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Serendipity reloaded (il potere della piccola città)

Creato il 03 dicembre 2014 da Povna @povna

Il luogo è un locale che la ‘povna e l’Anziana di Ginevra hanno scoperto da circa un anno a questa parte, e piace loro proprio tanto. Il tempo è il sabato sera, a incoronare la fine di novembre. L’azione – visto che si tratta di una cena (con assaggi di vino e di tartufo a pioggia) – è quella, a tutti loro ben gradita, di mangiare. Le personae dramatis sono note: la ‘povna e l’Anziana di Ginevra, per l’appunto, un altro amico, Mafalda, la Cinofila al tavolino a fianco (trattandosi di un evento preparato, e anche esclusivo, la partecipazione è selezionata, l’ambiente piccolino e confortevole). E poi al loro tavolo il gestore del locale ha messo un coperto in più (con l’autorizzazione della ‘povna): “So che voi siete socievoli, questa cliente ci teneva a partecipare all’evento; e poi, è una scrittrice, è vissuta su al nord, è tornata nella piccola città, nella quale è nata, da pochissimo: ho pensato che meglio che con te e il tuo gruppo non poteva capitare”. La ‘povna si lascia blandire subito, e anche gli altri danno il loro placet tranquillo. Così, quando, alle 20.30 (loro sono appena seduti) la nuova arrivata si presenta (“Gioia, piacere a tutti”), la conversazione decolla e, tra aneddoti, scambi di opinione sulla vita, la società, la politica, si danno tutti un gran da fare.
“Gioia” è anche scrittrice, di guide letterariamente turistiche; in particolare, è ritornata nella piccola città dopo un soggiorno in Grecia, di qualche anno. “Ho scritto su Corfù, un’isola che ho amato tanto. Adesso la casa, grande, che avevo ho deciso di venderla; ma forse mi prenderò comunque un cottage – perché un luogo del genere non lo si può abbandonare”.
“Quando sento parlare di Corfù mi viene sempre in mente Gerald Durrell” – cita la ‘povna, prevedibilmente, perché senza buttarla sul letterario non sa vivere. E sono ancora condivisioni e chiacchiere. Così, al momento di andare via, tirare fuori i cellulari sembra persino ovvio:
“Lasciami il tuo numero”, la frase tipica, viene pronunciata praticamente in coro.
E i numeri si scambiano. Con l’opportuno affiancamento dei cognomi ai nomi, per registrare correttamente. Mentre tippetta sulla tastiera, al sentire quello che la sua interlocutrice pronuncia, la ‘povna ha un moto di stupore, ma decide di lasciar perdere. Eppure, nonostante l’ora tarda, la memoria inizia a seguire un suo percorso, e vaga.
La vita lavorativa del lunedì, come sempre, poi, finisce per travolgerla. La ‘povna non ci ripensa per due giorni. Invece il singolare incontro ha messo radici sottili, ma potenti. Che riemergono alla coscienza alla vigilia del giorno libero. La ‘povna va con la mente a certi ricordi di università sepolti: una casa sotto le volte (narrata da un certo scrittore), in cui anche lei ha abitato, per un periodo, e che fu prestata prima a tanti (molto spesso per amore, in tempi ribelli di rivoluzione e slogan, eran di tutti), pure a quel tal politico.
Nel nome di “maestro”, lo zio google, rapido, consegna la conferma. La ‘povna sorride: non si era sbagliata, dunque. E con il segno di una rinnovata serendipity (che la fa amare la piccola città persino quando, come in questo periodo, ha in mente di fuggirla), alza il bicchiere e brinda allo sceneggiatore.


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