Il carro delle stelle fugge via
e il domatore di emozioni se n’è andato
tra aspirine e sudore. Brucia
la donna sparata dal cannone
e perde sangue caramello
- mia grassa speranza di volo -
mentre l’acrobata si rompe il collo.
Ed io
che volevo solo la luna
stralunare, la medusa guardare
con occhi di pietra, saltare carpiato
nel grande mare dei giorni
mi resta
un cappello vuoto di conigli
ed un cuore leone
sbranato da smerigli e bocche
da beone.
Qui
dove ogni notte al trapezio muore la ballerina
- mio cuore alato -
il serpente striscia malato
nei polmoni del mangiafuoco, muto
canto storie da poco e lancio
l’ultimo coltello tra le dita dell’inferno
cercando di spezzare il filo
della vita.