Magazine Diario personale

Sempre così

Da Lacapa

Ero in macchina con un amico, qualche giorno fa. Mi stava riportando a casa e, forse stanco delle mie chiacchiere, ha attaccato la radio. C'era un ciddì dei Dire Straits, dentro. «C'è "Romeo and Juliet"?», gli ho chiesto. «Certo». E "Romeo and Juliet" è partita, bellissima. C'era un tempo in cui la Famiglia LaCapa non cercava in ogni maniera di disgregarsi, bensì il contrario. Un tempo in cui pranzi e cene in reciproca compagnia non erano momenti che speravi finissero presto. Eravamo tre ragazzini, Sorella, Fratello ed io, e Padre e Madre ci portavano a fare i pic-nic alla pineta, lassù in montagna. Mica mangiavamo cose leggere: erano giorni di festa, Madre preparava la sua parmigiana, che è la parmigiana migliore del mondo. Padre e Madre camminavano abbracciati, quando si chiamavano «amore» non era ancora per abitudine e prima di cominciare a mangiare si baciavano sulle labbra, augurandosi buon pranzo. Madre era meno amara, Padre meno cinico, e noi poco più che bambini. Il pic-nic alla pineta con la parmigiana, il piacere semplice della reciproca compagnia, gli abbracci e i baci sulle labbra non esistono più. Fanno parte di un passato luminoso e pieno di sorrisi che torna ogni tanto in questo presente di porte chiuse, pranzi e cene ad orari diversi e stantii baci sulle guance. "Romeo and Juliet" è la canzone di chi mi ha messa al mondo e mi ha cresciuta, con risultati che non si direbbero eccellenti. Madre è una fan sfegatata di Claudio Baglioni, Padre un cultore di De André e dei Pink Floyd, da dove siano arrivati i Dire Straits non lo so. Però so che qualche anno fa ero sul sedile posteriore della macchina, al centro tra Fratello e Sorella. Sonnecchiavamo, nonostante non fosse neanche mezzanotte. Eravamo stati a mangiare una pizza, ed era stato piacevole, rilassante. La strada scivolava via lenta e nessuno parlava, così Padre ha acceso la radio e ha riconosciuto le prime note. «Shhhh». Era superfluo, ma voleva sottolineare che nessuno avrebbe avuto il permesso di dire neanche una parola, per tutta la durata del pezzo. Madre sorrideva, lo vedevo dallo specchietto retrovisore. Padre ha lasciato che Madre gli stringesse la mano, sulla leva del cambio, e hanno cominciato a canticchiare, in un inglese che Celentano ci avrebbe scritto un singolo, la loro canzone. Le dita nelle dita, strette strette, e tanti sguardi fugaci e sorrisi dolci. Non ammiccanti né normali. Dolci proprio, carichi di tenerezza e sentimenti. Sorrisi di quelli che hanno un senso e lo si capisce solo a vederli, che bisogna essere scemi e senza cuore per non sentirsene un po' toccati. Erano belli, Madre e Padre, con quella canzone lì, quei sorrisi lì, quegli sguardi lì. Ed è così che vorrei fossero sempre. Peccato che non si può.


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