I Monologhi di Sana – Rubrica
(…)In the fell clutch of circumstance (…)Nella feroce morsa delle circostanze
I have not winced nor cried aloud. Non ho arretrato, né gridato.
Under the bludgeonings of chance Sotto le minacce della sorte
My head is bloody, but unbowed.(…) Il mio capo è insanguinato, ma non chino.(…)I am the master of my fate: Io sono il padrone del mio destino:
I am the captain of my soul. Io sono il capitano della mia anima.(Invictus – William E. Henley)
Continua, questa favola di numeri e spirali emozionali
tra alti e bassi
cerco ancora la mia strada nel mondo,
mai sazia, mai arresa.
E restano indietro tutti i volti
pieni di amori e rispetto ipocriti;
l’alba del mio sole
li ha illuminati prepotente e si sono sgretolati.
Ma c’è ancora così tanto da vedere, da scoprire…
che non si può semplicemente rimanere chiusi qui, tra queste quattro mura.
Si va avanti lungo strade incerte e vicoli di città sconosciute,
si scoprono isole di libertà espressiva oltre l’orizzonte.
E finalmente provo un po’ d’amore per questa donna
che si è ripresa
la vita che le era stata tolta.
E l’ha ricostruita a sembianza di una dea
che ha sempre voluto toccare.
Imbronciata e sofferente si è ripresa la libertà di
amare, odiare, combattere.
Di decidere per se stessa.
Sventola al sole
il vessillo nero che ho deciso di innalzare
su questa esistenza che era solo macerie.
Lo accarezza sensuale il vento delle mie libertà,
delle mie scelte.
E se per un momento vi siete illusi
di poter entrare dentro di me
per la via delle mie debolezze
è con gioia che ora vi guardo sbattuti fuori,
sull’asfalto della strada.
Mi sono fatta bandita nella mia stessa casa,
condannata all’inferno da giudici con l’animo putrido
autoinnalzatisi al ruolo di padreterni.
Perdete tempo a giudicare, e soffrire,
nel vostro fango…io, ho altro da fare.
Sono fuggita in cerca di uno specchio in grado
di restituirmi l’immagine di un’anima che non fosse
stata fatta a pezzi.
Ma la verità è che tale specchio leggendario non esiste,
né esisterà mai.
Ho dovuto ricucirne i pezzi uno a uno e adesso
il mio petto è pieno di cicatrici ma
va bene così.
Fa parte del gioco, restare scottati, restare feriti.
E le linee bianche della pelle rappresa mi urlano ogni giorno
“ricorda il dolore, ricorda la paura, ricorda l’amore”
e mentre allaccio la camicia per nasconderle al mondo ipocrita che non vuole ascoltare
scorro nella testa gli anni
della gabbia, in cui il frutto dell’oblio mi ha tenuta in una prigione d’oro e d’argento;
mi lascio possedere dalla disperazione che mi ha guidata fino alla foresta dell’odio e del terrore,
ritrovo le luci che mi portarono ad approdare sulle sponde del Mare Infinito
una mattina di giugno.
Avevo già scelto chi avrei ricostruito, solo che non lo sapevo.
Avevo già gettato il seme della bandita che sarei diventata.
E mentre abbandonavo qualcuno, un altro cercava di plasmarmi
a sua immagine e somiglianza
nascondendo il potere
sotto la maschera di innocenza.
Ma è troppo dura lasciar andare abitudini di tutta una vita,
così, anche stavolta, sono diventata la senzalegge.
Scrivo nel mio diario il mio codice,
perchè credo ancora
che la verità non stia in fondo agli occhi di nessuno,
ma voglio morire fedele a me stessa.
Era una mattina di sole, sarei potuta scappare, sparire, dimenticare…
l’orizzonte si apriva infinito davanti al mio sguardo,
e invece decisi di fare qualcosa di folle:
rimasi a combattere questo mostro.
Girai il timone e ci andai contro dritta di prua,
il legno è esploso sotto i miei piedi in un milione di pezzi.
E l’acqua salata ha inghiottito tutte le speranze, la luce
e ho pensato che non ci sarebbero state più albe,
né notti stellate, che tutto sarebbe finito così,
in questo estremo atto di insensato coraggio.
Ma il grande mistero ha restituito il mio corpo incosciente alla riva,
e quando ho aperto gli occhi
l’orizzonte era
pieno di cielo.
E io ero viva.
Viva.
E libera di andare ovunque,
parlare con chiunque,
imparare ogni cosa,
costruire ciò che volevo.
Per cui per prima cosa ho imparato
a essere libera,
per seconda ho costruito la mia libertà
e per terza ho giurato a me stessa di insegnare ad altri e altre
ciò che avevo imparato.
Perchè tutti possano costruirsi la propria libertà,
perchè tutti possano affrancarsi dai loro padroni,
e nessuno mangi più frutti d’oblio.
Si è accesa una luce dentro di me
che risplende, assoluta e instancabile,
forse è ancora flebile ma
sa resistere alla tempesta e alla fine
del mondo.
Mi ritrovo a camminare sotto questo cielo infinito
sola, nuda di qualsiasi compassione per chi
veste di belle parole una reale schiavitù.
E regalo al vento dell’Ovest pensieri rabbiosi
mentre continuo il mio viaggio per Ognidove,
ovunque questo destino mi porterà.
Sono diventata la senzalegge che dicevi avresti amato,
ma la verità è che
una senzalegge non appartiene a nulla e a nessuno,
nemmeno a te.
Una senzalegge è un bagliore appena,
che attraversa oceani e città
e sparisce nella luce dell’alba che sorge.
Il mio posto è in ogni luogo e in nessun luogo.
E i miei amori sono tutti gli amori e nessun amore.
Non si può possedere l’essenza di una senzalegge,
perchè lei
appartiene
solo a se stessa, al vento e all’ideale.
Ching Shih – immagine by januariat