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“Ciao, non dovevi portare tuo figlio?”, “Sì, ma poi alla fine ho lasciato perdere...”; “Tua moglie?”, “E’ in giro con due sue amiche... Marina?”, “... -guarderò l’orologio-, a quest’ora sarà in viaggio”. Più o meno andrà così domani sera, ci scambieremo convenevoli inusuali per noi tre, amici da trent’anni. Al solito, "guiderò" il gruppo verso il nostro cancello, lasciandoci la sera con le bancherelle piene di bandiere invendute dietro; tornelli, saluti, “Buona sera a lei”, allo steward e dritti... Mi fermerò qualche istante davanti alle targhe poste sulle rampe, ricordo delle vecchie coppe degli anni ‘60-’70. Poi dentro... Silenzio: nessuno di noi che ha il coraggio di dire niente sulla partita: il Milan-Juve meno adrenalinico degli ultimi... cinquant’anni? Non ricordo...
Gli altoparlanti manderanno I Ricchi&Poveri... “Che confusione!... sarà perché ti amo!”...lo stadio canterà, ma ‘sta volta sarà meno intenso del solito il suo saltellare.
Poi dentro: il riscaldamento, formazioni, la partita...
Sarò vago come poche altre volte allo stadio: osserverò poco il gioco, di più tenterò di “ascoltare” S.Siro, il nostro stadio... sì perché fu un Presidente del Milan a costruirlo... Pirelli -ironia della sorte!-.
Chiuderò il “real-audio” e rimarrò in ascolto..: eh sì ragazzi, perché se l'amministratore delegato tace, il Presidente ignora e il resto della compagnia è lì, a bagnomaria, in contrita attesa prima di poter capire quando poter dire anche “Beh, io toglierei il disturbo...”, a noi, non resta che aruspicare una zolla di campo, una balaustra, un seggiolino rimasto vuoto... lui sì, ché ne ha viste tante, troppe per non sapere già qualcosa, lui...
Tornerò a guardare il campo: mai la Juve mi sembrerà domani simile all’Ascoli e noi come la Lucchese o il Foggia, fate voi... “Ohé, t’è vist che Pato?”, “Eh?, ah sì,... e come no!”.
Ancora silenzio: in fondo a pochi metri da me, la Dirigenza, quella con la D maiuscola, intendo. Chi ci sarà, oltre i soliti noti?, il Presidente vorrà farci (?) una sorpresa? Importa davvero poco: non è con una comparsata -con una faccia che oscilla tra l’infastidito e l’offeso-, che farà la differenza ‘sta volta, neanche nella sera più triste della stagione. Una stagione finita come è nata: invelenita, aggrappata al ricordo di chi non c’è più e fuggirà lontano -vero Paolo?-, da questo Milan defraudato non tanto negli allori, ma della sua anima.
Quando F. piglierà il cellulare sarà il segnale: manca un quarto d’ora e avvisa la moglie che tornerà affamato “Metti su mezzo chilo di pasta, "anestetizza" i bambini e mettiti gli slip che sai...”, le dice, affamato... in più di uno dei suoi sensi.
Triplice fischio: applausi, fischi... e chi lo sa? Io resterò zitto e lascerò disperedere tutti, inventerò una scusa per salutarli lì: “... sicuro, ci vediamo lunedì sera che io almeno non sono bollito”, “...a lunedì allora”.
Che bello S.Siro, mi dirò: mi mancherà, lo so già, che quando ci si passa davanti d’estate, pare che sia lui a guardarci e dire “Tra poco ci vediamo, daì!”
… ah! finalmente solo, cala la tensione dei riflettori... l’inserviente mi guarderà un po' così... bisogna andare a casa. Viale Caprilli m’inghiotte e tant’è ogni tanto mi volto a cercare qualcosa, un indizio, un riflesso... ma in terra ci sono i fazzoletti del venerdì sera e le cartacce... lontano, come un uovo appena schiuso che libera una luce misteriosa dal suo interno, vedo ancora S.Siro avvolto dal buio... mi riesce difficile distaccarmi; quest’anno lo sarà più del solito.
Non dovrò prendere la metro, sono da solo per i prossimi quattro giorni: niente casino, niente bici per andare al bar. La macchina in garage, esco ancora accanto "il trotto": non c’è più nessuno fuori, solo le ultime lampadine della tettoia: passo ancora davanti... le luci arancioni, tiro giù il finestrino e ascolto... là sotto, si sta decidendo qualcosa, ‘sta volta “lo sento”. Là nella pancia del Nostro Stadio, stanno gettando le basi per un domani, che magari non sarà “il nostro”, ma sarà un domani possibile, almeno. Scappo via, voglio sapere tutto il più tardi possibile, davvero e non mi vergogno di dirlo qui, sul Nostro Night, perché se ho la fama da duro, là fuori dal Buco Nero, me l’han data gli altri, mica ho deciso io..
La città brilla: Milano è bellissima come sempre lo è nei miei occhi... il Milan è bellissimo come sempre lo sarà ai miei occhi.
Domani “torneranno” a lavorare, e non m’importa se lo faranno per “salvarsi la pelle”, la loro, basta che lo facciano: perché il Milan sono stufo di guardarlo -gli amori platonici non han mai fatto per me-, tra poco vorrò tornare a toccarlo... ma tanto.
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