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Sensibile

Creato il 15 novembre 2011 da Renzomazzetti
Vista dalla tavola,Firenze 14.11.2011.
Vista dalla tavola,Firenze 14.11.2011.

L’uomo, come ogni essere vivente, è sensibile, e tale originaria sensibilità è sensazione: istinto legato all’istante, limitato all’istante, che spinge l’uomo a fare il bene e il male senza conoscerlo, dacché ignora l’uno e l’altro. L’uomo, limitato al solo istinto fisico, è nullo rispetto a ciò che la storia della moralità (che è insieme storia della denaturazione e della perversione) ci insegnerà: la coscienza e la virtù. Nullità originale, imbecillità originale: la storia della moralità procede, anche se per diverso commino, con lo stesso passo della storia della ragione. Prima che inizi la storia della ragione l’uomo è una virtualità, la perfettibilità; è aperto a due realtà, pietà e amor di sé, che poi si svierà in amor proprio. Prima della virtù, che è solo tentativo di ritrovare una innocenza e una felicità perdute, che ha senso solo in relazione alla perdita di ciò che forse non è mai esistito, si estende lo stato originale e naturale assieme. L’uomo, spogliato, purificato dall’analisi intellettuale fino al punto estremamente tenue in cui al limite può confondersi con l’animale, ne è tuttavia separato da ciò che la storia successiva dimostra esser stato il suo principio: la pietà che genera la bontà. (Meditazione sulla Sensibilità e virtù: la dottrina di Jean-Jacques Rousseau).

P R E C I P I T A   I L    M O N D O   N E L L’ U N I V E R S O

Il mondo precipita nell’universo

e ora non è più rotondo

come quando girava lassù

intorno a se stesso.

E’ divenuto più snello

ed elastico fa mille smorfie

e sorride per la gente

che testarda ancora si tiene

strettamente salda alle sue code.

La sciocca Luna

finalmente più non si vede

e le parole

dette al suo chiarore

più non si ripetono.

Esistevano tante e tante cose

ed ora sono rimaste lassù

dove rimaneva attaccato il mondo

e girano per inerzia

cercando di attirare vecchie attenzioni.

Solo una fantasia perfida

può pensare ancora a quelle cose

che sono state lasciate perché inutili.

Uno stato affettivo

piuttosto violento

provoca nella memoria

rimasta lassù imprigionata

un sentimento di angoscia e ripugnanza.

-Renzo Mazzetti-

 

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