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Sensazioni e vibrazioni da “Il verso del centro”

Creato il 06 ottobre 2012 da Temperamente

O come direbbe Ungaretti: “La vita, amico, è l’arte dell’incontro”

Sensazioni e vibrazioni da “Il verso del centro”Il verso del centro è il titolo dell’incontro che ha avuto luogo venerdì 5 ottobre presso Palazzo Valentini a Roma e che ha visto la presenza di una delle personalità poetiche più importanti della letteratura latinoamericana contemporanea: Claribel Alegrìa, per la prima volta in visita in Italia.
Non c’era però solo Claribel all’incontro, ma anche un’altra poetessa più giovane, che ho avuto l’onore di conoscere tempo fa: Zingonia Zingone, che conversava con la poetessa nicaraguense confrontandosi e dialogando sulle proprie esperienze e aspirazioni poetiche.
Sono entrato nella piccola sala – già piena – del palazzo della Provincia alle 17.00 in punto; in fondo, dietro il lungo tavolo da conferenze corredato di microfoni, sedeva quest’anziana donna minuta con le labbra illuminate dal rossetto e un sorriso che non è mai venuto meno. Mi ha richiamato subito l’immagine di Alda Merini per la spontaneità, per la simpatia, per la schiettezza con cui parlava, declamava i proprio versi e rispondeva alle domande.
L’incontro si è aperto con il saluto dell’onorevole Dario Nanni seguito da una breve introduzione, fino a quando si è entrati nel “centro”, cioè nella fucina poetica, nella culla dove nasce tutto, dove nascono le voci di Claribel e di Zingonia.

Sensazioni e vibrazioni da “Il verso del centro”

Claribel Alegrìa

La poesia di Claribel, come ha detto lei stessa, è espressione di un doppio impegno, da ciò che ho ascoltato: un impegno di denuncia sociale e civile e un impegno anche “cosmico”, se vogliamo, che cerca di riportare “l’universale al particolare”, come ha detto la poetessa rispondendo alla domanda “Che cos’è per lei il mito?”.
L’immagine che mi si è profilata mentre ascoltavo la lingua spagnola fluire era proprio un’immagine dell’Odissea: ho avuto la sensazione che Claribel fosse il mare, l’uditorio i marinai di Ulisse in balia delle onde e la voce di Zingonia il canto delle sirene; ma questa volta non ci sarebbe stato bisogno di cera nelle orecchie, il canto questa volta si sarebbe potuto ascoltare per intero senza timore di impazzire, il canto andava ascoltato poiché era un canto d’amore. Il canto di due donne che incarnavano la loro tanto amata Penelope e che continuavano a filare versi perché il tessuto musicale continuasse ad andare, fino al cielo, oltre il cielo, fino al “centro”. E il “centro” si è fatto carne nella bocca di Zingonia quando si è avvicinata al microfono e ha cominciato a leggere i propri versi in spagnolo dall’ultima raccolta Equilibrista dell’oblio; Zingonia ha un modo di vivere e “interpretare” la poesia molto diverso da quello della poetessa più anziana: sentire leggere Zingonia è come sapere cosa spinge i piedi a muoversi nel flamenco, o capire cos’ha spinto Neruda a scrivere: “Io qui non vengo a risolvere nulla. / Sono venuto solo per cantare / e per farti cantare con me”. Quando le è stato chiesto: “Perché lo spagnolo ?”, la giovane poetessa ha risposto dicendo che scrive sempre in spagnolo poiché in italiano “ha una voce più secca” e che lo spagnolo, essendo “lingua del cuore” riesce magari ad “addolcire anche i contenuti più crudi”. E in questo è riuscita pienamente: quando ha letto No me importa lo que digan, una dolcezza struggente imbeveva la sala, scuotendo me e la mia amica dalle radici: la preghiera passionale ed impercettibilmente erotica di un gitano, parole che emergevano come schiene scure, lunghi capelli sudati  e occhi nocciola su bocche inumidite di vino… Mani che accarezzano la chitarra e pizzicano un corpo nudo di donna.

Sensazioni e vibrazioni da “Il verso del centro”
Zingonia Zingone

Il confronto è continuato con la domanda alle due poetesse su come nasce la poesia e la risposta immeditata di Zingonia è stata: “Come un colpo di tosse”, cosa in cui credo tantissimo e che ho palpato in ogni parola letta; l’Alegrìa, invece, ha risposto con un curioso aneddoto sull’ispirazione poetica, raccontando che alcune volte le appariva in sogno una zingara che le ispirava poesie, così il mattino dopo si alzava e scriveva ciò che la zingara aveva dettato; sulla questione della musica ha risposto anche lei simpaticamente dicendo che “la musica è fondamentale”, tanto che spesso diceva al marito: “io so la poesia!”, come se possedesse la musica ma non le parole. Al contempo, quindi, è fondamentale “trovare la parola adatta”.

Sono rimasto colpito da quanto abbia contato la poesia in una sede così prestigiosa che di solito non è adibita a eventi culturali e mi sono commosso ai racconti fatti dall’ambasciatrice latinoamericana sul Festival della Poesia di Granada: “Per la prima volta in vita mia ho visto scritto su un muro: ‘VIVA LA POESIA’, e non ho mai visto così tanta partecipazione a un festival poetico” (è stato a questo punto che ho stretto la mia amica e stavo per saltare dalla sedia per incontinenza emotiva dopo aver scritto sul promemoria: “PROSSIMO VIAGGIO OBBLIGATORIO: GRANADA”).

L’incontro si è concluso con gli ultimi brevi versi declamati a memoria da Claribel e con sette minuti buoni di applausi per una donna di 87 anni così piccola, eppure così capace di tenere in mano l’immensità; alla fine, dopo aver comprato il libro di Claribel Alegrìa, Alterità, prima traduzione italiana per Incontri Editrice, ho fatto la fila per farmi scrivere la dedica dalla poetessa, che me l’ha gentilmente concessa sorridendo come farebbe una nonna al nipote, e ho approfittato dell’occasione per salutare Zingonia e regalarle il mio libro, ringraziandola per la sua voce unica e per il suo invito.

Claribel Alegrìa – Digo
Digo mar y salta una tigre
Que con su espuma
Me acaricida.
Digo tierra
Y surgen encrucijadas
Y caminos
Y tanta vida a cuestas.
Digo viento
Y eres tù
Jugando al escondite.

Claribel Alegrìa – Dico
Dico mare e balza una tigre
Che con la sua spuma
Mi accarezza.
Dico terra
E sorgono incroci
E cammini
E tanta vita addosso.
Dico vento
E sei tu
Che giochi a nascondino.

Zingonia Zingone – El contrapeso
La bailarina de Degas
coloca en la punta
de la zapatilla derecha
su existencia.
En el ápice del equilibrio
de inmodestas volteretas
y flash,
desde el silencio irrumpe un rostro
que la devuelve a su infancia.
Pierde el contrapeso del olvido
y precipita,
y se quiebra.
La bailarina de Degas
tuvo una vez un padre.

Zingonia Zingone – Il contrappeso
La ballerina di Degas
colloca sulla punta
della scarpina destra
tutta la sua esistenza.
All’apice dell’ equilibrio
di vanitosi volteggi
e flash,
dal silenzio irrompe un volto
che la riporta all’infanzia.
Perde il contrappeso del buio
e precipita,
e si rompe.
La ballerina di Degas
ebbe una volta un padre.

Alessandro Vetuli


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