, contrariamente allo Stade Mayol casalingo nel quarto di finale: stavolta Jonny Wilkinson non ha problemi, il suo è un ruolino di piazzata immacolato, fatto di cinque centri su cinque tentativi, nessuno dei quali comunque da posizioni estreme. Morgan Parra gli va vicino, ma un bit in meno è quanto basta perché Morgan perda la cappa: s'era prodotto in un quattro su cinque, fino a quando non ha tra i piedi il tentativo a tempo scaduto da un passo oltre la metà campo, che potrebbe mandare le squadre ai supplementari. La mira c'è ma non la potenza: forse la palla è più pesante per via dell'acqua assorbita (non ditelo a quelli della Mitre), il calcio si spegne un metro prima del dovuto e Lapeyre dall'orrido taglio di capelli può calciarlo fuori, per il trionfo fuori casa dei provenzali.
La mini cronaca narra di un primo tempo terminato 6-9, che diventa 6-12 all'ora di gioco, pareggiato alfine dagli Alverni al 73'. Negli ultimi tre minuti arriva il quinto penalty su cinque centrato da Wilko, poco dopo il secondo su cinque fallito da Parra.
Gli inglesi definiscono partite come queste arm wrestling, lotta a spintoni: è il tipo di gara che più somiglia alle caratteristiche di Tolone ma Clermont non si tira certo indietro. La sfida davanti è titanica, a partire dalle prime linee dove i Jaunard Domingo, Kayser e Zirakashvili paiono più attrezzati dei pur forti Lewis-Roberts, Bruno e Kubriashvili; in terza linea viceversa, Joe Van Niekerk, Steffon Armitage, JM Fernandez Llobe si fanno lievemente preferire a Bardy, Lapandry, Bonnarie.
Ma è in seconda linea dove lo scontro tocca il suo climax: forza bruta ed esperienza a tonnellate, sono di fronte Jamie Cudmore e Natan Hines (!) contro Simon Shaw e Bakkies Botha (!!). Bastava questo a ripagare il prezzo del biglietto a un certo tipo di estimatori della sfida tra muli per alpini, almeno quanto lo è stato il bacetto che lo smiling assassin sudafricano riservava al canadese alla fine di una mischia degenerata in simil-ruck.
Cinque piazzabili per parte, due tentativi di drop falliti per Clermont a parte, la differenza alla fine l'ha fatta solo il dettaglio della precisione dalla piazzola. Col particolare che Clermont tentava di giocare, mentre Tolone era costretta dalla veemenza avversaria a limitarsi per larghi tratti alle ripartenze. Sia come sia, quella che era una accozzaglia di campionissimi è diventata nelle mani di Bernard Laporte una solida compagine in grado di reggere non solo la pressione muscolare ma anche di rispondere bene al gioco tattico millimetrico di Brock James, autore di due tentativi di drop falliti poi rimpiazzato da Skrela, e alla precisione e rapidità di Parra. Partita chiusa invece per le linee arretrate, tutte attentissime in difesa - nessuna fuga alla Evans è stata concessa ai Sivivatu, Fofana, Rougerie, Nakaitaci e Buttin da una parte, a David Smith, Matt Giteau, Bastareaud, Palisson e Rooney dall'altra.
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