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Sempre quel po’ di Torino che non guasta

Creato il 19 gennaio 2011 da Giorgiofontana

Sempre quel po’ di Torino che non guastaFrancesca Bellino è una scrittrice di viaggi.
Ma spesso i suoi sono trip che vanno oltre lo spostamento fisico perchè sono quei percorsi intensamente dentro l’essenza di un luogo, che regalano a chi ci vive da sempre uno specchio in cui riflettere su se stessi per scoprire quelle cose su cui l’abitudine ha steso un po’ troppa polvere.

Nel suo nuovo libro  ‘Uno sguardo più in là‘  Edizioni Aram ci sono dei riferimenti a Torino e a San Salvario e su questo le ho fatto alcune domande.

C’è un fil rouge che ultimamente ti lega a Torino, da il 011 “… Il prefisso di Dio‘ a ‘Uno sguardo più in là‘ …

Dopo essere stata molte volte a Buenos Aires – esperienza da cui è nato “Il prefisso di Dio” – è proprio a Torino, durante la stesura finale del libro,  che ho ricordato che anche il prefisso di Buenos Aires è 011, come quello di Torino appunto. Il titolo però non nasce da qui, ma da una barzelletta molto diffusa tra i porteños. Ma per questa invito a leggere il libro… Dunque, sì … esiste un forte legame tra me e il numero 11, e quindi anche con i prefissi 011 ! “Uno sguardo più in là” non attraversa un unico luogo , ma tante città e Paesi diversi. E’ una raccolta di reportage tra Oriente e Occidente (dall’India a New York, dalla Thailandia alla Norvegia, dalla Tunisia alla Spagna) che invita al rispetto delle culture straniere e, oltre una lunga parte dedicata ai miei reportage all’estero, c’è anche una sezione dedicata all’Italia in cui racconto, tra gli altri, il quartiere di San Salvario. Vi chiederete perché? Perché nel libro racconto luoghi dove le culture si incontrano e San Salvario è un perfetto esempio italiano di convivenza.

Due anni fa hai presentato il libro sul quartiere Once di Baires legandolo con il tango di Monica Mantelli, la prossima presentazione torinese come la vorresti fare?

Sì, sono stata ospite del Circolo dei Lettori, uno spazio davvero adatto al dialogo e all’incontro e, grazie alla collaborazione di Monica Mantelli, ma anche di altri colleghi come lo scrittore Francesco Forlani e il giornalista Michele Genisio e dei gruppi di ballerini e attori LCMM e EtnoTango, le parole de “Il prefisso di Dio” hanno preso spessore. E’ stata una presentazione molto vivace terminata ballando il tango. Ritornerei volentieri al Circolo, ma qualsiasi spazio può essere adatto per “Uno sguardo più in là”. L’importante è sempre la condivisione e lo scambio con gli altri. Mi piacerebbe condividere emozioni e idee per esempio con una grande viaggiatrice e fotografa come Marina Misiti.

San Salvario per i torinesi è un simbolo bivalente, da un lato la prima immigrazione e la sua deregulation, oggi un maggiore equilibrio dovuto all’integrazione e ad aver affrontato il degrado urbano, come cogli questi aspetti nel libro?

Il mio testo dedicato a San Salvario è un elogio al quartiere per esser riuscito a trovare un equilibro e aver intrapreso la difficile strada della convivenza tra culture. Nel libro evidenzio spesso il tema dello choc culturale da superare quando si va all’estero prima di entrare realmente in contatto con una cultura altra. Lo stesso può avvenire rimanendo in Italia. Entrare in contatto con persone di culture diverse non è un processo semplice, ma è possibile al patto che si sia disposti anche a subire choc che possono disorientare, mettere in crisi, provocare disagi. “Uno sguardo più in là” è un libro ottimista. Un libro che crede nell’incontro tra culture.

Sinagoga e immigrazione araba a San Salvario, come a Buenos Aires?

Sì, esattamente. La cultura ebraica e quella araba sono più vicine e simili di quanto si possa immaginare. Certo, Buenos Aires è un modello ideale di società plurale dove le differenze spesso non pesano, ma in tantissime parti del mondo ebrei e arabi vivono insieme felicemente.

Dopo quello su Battisti per, ora dovresti fare un bel libro su Fred Buscaglione….

La musica è sempre nei miei testi, come è nella mia vita. Le stesse parole sono musicali quando vengono scritte. Guai a non cercare il ritmo nella scrittura. Per enfatizzare l’amore e la ricerca del l ritmo e della melodia ultimamente mi piace molto leggere i miei testi – ma anche testi di altri autori – in reading, spettacoli, letture pubbliche… spazi ideali in cui dare dignità alla parola e al racconto orale che ha tanto il sapore di antico, ma di cui ognuno di noi ha bisogno sin da bambino.

A quando la presentazione spettacolo a Torino?

Ci vediamo a Torino prima possibile con una lettura musicata.

Sempre quel po’ di Torino che non guasta


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