Magazine Diario personale

Semilavorato

Creato il 09 marzo 2015 da Lavostraprof

Ho un alunno, in prima. Semilavorato, di nome e di fatto.
Nel senso che è intelligente, ma ha una situazione famigliare, alle spalle, assai incerta (semilavorata anch’essa), e cinque anni di elementari dove le maestre hanno tentato di istruirlo, con alterni risultati.
E’ istruito?
Sì, Semilavorato (d’ora in poi: “Semi”, per gli amici) sa leggere e scrivere.
Poi magari state spiegando un lago glaciale vallivo, citate quel ramo del lago di Como e lui vi dice: Manzoni.
Allora vi esaltate e chiedete se conosce il nome di altri laghi o di altri scrittori e lui vi dice: Danubio e Circolo polare. Magari anche Fabio Volo. Fabio Volo non è un lago. E nemmeno quell’altra cosa.
Vabbè.

Semi, già. Ci sono mattine in cui arriva in classe (pulito, felpina, jeans, cartella desolatamente sempre vuota) e sembra che si sia già bevuto venti caffè.
Ora, io non bevo caffè, e non conosco nessuno che ne beva venti al giorno ma, ecco, se mi figuro uno che beve venti caffè, me lo figuro così: uno che saltella, sbatte la cartella sul banco, comincia a fare versi strani, prima di gola, poi ride, poi si gira verso un compagno e lo minaccia col grugno e col pugno, poi si siede. Girato a rovescio. E’ al primo banco (ovviamente) e si gira a fare le facce agli altri.
Dopo mezzo minuto di facce, Semelinanna gli fa il muso e dice: piantala di farmi le facce, così lui fa gli occhioni e il labbrone e dice: Io?, che cosa?, a te?, figurati se faccio le facce a te che sei brutta come il culo, e tu a questo punto smetti di smanettare col registro elettronico e dici: basta, e lui allora prende il via: basta, perché?, che cosa ho fatto? è Semelinanna, vero, Alì?, vero Pippo?, e parte con l’appello dei compagni, così che Ricci, dal fondo grida: ma dai, smettila, e lui allora ai alza e…
Insomma, capite bene che io non dico mai “basta”. Aspetto che si acquieti.
Se non si acquieta, gli chiedo di cercarmi il bacino idrografico del Po su Google Earth, e via una cosa via l’altra, un po’ lo tengo tranquillo così. Tanto tranquillo che quando entra mister Drago per fare la sua ora di musica, Semi esordisce di solito con: vaffanculo, Semelinanna, e poi (a Drago, al vento, alla finestra, chi lo sa) chiede: ci facciamo una scopatina?
Ecco.
Poi, durante le verifiche, Semi non verifica.
Si siede, prepara il banco, tira fuori la matita, chiede il foglio al compagno di banco, poi guarda la verifica, si gira e si spenzola dalla sedia girato dietro, con un sorrisino beato in faccia.
Non c’è verifica che tenga: semplificata, individualizzata, scemificata, copiata pari pari dall’esercizio che gli ho fatto fare la volta prima o dalla mappa che ha fatto lui stesso al computer davanti alla classe: lui. non. scrive. niente.
Oggi, allora, ho preso due che avevano finito e li ho mandati fuori: spiegate a Semi le domande e poi lui viene in classe e scrive.
Loro sono usciti, e dopo un po’ sono rientrati: la ragazzina, che è più grande di me e sembra la zia grande di Semi, mi dice: guardi, quando siamo arrivati alla domanda cinque, si era già dimenticato la domanda due, e poi mi ha anche spiegato: lui magari le cose le sa, però non le sa dire (e mi ha fatto l’esempio di uno che per spiegare che cosa è un fiume agita le mani davanti a sé e dice che c’è dell’acqua che va un po’ qui e un po’ là). Il ragazzino, invece, è entrato, mi ha guardato e ha agitato una mano con il pollice e l’indice a formare una L che andava di qui e di là (come dire: qui non si batte un chiodo).
Comunque, Semi è tornato al posto è ha scritto:

Il fiume è un corso d’acqua per N.
Il torrente è un piccolo corso d’acqua che potrebbe briscolarsi.



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