Il provvedimento di sequestro, disposto dal Tribunale di Caltanissetta a seguito di una serie di indagini patrimoniali coordinate dal Procuratore Sergio Lari, dall'aggiunto Domenico Gozzo e dal sostituto Gabriele Paci, riguarda un esponente «stabilmente inserito nel circuito relazionale deputato alla veicolazione dei cosiddetti pizzini riconducibili a Bernardo Provenzano, all'epoca ancora latitante».
Il ruolo di Martorana era emerso nel contesto delle attività investigative legate alla cattura del capo di Cosa Nostra. In particolare, attraverso il monitoraggio dei movimenti effettuati sull'intero territorio siciliano da parte degli esponenti della famiglia Ferro di Canicattì.
Gli investigatori avevano accertato come l'anziano possidente non fosse altro che il terminale, nel territorio ragusano, dei messaggi inviati dal superlatitante. Martorana, inoltre, in numerose occasioni aveva messo a disposizione le aziende agricole da lui possedute in quella zona, al fine di permettere lo svolgimento di summit mafiosi.
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