Infatti qui non si vive, mangiamo per farlo… voi che le cose semplici non le capite, aspettate, prendete esempio. Quel cielo di colori sovrasta una terra maledetta, per anni massacrata, e di cui tutti non vogliono parlare. E si, qui siamo orgogliosi di quel poco che abbiamo e di quel tutto che la natura ci offre. Anche io me ne convinco, ma tante, troppe lezioni di vita fanno male, pesano come macigni sulle spalle di chi per tanto tempo non l’ha compresa. Allora realizzi che è meglio aspettare, prendo il mio tempo, spero di sbrigarmi, devo imparare in fretta a vivere con me stesso e sopravvivere con loro. Credo che non sia poi cosi difficile, anzi, sembra di conoscerli già da tempo. Mi vanto, ma…Ci siamo, sospiro profondo, sono tanti, troppi, diversi, ti guardano, ti scrutano, sei l’altro, No, non li conosci per niente, non sai nulla. Sono fuori dalle mura di una casa che mi proteggeva, ma sono ancora vivo. Pauroso e distratto percorro un sentiero, una strada, che non esiste, mi fermo ma non rifletto. E’ allora la vita ti passa davanti in un soffio, sono bambini, corrono verso me, mi toccano ed intonano una canzone, è il benvenuto nel loro quartiere. Accidenti alla semplicità, non ci avevo proprio pensato.
Giuseppe, 27 anni, Senegal