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Serena Dandini: Salvare il Mondo con un Giardino

Creato il 28 febbraio 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Serena Dandini: Salvare il Mondo con un Giardino

"Ama e ridi se amor risponde / piangi forte se non ti sente / dai diamanti non nasce niente / dal letame nascono i fior"

Una delle canzoni più belle di Fabrizio De Andrè, Via del campo, recita: "Ama e ridi se amor risponde / piangi forte se non ti sente / dai diamanti non nasce niente / dal letame nascono i fior". Ed è proprio il penultimo verso a dare il titolo all'esordio letterario di Serena Dandini. Dai diamanti non nasce niente. Storie di vita e di giardini edito a maggio 2011 da Rizzoli. Infatti è la stessa autrice a richiamare i celebri versi del cantautore genovese nell'introduzione al suo libro, che viene presentato come "il racconto della mia personale storia d'amore, a volte contrastata, con la natura, le piante e i giardini; è un libro di curiosità e di dritte pratiche dedicate a chi ha sbagliato e ha fatto morire svariati virgulti innocenti [...]; è una passeggiata sentimentale tra letteratura, film e viaggi, che alla fine mi riporta spesso sul sentiero della verdure ". Quindi una narrazione che scorre fluida tra argomenti prettamente botanici e racconti di viaggi, brani letterari e ricordi personali che hanno accompagnato e continuano ad accompagnare Serena Dandini nella sua passione per il giardinaggio. Una passione che, come lei stessa racconta, nasce nell'uomo dal tentativo di ricreare sulla terra l'Eden, il paradiso perduto, "lo stato primigenio dove tutto ebbe inizio". Ma niente risulta più difficile che riproporre l'armonia di forme e colori che esiste in natura nel proprio giardino. Perché tra parassiti, gelate, calure estive, siccità, ecc... il lavoro del giardiniere è molto arduo: proteggere le sue piante da aggressioni esterne e nello stesso tempo capire le esigenze di ognuna, rispettarne i tempi ed avere molta fiducia e pazienza. Esattamente quello che si dovrebbe fare per "coltivare" al meglio le relazioni umane di qualunque tipo. Ed infatti può capitare che nonostante si sia fatto tutto ciò che era giusto fare, tutto il possibile per regalare alla nostra pianta il suo habitat ideale, le migliori cure e attenzioni per farla crescere al meglio, lei secchi comunque. Ci abbandoni in maniera inspiegabile, e risultano vani i tentativi di capirne le cause scatenanti, quale errore abbiamo commesso. Ma come sostiene la stessa Dandini "gli errori sono fondamentali in giardino e ci aiutano a migliorare sempre di più, ma certi drammatici episodi primari lasciano traumi profondi che non si superano facilmente".

Diceva Vita Sackville-West "fare del giardinaggio significa sperimentare all'infinito, e questo è il lato divertente". Difatti dopo ogni sbaglio si può sempre ricominciare. Così tra i continui paragoni tra il rapporto con la natura e le relazioni sentimentali, il diario/racconto dell'autrice si snoda attraverso le esperienze personali di giardinaggio accostandole a quelle di personaggi storici e artisti come Claude Monet, che coltivava lui stesso le ninfee da cui nacquero le famose tele che possiamo ammirare al Musée de l'Orangerie, a Giuseppina di Beauharnais, moglie di Napoleone, ossessionata dalle rose e dalla creazione di nuovi ibridi ospitati nel Castello di Malmaison, dove l'imperatrice fece costruire enormi serre riscaldate piene di fiori esotici e felci giganti in nostalgia dell'isola natia Martinica. E ancora Emily Dickinson, che scopriamo instancabile giardiniere, ossessionata dalla fioritura dei giacinti e che, a differenza di quanto si racconta, pare non abbia passato l'intera vita chiusa nella torretta della casa paterna, ma in giardino a prendersi cura delle sue piante, "compagne di vita e protagoniste delle sue poesie". Ma dietro i racconti di ossessioni per rose e bulbi, consigli per aspiranti giardinieri, indirizzi di vivai e giardini c'è l'inno al cambiamento e alla vita: quando il mondo sembra avvicinarsi sempre più velocemente alla fine, quando sembra che non ci sia più posto per la bellezza e la natura in un pianeta dominato ormai da leggi economiche spietate che hanno divorato tutto, compreso le foreste, non bisogna darsi per vinti. Si può imprimere un cambiamento anche dalla più piccola delle azioni, come curare un piccolo giardino su un balcone. Ed ecco che per contrastare il degrado urbano si uniscono degli artisti verdi come i "guerrilla gardeners", che mitragliano di semi piazzole e rotatorie, si sviluppano iniziative di social gardening: cittadini che trasformano le zone incolte della città in lussureggianti spazi verdi. Il giardino si pone come metafora del nostro mondo: "se impareremo ad avere cura delle nostre piantine, sarà più facile curare i nostri sogni: dedicarci con attenzione e passione a qualcosa che ci aiuta a tirar fuori i nostri istinti migliori". Perché quindi arrendersi al grigio delle città? Possiamo ripartire dalla bellezza di un fiore, quella bellezza che secondo Dostoevskij salverà il mondo.


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