In una conferenza stampa il fondatore del movimento Ekta Parishad, V.P. Rajagopal, ha detto che se il governo non terra' fede alla promesse '' la marcia ripartira' da Agra'' per andare a Delhi. Il ministro si e' impegnato con una ''task force'' di 11 esperti che dal 17 ottobre sara' al lavoro ''tutti i giorni'' per scrivere la nuova legge.
Per me - che ho seguito la vicenda in questi ultimi due giorni di negoziati - mi sembra un accordo molto vago, ma per gli organizzatori e' una ''vittoria del popolo''. E' la storia del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.
A New Delhi intanto tirano un respiro di sollievo. Anche stavolta hanno evitato che 35 mila contadini (e chissa quanti altri che si univano lungo la strada) prendessero d'assalto India Gate o il Lodi Garden. Pericolo scampato come nel 2007.
Certo che, come si chiedevano i giornalisti indiani oggi, bisogna vedere se il gioco valeva la candela. Nove giorni di marcia a 110 mila euro al giorno (e' la cifra dichiarata qui dall'attivista canadese Jill Carr-Harris, moglie di Rajagopal) per un pezzo di carta che non vincola il governo, ma contiene solo vaghe proposte?
Potevano forse ottenere di piu' andando avanti a marciare sulla capitale? I contadini, da stasera, sono gia' di ritorno nei luoghi di origine, ma non so con quante speranze in piu'...