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Nel pieno della campagna elettorale in Serbia, e' sempre piu' alta la tensione in Kosovo. Ieri, a Gračanica, la polizia kosovara ha arrestato il capo del comune serbo in Kosovo, Goran Arsić. Insieme ad Arsić e' stato fermato anche il membro della Croce rossa serba, Novica Živić tutto a causa, come ha spiegato il ministro degli interni kosovaro Bajram Redžepi, delle loro presunte minacce ad alcuni serbi a partecipare alle elezioni serbe. In caso contrario, questi serbi verrebbero arrestati nella prima occasione del loro ingresso in Serbia. Da precisare che i due rappresentanti serbi in Kosovo sono stati arrestati mentre assistivano ad una partita di calcio a Lipljani. Su richiesta della procura e' stata effettuata la perquisizione delle loro case. Secondo l'agenzia di stampa serba Beta, nella casa di Arsić e' stato trovato il timbro del Partito democratico e i materiali relativi alle scorse elezioni che la Serbia aveva svolto in Kosovo. Il ministro serbo per il Kosovo e Metohija, Goran Bogdanović afferma per la B92 che il motivo di arresto di Goran Arsić e' quello di intimidire ulteriormentie i serbi in Kosovo. "E' ultimo momento che l'Eulex reagisca perche' questi atti fanno ricordare sempre di piu' il 17 marzo 2004" ha avvertito Bogdanović. Secondo le sue valutazioni, l'avvicinamento delle elezioni in Serbia sta sempre piu' intensificando le tensioni e le violenze in Kosovo. Il ministro ha accusato Priština perche' ultimamente "arrestando, maltrattando e con una retorica conflittuale si stanno sollecitando le ambizioni degli estremisti albanesi a provocare violenze". Bogdanović ha avvertito che ci sono informazioni di serie preparazioni a Priština e per questo e' buono che ci sia una rafforzata presenza delle forze internazionali.
Otto anni fa, a marzo del 2004 sono esplosi i piu' grandi conflitti etnici in Kosovo dall'arrivo delle forze internazionali nella regione quando 19 civili avevano perso la vita. Oltre 900 persone furono arrestate, sono state distrutte o danneggiate circa 800 case e 35 chiese e monasteri ortodossi mentre alcune migliaia di serbi abbandonarono le loro case. Il ministro Bogdanović ha rilevato che l'obiettivo della comunita' serba e' quello che anche gli albanesi vivano in pace, che come nei secoli precedenti i serbi e gli albanesi vivano gli uni accanto agli altri ma che in "situazioni quando vi sono tensioni e quando il conflitto pende in aria non si possono svolgere colloqui e risolvere questioni che sono di peso". "Dobbiamo andare nella direzione di riconciliazione e tolleranza, che tutte le comunita' etniche in Kosovo possano esprimere liberamente la loro volonta'" ha aggiunto Bogdanović ribadendo che "non va bene che le elezioni organizzati dallo stato serbo siano un motivo per innescare il conflitto". Ha valutato che la fonte di tutti i problemi sono i tentativi di integrazione forzata del nord del Kosovo nelle isituzioni kosovare. "La Serbia ha preso la decisione di non svolgere elezioni locali nella regione ma fara' tutto il possibile che le elezioni parlamentari e presidenziali si svolgano su tutto il territorio del Kosovo" ha precisato Bogdanović aggiungendo che sono in corso colloqui intensi non soltanto in Kosovo bensi' anche in Europa e nel mondo e che per questo motivo crede che queste elezioni avranno luogo anche in Kosovo.
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