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Senza il Mezzogiorno anche il Nord declina

Creato il 28 ottobre 2013 da Keynesblog @keynesblog

Schermata del 2013-10-28 14:50:31

di Daniela Palma e Guido Iodice da Left del 26 ottobre 2013

Che la caccia alle streghe sia la grande interprete dei periodi più bui, non è una novità. Non meraviglia, quindi, che nello svolgersi di una recessione economica che vede l’Italia tra i paesi più colpiti in Europa – con gli sprechi additati quale causa della crisi stessa – il Meridione torni ad essere impietosamente processato.

Ma le cose stanno molto diversamente e viene a ricordarcelo la recentissima uscita del Rapporto Svimez sull’Economia del Mezzogiorno, che squarcia il velo su una situazione ridotta al lumicino, anticamera di una vera e propria desertificazione industriale. Le politiche di austerity hanno depresso in maniera particolarmente profonda le aree più deboli del Paese poiché hanno necessariamente penalizzato le spese in conto capitale e dunque gli investimenti. Questa drammatica decurtazione si aggiunge a quelle che da più di un decennio interessano la spesa pubblica in conto capitale al Sud e a un uso dei Fondi Strutturali Europei sostanzialmente sostitutivo della spesa ordinaria prevista nei capitoli di bilancio dello Stato. Si tratta di una anomalia che contrasta con un uso appropriato dei Fondi, e cioè quello di fornire risorse addizionali di spesa per creare sviluppo.

Tra il 2007 e il 2012 il Sud ha ridotto del 25% il proprio prodotto e di poco meno gli addetti, e ha registrato un quasi dimezzamento degli investimenti, arretrando ancor di più dal Centro-Nord dove il calo di produzione e di occupazione è stato inferiore di 10 punti percentuali e di oltre 20 punti quello relativo agli investimenti. La caduta dell’attività di accumulazione si è riflessa in sempre più bassi livelli di attività economica, sulla linea di una spirale strutturalmente recessiva, essendo impossibile non solo allargare la base produttiva, ma anche conferirle quella capacità di innovazione necessaria per essere competitiva. Ma sappiamo anche che le grandi fasi che hanno segnato lo sviluppo del Meridione sono quelle in cui si è determinata la spinta all’industrializzazione dell’economia nazionale e in ultima analisi lo sviluppo di tutto il Paese, che ha ancora nel manifatturiero la sua base propulsiva. E guarda caso anche la migliore situazione del Nord subisce ora il verdetto di esclusione dalle regioni più competitive d’Europa. Per questo il Sud deve tornare ad essere parte integrante di un unico grande progetto per il rilancio dell’economia italiana, attraverso politiche industriali orientate all’innovazione di tutto il tessuto produttivo.


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