Doveva capitarle. La fine degli scrutini regala alla ‘povna la prima autentica contestazione della sua carriera di coordinatore di classe, di quelle che profilano, inespressa (e anche inutile), alla minaccia di ricorso. Di quelle che si arriva al colloquio con Barbie, perché nella scuola della ‘povna non si nega il diritto di replica. Anche quando hai torto marcio. Anche quando chi ti ascolta si domanda (legittimamente) che cosa hai da protestare.
Il fattaccio accade (e come ti sbagli) con i Pesci, nella persona di Ninja, ex dei Merry Men prima che diventassero uomini del bosco, e poi cascato, l’anno dopo, come studente della ‘povna, in una nuova prima. Con i Pesci Ninja si è trovato benissimo per tutto il corso dei due anni – portando il suo contributo alla generale opacità in maniera rilevante, ma non per questo sottraendo il proprio impegno, a luogo e tempo debito, alla confusione generale. A studiare, certo, non si è impegnato troppo – anche a causa di un atteggiamento di accentuata sufficienza, che veniva perdonato solo perché nascondeva (come purtroppo spesso capita) una difficoltà di applicazione generale. Sia come sia, tra due pianti, un lamento (e una bella corona di rapporti), Ninja è passato in seconda con un solo debito (Trasfigurazioni, a settembre). E poi quest’anno, quello in cui doveva affrontare un programma nuovo per la prima volta, si è adagiato sugli allori della nullafacenza: nonostante suppliche, preghiere, stimoli a far qualcosa in ogni ambito (nonché reiterati colloqui con la famiglia), è arrivato ai pagellini di primavera con sufficienti Religione e Ginnastica.
“Se fossimo a giugno, io glielo devo dire, il nostro Ninja boccerebbe” – ha detto la ‘povna al padre, durante l’ultimo ricevimento.
“Gli dico di studiare, professoressa?!”.
“Sarebbe anche ora” – aveva replicato la ‘povna – “lui deve provare a rimediare il rimediabile. E’ molto, molto difficile, lei lo capisce. Però l’alternativa è rinunciare”.
“Grazie, faremo il possibile” – aveva risposto lui, salutandola.
Ai primi di maggio, constatata la sostanziale assenza di progressi, la ‘povna, per non saper né leggere né scrivere, ha protocollato e inviato un’altra lettera (rinnovando la sua disponibilità anche fuori ricevimento). Poi si è dedicata a seguire chi aveva deciso di provare a salvarsi, pur se tardi. E a Ninja – che continuava a preferire le buffonerie alla lezione in classe – ha lasciato la facoltà del libero arbitrio, da comprendere e usare.
Allo scrutinio, la sua situazione, appare subito critica. Ninja avrebbe, rispetto alle 10 originarie, ancora 8 materie sotto. Anche a salvar Disegno (con un generoso cinque e mezzo), restano tutte le altre. Davanti al tabellone Barbie guarda la ‘povna, e non ha dubbi: “Alzategli i mezzi voti all’unità superiore, che non dica che gli abbiamo voluto male per puntiglio. E poi dategli la ripetenza. La scuola pubblica è brava pure a far miracoli, ma qui c’è poco da fare”.
Ultimate le scartoffie, alla ‘povna resta il compito di avvertire i bocciati e i rimandati per telefono: conquistato il suo angolo di Vicepresidenza, si appropria di un telefono, e inizia la trafila dei numeri.
Con l’eccezione (prevedibile, e prevista) di Calciatore Provetto (che prova a protestare, ma poi abbozza: “Mio figlio me lo aveva anticipato, che poteva avere Scienze, e vorrà chiedere spiegazioni, professoressa”; “Mi sembra un’ottima idea: quando le chiede, gli dica di domandare anche come mai non ha avuto Aritmanzia da Voglio-la-mamma, che in nome dei [vaghi] progressi ha deciso di graziarlo”), il rituale scorre triste, ma tranquillo. Piovono per lo più rassegnazioni, gioie insperate (per una bocciatura che è sospesa, così come il giudizio), e tanti ringraziamenti. Quando compone il numero di casa Ninja la ‘povna è convinta, a buon diritto, di portare una notizia annunciata.
Così non è, e lo si capisce subito.
“Non ci credo. Se Ninja fa una pazzia, e si ammazza, sappiate che la colpa della scuola, tutta quanta” – è il sobrio inizio della mamma.
Al quale fanno seguito venti minuti di recriminazioni e insulti, che terminano con il consueto:
“E poi è come una doccia fredda: qualche comunicazione in più, tra scuola e famiglia, non ci sarebbe stata male”.
“Qualche comunicazione in più?! Tu non sai con chi parli!” – vorrebbe risponderle la ‘povna. Ma si limita a elencare, con cortese fermezza: “Mi scusi, signora, ma 6 lettere a casa protocollate in tutto l’anno sul profitto, due sulle assenze e ritardi, più quelle sui rapporti disciplinari – senza contare i pagellini e le pagelle e i colloqui, di persona e telefonici, con me e con i colleghi tutti non mi sembrano un modello di silenzio. L’ultimo è a inizio maggio”.
“No, io non volevo dir questo. Però, ecco…”.
A questo punto si sentono rumori in sottofondo. La mamma che balbetta: “No, amore, non fare così”. E poi, dura, alla ‘povna: “Ninja è tornato a casa: la devo salutare”.
La ‘povna attacca, assai perplessa. Finisce il suo dovere, e si avvia in segreteria a portare i faldoni al loro posto. E’ allora che il cellulare squilla:
“Mi scusi, sono il babbo di Ninja, posso parlarle?”.
Altro giro, altra corsa. La ‘povna ripete (se pure a un interlocutore più cortese), una per una, le cose che ha già detto. Poi lo saluta, saluta Barbie e si avvia finalmente verso casa.
Ma non è finita ancora (no di certo). Perché il suo cellulare suonerà ancora una volta, e poi un’altra. Per farla breve: il babbo di Ninja chiede a gran voce un colloquio con la Preside – e non sabato, come previsto già per tutti, ma da solo (e ben prima, aggiunge la ‘povna, della pubblicazione dei risultati).
Così oggi, a mezzogiorno, Barbie e la ‘povna hanno ricevuto Ninja e suo padre in Presidenza.
“Non vogliamo protestare. Siamo sicuri che avete deciso per il meglio” – esordisce l’affannato babbo.
“Però volete confrontarvi per avere dei chiarimenti ulteriori, va benissimo” – prosegue Barbie, che in queste cose è bravissima. E giù parecchi minuti di motivato ascolto.
Ninja (che è voluto venire a tutti i costi, nonostante il parere contrario della ‘povna) già tiene gli occhi di bassi. Ma al babbo non basta, e riparte convinto:
“Perché lui ci aveva detto che i voti erano migliorati molto: se potessimo sapere le insufficienze nel dettaglio. Mi chiedevo se non si potesse chiudere un occhio, e rimandarlo a settembre…”.
Ma la ‘povna non è coordinatore per caso, e nemmeno per sbaglio. L’occhiata di Barbie è eloquente, lei sfoglia gli appunti, e parte:
“Certo, ora vi dico tutto”. Comincia l’elenco non solo dei voti, ma anche delle performances di Ninja tra maggio e giugno.
“In Legge hai avuto gravemente insufficiente, e hai sbagliato, il giorno tale, l’ultimo compito di recupero; in Aritmanzia, quando Voglio-la-mamma ti ha chiamato a rimediare, ti sei rifiutato di uscire alla lavagna; in Inglese l’ultimo voto era un 3, il penultimo un 4; in Pozioni eri gravemente insufficiente, e il professore di Laboratorio, Pluto, ti aveva cercato di far capire, il giorno tale, che rifiutandoti di fare le relazioni – che normalmente servono ad alzare il voto un poco a tutti – rischiavi ancora ulteriormente di bocciare…”.
L’elenco, imbarazzato e imbarazzante, prosegue ancora per un paio di minuti. Il babbo ascolta (palesemente per la prima volta) questi punteggi da schedina con il viso che si fa sempre più bianco; le guance di Ninja sono color del fuoco, viceversa.
La ‘povna e Barbie si scambiano uno sguardo triste. Perché è evidente che questa famiglia non avrà più niente da eccepire a quello che è successo. Ma questa ‘vittoria’ (più che mai di Pirro) è stata ottenuta al prezzo dell’umiliazione pubblica, davanti alla sua Preside, di un ragazzo che non aveva bisogno di compassione, protezione, e difensori civici. Ma solo, al momento opportuno, di qualcuno che sapesse sgridarlo; o almeno dargli, con buona grazia, una sana e antiquata dose di vergate.
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