Non è da tutti esordire al lungometraggio, a nemmeno 35 anni, con un noir. Michele Alhaique ha la presunzione e il pelo sullo stomaco per farlo. Ma il rischio, qualunque sia la dose di coraggio impiegata, è altissimo. Senza nessuna pietà corre questo rischio, pensa di poter camminare sull’acqua e invece, pur non annegando, annaspa un po’.
Il soggetto è tanto semplice quanto esile. Mimmo (Pierfrancesco Favino), tozzo muratore della buia periferia romana, è un orso buono tra lupi affamati. Il suo capo (Ninetto Davoli), che è anche suo zio, è un boss di quartiere e lo impiega, insieme ad altri criminalucci, nella riscossione crediti a disperati indebitati. Pur non amando questa vita, Mimmo non riesce a uscirne finché non irrompe sulla scena quella bionda sciacquetta di Tania (Greta Scarano), donna-oggetto che il suo migliore amico, il Roscio (Claudio Gioè), ha rimediato per soddisfare i piaceri sessuali di Manuel (Adriano Giannini). Due anime perse e sole, quelle di Mimmo e Tania, che insieme troveranno la forza per fuggire da quel mondo marcio…
Senza nessuna pietà di Michele Alhaique si stronca in due tra plot e cura estetica, dove la sovrabbondanza della seconda dovrebbe colmare la carenza della prima. Ma nel noir non si può tirare un colpo al cerchio e uno alla botte. Il giovanissimo Alhaique sfodera una personalità registica da urlo, consegnandoci un film tecnicamente ineccepibile. Ma questa regia risulta invasiva nel voler conficcare a forza emozioni e sensazioni nello spettatore.
Alhaique sta sui corpi dei suoi personaggi, ricorre a colori acidi e al neon, fotografa con sfondi spesso bruciati, abusa di passaggi da pompato videoclip. Ma l’emozione latita e lo spettatore rimane distante da quanto raccontato in questo noir sentimentale dove il giro di boa narrativo arriva fulmineo e improbabile come la love story tra Mimmo e Tania.
Il cast di attori è un bel gruppo che però non fa gruppo. Ciascuno è ottimo nella propria parte, ma non si passano le emozioni. Tutti bravi comunque: il solito rabbioso e cagnesco Favino, un esagitato Claudio Gioè, uno spietato e amorale Adriano Giannini, un silenzioso e ruvido Ninetto Davoli nei panni di un boss dal pelo bianco. Peccato non siano un amalgama, restando senza nessuna presa sullo spettatore…
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