Il Min.Plen. Carlo Lo Cascio, capo dell’Unità Balcani, ha rappresentato il Ministero degli Affari Esteri alla recente conferenza “Serbia: l’opportunità è vicina”, organizzata dall’IsAG e dal MiSE come primo appuntamento del ciclo “Business Intelligence 2013″ (clicca qui per il resoconto del convegno). Di seguito il testo del suo intervento.
Sono molto lieto di poter intervenire oggi a questo primo incontro del ciclo di seminari Business Intelligence 2013, organizzato dal MiSE e dall’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) in collaborazione con l’Ambasciata di Serbia a Roma. Ringrazio il Vice Ministro Carlo Calenda, il Direttore Celi (MiSE) e il Presidente Graziani (IsAG) per questa opportunità. Ritengo che la scelta di dedicare alla Serbia l’apertura di questo ciclo di seminari sia il naturale riconoscimento della grandissima attenzione che il Sistema Paese Italia, in tutte le sue articolazioni, rivolge in modo sempre più crescente negli ultimi anni verso la regione dei Balcani Occidentali, in un’area dove i processi d’integrazione europea stanno dischiudendo incoraggianti segnali di stabilizzazione politica ed interessanti opportunità economiche per le nostre imprese. Tengo a sottolineare al riguardo che l’Italia, con una visione lungimirante, ha sostenuto fin dall’inizio con convinzione la politica di allargamento dell’UE ai Balcani Occidentali, secondo i meriti e le singole capacità di ogni Paese. Siamo infatti convinti che solo la progressiva integrazione di tutta la regione balcanica nell’Unione Europea sia la chiave di volta per assicurare la definitiva stabilizzazione e riconciliazione regionale, nonché lo sviluppo economico e sociale dell’area.
È questa peraltro la finalità ultima del documento noto come la “Strategia italiana per i Balcani Occidentali”, che la Vice Ministro Dassù ha presentato ai rappresentanti delle Istituzioni europee nel luglio 2012. Tra gli strumenti privilegiati per il perseguimento di tale “Strategia” rientrano anche gli eccellenti rapporti bilaterali che l’Italia può vantare con pressoché tutti i Paesi dei Balcani, sulla base di un consolidato dialogo politico – in alcuni casi di livello strategico – e di una robusta presenza economica italiana nell’area. Proprio in tale contesto, la Serbia riveste un carattere per noi prioritario, anche alla luce del ruolo strategico che Belgrado gioca nel più ampio quadro regionale, quale perno del processo di stabilizzazione dell’area. La Serbia è oggi un Paese seriamente impegnato in un poderoso percorso di riforme, che ha trovato nel processo d’integrazione europea adeguati incentivi, stimoli ed obiettivi di fondo. Ottenuto lo status di Paese candidato all’adesione alla UE nel marzo 2012, l’attuale dirigenza serba sta lavorando alacremente su tutti i principali dossier propedeutici all’avvio dei negoziati di adesione all’Unione Europea, dalle riforme nel settore giudiziario al risanamento del quadro macroeconomico all’adeguamento della legislazione nazionale agli standard europei.
Sul piano esterno, Belgrado ha inoltre rinnovato il proprio impegno a favore dei rapporti di buon vicinato con tutti i Paesi limitrofi e con particolare attenzione alla Croazia e alla Bosnia-Erzegovina (a quest’ultimo riguardo, hanno prodotto ampia eco positiva le recenti dichiarazioni di scuse rese dal Presidente Nikolić ad una televisione bosniaca per i crimini commessi dai serbi a Srebrenica nel 1995). Il miglioramento dei rapporti di cooperazione regionale rappresenta peraltro un elemento cruciale per la definitiva stabilizzazione dei Balcani, nell’ottica della piena riconciliazione di un’area fondamentale per il continente europeo. Proprio con riferimento ai processi di riconciliazione regionale, l’atteso avvio dei negoziati di adesione della Serbia alla UE – sul quale il Consiglio Europeo del 27-28 giugno p.v. sarà chiamato ad esprimere una decisione in merito all’eventuale identificazione di una data – dipende principalmente dal “miglioramento visibile e sostenibile delle relazioni di Belgrado con Pristina”. Al riguardo, un’intesa siglata dai Primi Ministri di Serbia e Kosovo il 19 aprile scorso a Bruxelles, nel contesto dei colloqui in corso tra Belgrado e Pristina, facilitati dall’ARUE Ashton (e noti come “Dialogo”), riveste un’importanza storica per la normalizzazione dei rapporti fra le due parti. L’intesa, approvata dai rispettivi Parlamenti, prevede una serie di misure a tutela della comunità serbo-kosovara nel quadro legislativo e istituzionale del Kosovo e necessita ora di una progressiva attuazione.
L’Italia ha sempre incoraggiato le aspirazioni europee della Serbia, accompagnando Belgrado nelle scelte – talvolta difficili – che conducono all’ingresso nella UE. E ancora di più in queste settimane che precedono una decisione importante per il futuro europeo della Serbia – quale è quella appunto dell’avvio dei negoziati di adesione all’Europa – ci auguriamo che Belgrado sappia dare prova ancora una volta della necessaria dose di visione, coraggio e flessibilità, cogliendo in pieno questa opportunità storica. Sul piano delle relazioni bilaterali, Italia e Serbia intrattengono un fecondo rapporto di cooperazione che trova salde radici: nel 2009 abbiamo infatti celebrato il 130esimo anniversario dello stabilimento delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi. Nel quadro del Partenariato Strategico italo-serbo, avviato a Roma sempre nel 2009 in occasione del primo Vertice bilaterale (13 novembre) e consolidato nel secondo Vertice (svoltosi a Belgrado l’8 marzo 2012), l’Italia annette un interesse prioritario alla cooperazione economica grazie alla tradizionale presenza delle nostre imprese in Serbia e alle positive ricadute attese dai progressi dell’integrazione di Belgrado nell’Unione Europea.
L’Italia è un partner economico chiave per la Serbia. I nostri rapporti commerciali continuano a registrare una tendenza al di là di ogni più rosea previsione, nonostante la crisi economica e finanziaria internazionale. In particolare, il 2012 si è chiuso con il record assoluto nell’interscambio bilaterale con un valore di € 2,3 miliardi, che ha consentito all’Italia di guadagnare la seconda posizione nella classifica dei principali partner della Serbia, scavalcando la Federazione Russa e collocandosi subito dopo la Germania. Le nostre esportazioni sono cresciute di quasi il 13% su base annua rispetto al 2011. L’Italia fa nascere in Serbia nuovi capitali, nuove tecnologie, posti di lavoro (le nostre aziende danno occupazione a circa 20.000 cittadini serbi), soprattutto a vantaggio della giovane generazione serba e dunque della prospettiva europea del Paese. Con una presenza di circa 500 aziende a partecipazione italiana, il nostro Paese è il primo investitore estero con una quota di capitale investito stimata intorno ai € 2 miliardi. Gli investimenti italiani nel settore manifatturiero serbo sono in costante crescita anche in considerazione degli Accordi di libero scambio in vigore fra Serbia e Russia e fra Serbia e Turchia, che facilitano le esportazioni italiane verso i mercati di quei Paesi. La Serbia si colloca dunque sempre di più al centro dell’interesse delle aziende italiane quale piattaforma produttiva per consolidare la propria proiezione sui mercati dell’Europa orientale e poi del Vicino ed Estremo Oriente.
L’investimento FIAT nel polo industriale di Kragujevac – pari a circa € 1 miliardo incluso l’indotto (oltre 2 punti percentuali del PIL serbo) – con un obiettivo di produzione di 200.000 veicoli all’anno (in particolare il nuovo modello di monovolume compatto “500L”) è la più importante operazione industriale nei Balcani negli ultimi anni. L’Italia vanta inoltre una radicata presenza nel settore bancario (i gruppi Intesa Sanpaolo e Unicredit detengono il 25% del mercato locale); assicurativo (Generali e SAI-Fondiaria hanno il 45% del mercato serbo); tessile (Gruppo Benetton, Calzedonia, Pompea, Golden Lady) e, da ultimo, calzaturiero (Geox) mentre nuovi investimenti sono in fase di sviluppo nel settore energetico (Edison, Gruppo SECI-Maccaferri) e delle infrastrutture/trasporti (Ghella, Italferr). Un importante strumento per la collaborazione tra le business communities dei due Paesi è inoltre rappresentato dal Business Council italo-serbo, istituito proprio da questo Ministero dello Sviluppo Economico insieme con il Ministero dell’Economia serbo nell’aprile 2010 per offrire un foro di alto livello che promuova il dialogo imprenditoriale e proposte del mondo degli affari italo-serbo da rivolgere alle istituzioni politiche dei due Paesi.
La straordinaria diffusione della lingua italiana in Serbia procede di pari passo con la forte crescita della nostra presenza economica nel Paese. Lo studio della lingua e cultura italiane continua a riscuotere ampio successo tra le giovani generazioni e l’italiano è insegnato presso le maggiori università del Paese (a Belgrado, Novi Sad, Niš e Kragujevac). Le relazioni scientifiche e tecnologiche bilaterali beneficiano da circa un anno dell’istituzione della “Associazione Italiani e Serbi Scienziati e Studiosi” (AIS3) nata per incentivare lo scambio di conoscenze e lo sviluppo di progetti di ricerca congiunti. Ulteriori opportunità di collaborazione potranno infine dischiudersi nei prossimi mesi per effetto della recente entrata in vigore di due nuovi Accordi bilaterali in materia di cooperazione culturale ed istruzione e di cooperazione scientifica e tecnologica.