Il canadese Cameron Stewart debutta nel mondo del fumetto per DC Comics, disegnando Superman Adventures negli anni 2000 e, con il tempo, lavora con tutte le più grandi case editrici americane: da Marvel a DC Comic, da Dark Horse a Vertigo. Dopo essere passato a Catwoman, per cui ha lavorato sulle sceneggiature di Ed Brubaker, inizia una lunga collaborazione con Grant Morrison, per cui disegna Sette Soldati della Vittoria: The Manhattan Guardian, Seaguy e Batman e Robin. Nel 2007, The Other Side, miniserie sulla guerra del Vietnam scritta da Jason Aaron e disegnata da Stewart, viene candidato all’Eisner Award nella categoria Migliore Serie Autoconclusiva. Ritorna poi a Batman e Robin disegnando il capitolo finale della serie. Nel frattempo lavora come autore completo al web comic Sin Titulo, edito in Italia da Bao Publishing in occasione di Lucca Comics and Games 2014, per cui vince lo Shuster Award e l’Eisner Award come Miglior Digital Comic rispettivamente nel 2009 e nel 2010. Dopo la vittoria inizia ad affiancare al lavoro di disegnatore anche quello di sceneggiatore scrivendo il riadattamento fumettistico di Assassin’s Creed dal titolo Assassin’s Creed: La Caduta e collaborando con Brandon Fletcher ai testi di Batgirl. Oggi, oltre ad essere co-sceneggiatore del nuovo corso di Batgirl, sta disegnando il seguito a fumetti di Fight Club in collaborazione con l’autore del romanzo Chuck Palahniuk, che verrà pubblicato da Dark Horse nel 2015.
Come mai hai scelto per la tua opera il nome Sin Titulo (N.d.A. “Senza titolo” in spagnolo)?
Quando ho iniziato a realizzare il libro, non sapevo cosa sarebbe diventato e quali sarebbero state le mie intenzioni. Ad ogni modo volevo iniziarlo e, visto che avevo deciso di metterlo online come web comic, avevo bisogno di un titolo. Allora ho scelto un titolo che potesse intrigare e allo stesso tempo potesse significare qualunque cosa. Quando ero ragazzo, ho visto un dipinto in un art book intitolato Sin Titulo, e l’ho ricordato. Non sapevo cosa significasse il titolo in spagnolo, ma in inglese suonava davvero ben e le parole lette singolarmente erano carine, così ho scelto di chiamarlo così. Poi tutti hanno iniziato a chiedermi perché lo avessi fatto e alla fine ho deciso di inserirlo nel libro. Quando ho iniziato, invece, era un titolo come un altro.
Come hai iniziato Sin Titulo e perché hai scelto di metterlo in rete come web comic?
Volevo realizzare un libro tutto mio; stavo lavorando moltissimo per DC Comics e Marvel ma disegnando su sceneggiature scritte da altri. Volevo realizzare la mia storia e molti dei miei amici la pensavano nella stessa maniera. È stato difficile perché non avevamo mai scritto una storia e così abbiamo pensato che nessuno ci avrebbe mai pagato per scrivere qualcosa: da lì è nata la decisione di iniziare ciascuno il proprio libro e di metterlo in internet come web comic. Tutto ciò ci ha aiutato a motivarci perché quando ho messo il fumetto in rete, le persone hanno iniziato a leggerlo e ad attendere la conclusione.
Mettevi su internet le singole pagine?
Sì, caricavo una pagina ogni domenica.
Ma naturalmente volevi che il tuo lavoro venisse pubblicato…
Sì, ne volevo fare un libro. Ma mentre stavo lavorando ero sicuro che per la struttura delle vignette il posto migliore in cui leggerlo fosse lo schermo di un computer. E la ragione era che le singole vignette potevano essere viste per intero sugli smartphone.
Un’idea molto funzionale
Ma sapevo anche che alla fine avrei voluto pubblicarlo, perciò avevo pensato di legare le vignette nella maniera più logica, come se si trattasse di un lungo album di figurine.
Avevi un’idea precisa di come collegare le singole vignette? Cioè, quando era ancora un web comic avevi già deciso in che formato pubblicarlo?
No, abbiamo provato a posizionare le singole vignette in vari modi, ad esempio abbiamo provato a mettere le due pagine una sopra l’altra o a mettere nella singola pagina le vignette posizionate secondo l’assetto 2×3. Lo abbiamo provato con il mio editore francese, ma non avendo ottenuto i risultati sperati, abbiamo deciso di mantenerlo così com’è.
Quali elementi di Sin Titulo sono autobiografici?
Molti, tante parti di Sin Titulo sono autobiografiche, persino quelle che inizialmente non pensavo lo fossero. In genere direi che mi appartengono molto le didascalie della narrazione, ma ci sono anche delle tavole molto mie, ben pianificate in alcune parti dove non vi è didascalia o nelle scene di finzione. È davvero un lavoro molto autobiografico.
Non è stata colorata ogni cosa perché dovevo lavorare velocemente e perché, avendo un impiego – stavo disegnando per la DC e stavo lavorando su Batman o qualche altra cosa – il progetto Sin Titulo lo stavo facendo fuori dalle mie ore di lavoro, la domenica, realizzando una pagina alla settimana. Questo è il motivo per cui ho lavorato sempre con otto vignette in ogni pagina: mi ha permesso di avere sempre le stesse vignette alla settimana in modo da non essere necessario impostare ogni volta il layout di pagina. Non ho mai pensato a come le pagine sarebbero risultate. Ho deciso di disegnare in maniera molto semplice, senza troppa cura nella rifinitura ed ho usato un unico colore per fare tutto molto più velocemente. Ma alla fine penso che i sentimenti che il colore suscita siano perfetti per il libro. Buona parte del libro parla di memoria e di brutte cose successe nel passato e il colore da me usato suscita sul lettore l’immediata somiglianza con i colori di una vecchia fotografia, come se fossero tracce di un ricordo.
È davvero curioso come tu riesca a rendere molto espressivi i tuoi personaggi usando dei tratti così semplificati. Ad esempio, gli occhi dei protagonisti di Sin Titulo sono dei punti, ma nonostante la difficoltà riesci splendidamente a ritrarvi ogni sorta di emozione o sentimento…
Sì, è molto divertente perché somigliano proprio a due puntini. Quando ho iniziato, ho pensato a quanto potesse essere limitante, ma ora penso che siano veramente espressivi, credo che siano in grado di mostrare un ampio spettro di emozioni.
So che stai lavorando sul restyling di Batgirl, puoi dirmi qualcosa a riguardo?
Mi è stato chiesto dalla DC, che sta cercando di cambiare questo fumetto, di rilevare Batgirl e mi è stato chiesto se fossi interessato a scrivere e disegnare il personaggio lavorandoci personalmente in ogni aspetto. Io ero molto impegnato e ho chiesto se potevo essere aiutato da qualcun altro che avrebbe potuto lavorarci con me. Sono perciò entrato sulla serie insieme ad altre persone.
Un’equipe?
Sì, dei miei amici. Ho chiesto a Brandon Fletcher di lavorare insieme nella scrittura delle storie, mentre per i disegni abbiamo trovato Babs Tarr, una fantastica disegnatrice che aveva lavorato per il settore dei videogame. Non aveva realizzato un solo fumetto in tutta la sua carriera, ma amavo tantissimo il suo lavoro ed era perfetta per il tipo di fumetto che volevamo fare. Batgirl era diventata una testata veramente oscura e violenta, dove la stessa protagonista combatteva contro serial killer e delinquenti alla loro stregua: io non ha mai pensato che Batgirl fosse tutto questo. Batgirl per me è divertente, solare, vive di avventure, insomma è continuo divertimento! La cosa più difficile per me era trovare il modo migliore in cui lavorare insieme: poiché Tarr non aveva mai disegnato un fumetto, ho iniziato a farle gli storyboard che poi utilizza per portare a termine il lavoro. Quindi è come se fosse un mio fumetto ma non sono io che realizzo i disegni finali. È fantastico lavorare per questo progetto, sta diventando davvero popolare, sembra che alle persone piaccia e penso che diventerà un importante fumetto tra i comics americani perché stiamo provando ad avvicinare un pubblico di lettrici giovani, persone con diverso orientamento sessuale e diversa etnia. Stiamo cercando di trovare il modo affinché tutti possano leggerlo e divertirsi. Abbiamo optato per questa scelta perché è un fumetto molto particolare, pensato per ragazze e giovani donne, e così era molto importante per noi attuare dei cambiamenti. Alla fine sono molto felice del successo riscontrato.
Trovo molto interessante il modo in cui avete riadattato il costume, eliminandone gli elementi che lo rendevano sensuale e aggiungendo elementi di tendenza come gli stivali!
Sì, gli stivali in America sono andati a ruba dopo l’uscita del fumetto! Volevamo fare questo perché sapevamo che ci sono molte ragazze che adorano fare le cosplayer. Quello che volevamo fare era ideare un costume che potevano indossare tutte, senza precludere nessuno né per età né per corporatura; tutte dovevano poter indossare un costume da Batgirl e sentirsi bene. Le persone lo hanno capito e per questo sono molto felice.
Su che altro stai lavorando?
Su Fight Club 2, fumetto scritto da Chuck Palahniuk, l’autore del romanzo Fight Club. Lui voleva farne un sequel e voleva fosse un fumetto. È questa è la ragione per cui sono molto impegnato.
Fantastico! Amo Fight Club.
Anche io. Sono un fan di Chuck da sedici anni, dall’uscita del libro, quindi è stato veramente eccitante incontrarlo, conoscerlo e lavorare insieme. La scorsa estate sono andato a Portland, in Oregon, città in cui abita, e abbiamo parlato della sceneggiatura e di come va avanti il libro. È veramente straordinario lavorare per Fight Club e Batgirl nello stesso tempo. Perciò sono davvero impegnato, non dormo più così tanto!
Ringrazio Cameron Stewart per la straordinaria gentilezza e disponibilità.
Intervista effettuata il 2 Novembre 2014 in occasione del Lucca Comics and Games