Sentono i lupi

Da Icalamari @frperinelli

Sediamo da oltre un’ora dentro la slitta che ci riporta a casa. Nemmeno ci siamo congedate dal nostro chaperon, né dallo schifoso Lewenhaupt, che assillo d’uomo. Ho trascinato Claire con me senza guardarla, lei senza fiatare mi ha seguito. Ho fatto sellare i cavalli e ci siamo sistemate, una di qua e l’altra all’altro fianco della bella Kasia.

Ormai è passata un’ora. Che la slitta avanza sul terreno innevato. Che i cavalli schiumano dalla bocca, correndo come pazzi. Che la notte silenzia il panorama. Che i villaggi dormono. Che al mondo non esiste altro che il lento trascorrere delle paludi ghiacciate, uniche testimoni, coi loro riverberi alla luna, del nostro passarvi in mezzo. Ci sosteniamo strette l’una all’altra. Io e Claire chiudiamo le corolle su di noi e su Kasia, immerse fino allo stordimento dentro l’odore di pelliccia.

Kasia sul fianco destro nasconde una pistola, non posso fare a meno di avvertirla. Mi sta facendo male. Ma lo sopporto. Attraversando l’anca, senza saperlo, trafigge come un brivido malefico i miei sensi. Kasia. Io non ti guardo, ma hai il capo coperto dal tuo fazzolettone contadino. Cerco di immaginare i tuoi capelli corti. Immagino le forme del tuo corpo, metà ragazzo acerbo, metà incorruttibile soldato. Il tuo nome, quello ora non importa. Importa questo dolore contro il fianco, la tua presenza muta, importa quello che io sola immagino di te e che tu non sai.

Ma quanto corrono i cavalli. Ho scoperto che il cocchiere li aizza di nascosto. Come gli salta in mente, lo rimprovero e lui, temendo di svegliare le altre due, mi indica a bassa voce il buio. Sentono i lupi, dice. Kasia salta subito su, no, non dormiva, si mette a congetturare col cocchiere. Quasi ci si azzuffano sui lupi. Lui tenta di zittirla dicendole che è un’oca. Mi ribolle il sangue nelle orecchie, mi monta il coraggio di prendere le sue difese. Ma all’improvviso udiamo dei latrati.

Impossibile tornare aggrappata a Kasia. Lei è lontana, si lancia con lo sguardo oltre le tenebre. Per un attimo resto con la faccia gelata contro il vento, senza sapere che fare. Mi sembra di essere perduta. Non per i lupi, ma perché Kasia ha lasciato la mia mano, che non sapeva di stare stringendo.

Claire adesso è sveglia e ride. Non crede ai lupi, finché non la convince l’ululato. Klimckzuk, il cocchiere, zittisce Kasia e ancora le dà dell’oca. Lei neanche sente, è solo una serva. E poi adesso osserva sbigottita che i cavalli, per paura, sono lanciati a una velocità impossibile. E l’uomo che li guida non ne mantiene più il controllo. Disordinati, in fuga, perdono sempre più terreno, lasciandosi raggiungere dai lupi.

Mi stringo forte a Claire, e prendo il posto di Kasia, saltata in piedi brandendo la pistola. La scarica sulla bestia e fa disperdere il branco, tra le risate grasse e incredule di Klimckzuk. A Kasia vola all’indietro il fazzoletto, ha ciocche di capelli biondi e sudati, sopra lo sguardo che è ancora un vasto incendio. Ho gli occhi già appigliati al suo viso d’uomo, gli zigomi, la curva della mascella, a quella bocca, che un attimo dopo ricopro dei miei baci, appena ricade esausto sul sedile.

Ora sono con Claire, stordita e senza freni contro di lui, e lui contro di noi. Il nostro moto incongruo, a tratti appena armonico, fa sì che il tempo riprenda a scivolare verso casa. Saranno forse le due. Kasia si lascia fare, ha gli occhi chiusi. Ma ho fatto in tempo a entrare, io gli rovisto dentro. Lupa affamata, rovente, furiosa e pazza, mi aggiro alla ricerca, finché non scoprirò il suo vero nome.

(liberamente ispirato da Avventure di un giovane ufficiale in Polonia di Alexander Lernet-Holenia. Adelphi, 2004)

The Style Council – Down in the seine


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