Forse 7 anni.
Sguardo fisso sullo schermo della tv. Le esili braccia sembrano cercare sostegno contro il bancone del bar. In equilibrio sulla testa un vassoio pieno di dolcetti al cocco avvolti in foglie di banano da vendere ai turisti ancora in giro per i bordelli senza pareti né porte della Bangkok che non conosce inibizioni.
I suoi passi si fanno incerti per la stanchezza mentre cerca di convincere qualcuno ad acquistare qualcosa. Gli occhi a mandorla sembrano ancora più piccoli a quest’ora della notte. Finché non avrà finito la merce non potrà tornare a casa, ammesso che ne abbia una.
Di certo un adulto sorveglia da lontano le sue mosse per controllare che non finisca nei guai o non s’intaschi i pochi spiccioli che qualcuno mosso a compassione gli ha dato senza comprare nulla
Abilmente evito d’incrociare il suo sguardo e osservo da lontano i suoi movimenti da piccolo uomo davanti al buttafuori del go go bar.
Resto quasi ammirato dalla disinvoltura con cui si muove fra mignotte, papponi e clienti. Sembra quasi che nessuno s’accorga della sua presenza o meglio, che nessuno realizzi che quel cucciolo d’uomo non fa parte di una sceneggiatura programmata per i turisti insonni.
Solo il ladyboy che continua a versarmi nel bicchiere soda e sprite nota l’imbarazzo che provo per l’impossibilità di poter fare qualcosa.
Il contrasto con l’immagine patinata dei cataloghi delle agenzie di viaggio mi fa venire il voltastomaco.
Il conto ‘stasera lo pago di corsa sperando che altrettanto velocemente quel bimbo possa crescere e riscattare un’infanzia rubatagli ancor prima che potesse accorgersi d’averne una.
E’ quasi ora di pranzo e quel senso di nausea con cui mi sono addormentato non è ancora passato ma, in fondo, non passerà mai.