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Sensualità Araba

Creato il 17 aprile 2010 da Sophielamour

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Nel mondo arabo esiste ancora oggi una visione della donna quasi di tipo "stilnovista", una sorta di creatura angelica in cui trovare rifugio e conforto, anacronistica in una società come la nostra dove alle donne viene chiesto di essere non solo brave mogli, amanti e madri, ma anche lavoratrici competitive. Se, da una parte, questa idea conduce a quella di una donna dedita solamente al marito, alla casa e ai figli, dall'altro lato si può trovare in questa concezione un carattere di sensualità che forse in occidente è andato in parte perduto e che affonda le proprie radici in una ricchissima e antica tradizione letteraria, risalente all'epoca preislamica, in cui il tema dell'erotismo e della sensualità giocava un ruolo dominante. La continua esposizione in pubblico del corpo femminile, anche solo per la banale pubblicità di uno yogurt, ha portato in occidente ad una progressiva perdita di tale sensualità, del piacere della scoperta graduale e della incapacità di sedurre. Nonostante siano nascoste dagli abiti e, spesso, anche dal velo, le donne arabe hanno particolare cura del proprio aspetto, in particolare quello da mostrare solo nell'intimità. Centri estetici, parrucchieri e venditori di profumi non conoscono crisi e i negozi di lingerie sono numerosi e sempre strapieni. Fa un certo effetto in realtà vedere donne completamente ricoperte dal niqab nero sfogliare cataloghi di biancheria super sexy e scegliere fra pizzi, rasi e trine il modello preferito.
Il principio fondamentale, insomma, è quello di coprirsi agli occhi degli altri, ma rendersi il più possibile attraente e desiderabile per il proprio compagno, in un gioco di sensualità che forse l'occidente dovrebbe in parte riscoprire e recuperare.

Molte ragazze arabe oggi rifiutano questa concezione della donna e la considerano retrograda e di ostacolo alla propria emancipazione e libertà, preferendo affermarsi prima nel lavoro o nello studio. Nei paesi arabi, durante il periodo coloniale, la donna è stata usata quasi come mezzo per preservare la propria identità. L'unica arma per opporsi alla penetrazione dei costumi occidentali nella società era, infatti, quella di arroccarsi nella famiglia, di cui la madre era il baluardo per eccellenza. In questo modo la figura femminile ha finito col confondersi con quella di madre, riducendosi, in alcuni casi, quasi unicamente ad essa. Il rifiuto di tale concezione ha portato in alcuni casi a pensare che la liberazione della donna dovesse passare in buona parte attraverso una liberalizzazione dei costumi sessuali, ma l'idea di poter vivere flirt o storie occasionali si scontra con il forte rifiuto che la società oppone a tali pratiche. L'idea della verginità femminile è infatti talmente radicata da condizionare un possibile matrimonio.

Così molte ragazze, pur sognando una "vita sessuale di tipo occidentale", restano in attesa dell'agognata unione legale, senza capire che la vera rivoluzione non consiste né nell'eliminazione del velo, né nel libertinaggio, piuttosto nella più interiore libertà culturale e di pensiero. Ci sono in Egitto ragazze che, pur indossando il velo e recitando le cinque preghiere canoniche ogni giorno, hanno deciso che la loro realizzazione personale deve essere nello studio e nel lavoro prima che nel matrimonio e altre che, pur non indossando il velo, vanno in giro in minigonna alla ricerca di un marito.
Probabilmente solo grazie alla mescolanza e alla mediazione fra le molteplici sfaccettature delle culture del nostro mare, sarà possibile trovare il giusto equilibrio per riscoprire le radici della tanto famosa sensualità mediterranea.


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