I pattern sono come i figli.
Inutile prenderci in giro, c'è sempre il preferito.
Oddio, preferito... mi rendo conto che l'affermazione è un po' forte e decisamente impopolare, ma dovrete convenire con me che ho ragione. Ci sono dei momenti che certi lati del carattere dei figli ti fa "pendere" più per uno che per l'altro... Leo è il mio preferito per la sua dolcezza, per esempio telefonare alla zia per raccomandarle di non uscire che c'è il ghiaccio e potrebbe cadere e spaccarsi una gamba (e poi toccherebbe a noi andarla a curare, ma questo è un'altro discorso, vero), Riki è il mio preferito per la sua simpatia, per esempio quando riesce ad evitare le sgridate perchè fa una faccia, ma una faccia.
Insomma, uno e l'altro sono i miei preferiti a turno e per diversi motivi.
E per i pattern è uguale.
Ma, ripeto, alcuni sono preferiti anche perchè si prestano a mille interpretazioni e sono estremamente versatili.
Il Nero di Seppia, per esempio, si presta ad essere indossato sia durante la brutta stagione, se lo facciamo in cashmere finissimo, sia durante l'estate se lo realizziamo in seta o in cotone altrettanto fine.
In questo caso, ho usato una seta decisamente vintage che ho comprato a Grado, svaligiando la botteguccia che lo custodiva gelosamente da decenni.
E' un filato da diventare matti a lavorarlo, ma che dà, una volta terminato, un effetto stupefacente: mai fino ad ora avevo incontrato una seta così morbida, drappeggiata e luminosa. Ah, facessero ancora questi filati!
Certo è un capo che è lungo a finire... difficile no però.
Credo che per il prossimo inverno mi aspetti un Seppia in Rosso... ho giusto giusto del cashmere che mi avanza...