Sentenza Cuffaro, intervista a Luigi De Magistris (Idv)

Creato il 28 gennaio 2011 da Waltergianno


La dignità di Cuffaro, la differenza con Berlusconi, le mafie e la sanità al Sud, la politica, l’etica e il ruolo dello Stato.

BlogSicilia ha intervistato Luigi De Magistris, l’eurodeputato di Italia dei Valori e responsabile Giustizia e Sicurezza del partito di Antonio Di Pietro.

- Che ne pensa dell”elogio della dignità’ di Cuffaro?

“I commenti relativi all’ex presidente della Sicilia Cuffaro vanno valutati in relazione a chi li ha pronunciati. L’elogio di Casini, per esempio, rappresenta un sostanziale disconoscimento della sentenza e che manifesta un tentativo di sfuggire alle proprie responsabilità politiche.

Ricordo una puntata di Annozero, andata in onda pochi anni fa, in occasione della quale Casini sostenne che se Cuffaro fosse stato condannato, lui stesso si sarebbe assunto la responsabilità politica di quella sentenza di condanna.

Accanto all’elogio di Casini, si colloca l’apprezzamento sincero di quegli esponenti politici che, veramente, hanno considerato positivamente la compostezza istituzionale di Cuffaro, la decisione di consegnarsi al carcere di Rebibbia, le sue parole di rispetto verso la magistratura e la giustizia, pronunciate per altro in un momento dolorosissimo per qualsiasi esser umano.

Vorrei comunque sottolineare che in uno stato democratico le sentenze si accettano e si rispettano, quindi il comportamento di Cuffaro è quello che dovrebbe tenere qualsiasi cittadino”.

- Non crede che ci possa essere una strumentalizzazione dell’atteggiamento “dignitoso” di Cuffaro, usandolo per sottolineare le mancanze di Berlusconi?

Non esiste alcuna strumentalizzazione, esistono soltanto i fatti. Cuffaro si è fatto processare e ha rispettato il verdetto della magistratura. Berlusconi invece persegue il tentativo di fuggire dai tribunali con una serie di norme ad hoc, approvate da una maggioranza servile ed imposte ad un parlamento avvitato solo sui suoi problemi/interessi giudiziari.

Come se non bastasse, aggredisce verbalmente i magistrati, in particolare la Procura di Milano, la quale si macchia della sola ‘colpa’ di occuparsi della sua persona, rispettando l’obbligatorietà dell’azione penale e l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.

Per Berlusconi la magistratura è, come lui stesso afferma, un covo di comunisti che vogliono sovvertire l’ordine democratico, cioè l’esito del voto, colpendolo sul piano giudiziario, come fossero comandati dai partiti di opposizione. Francamente si tratta di accuse inaccettabili per un presidente del Consiglio di una democrazia e di uno Stato di diritto ‘normale’”

- Perché, secondo lei, si sta puntando più sulla figura di Cuffaro che sulle “vittime” di quanto ha procurato, stando alla sentenza definitiva?

Ci si concentra su Cuffaro perché in Italia accade raramente che un politico di così elevato calibro venga condannato per favoreggiamento alla mafia, visto le tante leggi ad personam che sono state approvate in questi anni per garantire impunità al potere politico e ai colletti bianchi delle mafie, ma anche visto la tendenza del potere politico nostrano a considerasi ‘casta’ al di sopra della legge che regola la vita pubblica.

La notizia della condanna per favoreggiamento alla mafia di Cuffaro è una notizia dirompente per il ruolo da egli rivestito nella politica locale e nazionale: stiamo infatti parlando dell’ex presidente della Regione Sicilia e dell’uomo politico che ha consentito a Casini, grazie al suo bacino di voti, di sedere in parlamento e di proporsi, oggi, come il referente di un futuro post berlusconiano”.

- Qual è il valore e l’insegnamento di questa vicenda?

La morale, potremmo dire, consiste in un dato semplice: sul fronte della lotta alle mafie lo Stato deve progredire ancora molto e molto ancora deve fare la classe dirigente locale e nazionale. Soprattutto in relazione a quel rapporto che nasce fra crimine organizzato e potere sul terreno dell’interesse economico, in particolare sanitario.

La sanità e il business ad essa legato rappresentano un forziere di arricchimento ingente per le mafie, soprattutto nel Sud. La politica garantisce questa fetta di guadagno, dirottando appalti e subappalti ai clan che le sono vicini, ed in cambio ottiene consenso elettorale, che le mafie riescono a pilotare poiché controllano ancora, purtroppo, il territorio e la società.

Per evitare il ripetersi di altri esempi di ‘cuffarismo’ è indispensabile una scelta chiara e netta della politica, ma anche una vigilanza forte della società civile. In questo senso anche una legislazione più vincolante e moderna rispetto alla composizione delle liste elettorali e dell’affidamento degli appalti pubblici, insieme a inequivocabili codici etici interni ai partiti, possono offrire un prezioso contributo”.


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