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Sensazioni di formiche

Da Fantasceslong
Ieri dallo psicanalista.
- Sa, dottore, ieri ero in uno di quei supermercati grandi, quelli che chiamano superstore, dove vendono di tutto, e guardavo tutta questa gente che correva qua e là come formiche alla ricerca di provviste per il proprio formicaio, e insomma, lei mi capisce, anche io ero una di loro, in quel momento.
- Non saprei. - fa lui guardandosi le unghie della mano destra. - Io non faccio mai la spesa, soprattutto di sabato.
- Capisco, lei riesce sempre a esaminare i suoi pazienti nella giusta prospettiva, non v'è alcun dubbio. Ad ogni buon conto, mi è venuto in mente il romanzo di Simak, ha presente, City?
Lo psicanalista rimira le unghie togliendosi delle fastidiose pellicine. - City? Cos'è, un nuovo modello di una macchina da cucire? Simac, diceva?
- Per l'appunto. Ma sulla targa all'ingresso del suo studio c'è scritto "Psicanalista". Ce lo ha fatto scrivere lei o quando ha affittato lo studio ha trovato la targa già fatta?
- Non la seguo.
- Beh, quello che intendevo dire è che in quel romanzo si parla di formiche che non vanno in letargo ma invece creano una società evoluta. Per fargliela breve, c'è un mutante che gli fa trovare dei carrettini con le ruote e da qui parte tutto uno sviluppo evolutivo fino a quel momento impensabile.
- Non c'è dubbio. Ma mi dica, come vanno i suoi attacchi d'ansia quando va dallo psicanalista?
- Beh, devo dire che permangono. Ho fatto delle ipotesi a proposito, e credo che sia perchè io ho delle aspettative nei confronti della terapia; aspettative che vedo puntualmente frustrate.
- Questa è una sua ipotesi.
- Indubbiamente.
- Come tale va considerata: un'ipotesi.
- Intende dire che...
- Io faccio la psicanalisi, per cui non intendo nulla. Lei cosa intende?
Noto con disappunto che mi si sta imperlando la fronte di sudore e le mani pure sarebbero da strizzare. Non voglio però che questo pensiero mi distolga dalla mia narrazione. Voglio andarci a fondo, stavolta. - Quello che volevo dire era che, al supermercato, ho notato una forte somiglianza con la società delle formiche evolute. Anche noi, che impazzavamo sfrenati qua e la a cercare provviste: immagini come sarebbe la scena ripresa dall'alto, in modo che le persone siano appena visibili. Se lei paragonasse quella scena a quello che succede intorno a un formicaio, quasi non noterebbe la differenza.
Il dottore mi guarda di sottecchi. Si è infilato un dito nell'orecchio e vi sta cercando qualcosa. Non vorrei assistere a questa scena, ma credo che il suo sguardo mi stia trapassando, che ora stia vedendo non dentro di me, ma oltre.
- Dottore...
Nulla.
A voce più alta. - Dottore...
Ritorna al presente. - E' come se avessi qualcosa nell'orecchio.
- Capisco.
- Come se mi fosse entrata una formica. Anzi, a dir la verità, secondo me, sono entrate delle formiche nel mio orecchio.
- Che strano. - dico io. - Solo in quello?
- Ora che mi ci fa pensare, anche nell'altro sento qualcosa.- si infila un dito anche nell'altra cavità. Caspita, non pensavo che le dita si potessero infilare così in profondità. Ora, il mio psicanalista, ha entrambi le dita indice infilate nelle orecchie e si muove in maniera scomposta. Non è una bella scena, ma mi riconcilia col mondo della psicanalisi e calma la mia ansia meglio di un ansiolitico. Decido di fargli una foto col telefonino: non si sa mai, potrebbe sempre essermi utile.
Considero la sua temporanea assenza dal mondo dei coscienti come un intervallo di relax e rifletto sulla presenza di formiche nella sua testa. Sono stato io a materializzarle fisicamente nelle sue orecchie o a materializzarne la sensazione nel suo cervello? Sono dotato di questi poteri straordinari? Se è così, varrebbe la pena farne buon uso. Devo andarci a fondo.
Per il momento però intendo godermi la scena: il mio dottore si sta contorcendo sulla sedia pronunciando parole di cui non afferro il senso. Val la pena fargli anche un video.
Gli approfondimenti a un'altra volta.

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