SERGIO DANGELO Preistoria e i giorni dopo, Scoglio di Quarto Galleria arte contemporanea Milano
SERGIO DANGELO Preistoria e i giorni dopo: Galleria Scoglio di Quarto di Milano (MAPPA) - recensione di Luca Pietro Nicoletti. La mostra d’arte contemporanea dedicata a Sergio Dangelo è visitabile ancora oggi, venerdì 28 giugno 2013. La “preistoria” di Sergio Dangelo, di Luca Pietro Nicoletti - Bisognerà scrivere, prima o poi, una Breve ma veridica storia di Sergio Dangelo, che rimetta insieme opere, documenti e incontri. Parlare di lui, infatti, significa evocare uno dei personaggi più cosmopoliti del panorama artistico italiano, sia per i compositi addentellati di una cultura multiforme e scintillante, sia per la ricchezza dell’esperienza internazionale che questo artista ha condotto fin da giovanissimo (è nato a Milano nel 1932), dall’inizio degli anni Cinquanta in poi. Accanto alla pittura, e accanto anche al continuo alimento che l’esperienza intellettuale di Dangelo ricava dalla letteratura, bisognerà quindi tenere conto del ruolo di figura “cerniera” di questo artista fra l’Italia e il resto d’Europa, e in un’Europa in cui il francese era la lingua della cultura e la lingua delle avanguardie. «Una parlata veloce, colta», scrive di lui Stefano Soddu nei suoi Ritratti di studio, «e una vasta, raffinata cultura da letterato e pittore, rendono la sua conversazione una fonte inesauribile di informazioni di prima mano sulle vicende dell’arte e sugli artisti europei degli ultimi dieci lustri».
Già nel 1954, infatti, poteva vantare mostre personali e collettive in Italia, Belgio e Francia, ed era solo l’inizio di un lungo peregrinare per l’Europa, collezionando incontri con i principali maestri delle avanguardie artistiche e letterarie, dall’incontro con André Breton ai rapporti col gruppo “Cobra” e, non ultima, la compilazione del manifesto dell’Arte Nucleare insieme ad Enrico Baj.
SERGIO DANGELO Preistoria e i giorni dopo, Galleria Scoglio di Quarto a Milano
Ma è quasi impossibile riassumere in poche battute gli incontri e le tappe del percorso di Dangelo. È impossibile anche dare conto dei numerosi incontri. Non basta nemmeno, forse, dire che è uno degli ultimi autentici surrealisti: la costellazione Sergio Dangelo è fra le più difficilmente incasellabili, se non a patto di darne un ritratto riduttivo e unidimensionale.
Una sorta di autoritratto intimo, però, è offerto dalla mostra antologica Preistoria e giorni seguenti fino al 29 giugno presso la galleria Scoglio di Quarto di Milano, dove l’artista ha raccontato, attraverso opere, manifesti e alcuni scritti, il proprio percorso sia creativo sia biografico. Un percorso, poi, che si potrebbe integrare con altre opere e altre occasioni espositive recenti, come alcune tele dedicate al ciclo di Isotta Guttadauro prestate alla mostra Anni ’70 addio di Palazzo Reale di Milano della scorsa estate, o la piccola ma bellissima tela esposta da Francesco Tedeschi nella mostra dossier 1963 e dintorni presso le Gallerie d’Italia di piazza Scala, sempre a Milano: sono altri frammenti che vanno a completare questo quadro d’insieme, che prima o poi andrà dettagliato meglio.
Indubbiamente, come fece notare Guido Ballo, presentando la sua sala personale alla Biennale di Venezia del 1966, Dangelo ha contribuito più di altri al rinnovamento dell’ambiente italiano, facendolo uscire dalle secche del neocubismo e dell’astrattismo geometrico, facendo sentire «l’urgenza di un rapporto con la tendenza semantica». Questo rinnovamento, all’inizio degli anni Cinquanta, non poteva passare che per una poetica del segno, e i quadri di Dangelo di allora, del genere di quelli visibili a Casa Boschi di Stefano a Milano, lavoravano su questo tema riempiendo tutta la tela di una fitta trama di piccoli gesti circolati, quasi una scrittura sulla superficie. Il segno, però, non era né registrazione di un impulso emotivo né lavoro di costruzione spaziale in relazione al campo, ma una superficie priva di centro, in cui tutta la superficie ha gerarchicamente lo stesso valore all’interno del campo: un quadro da esplorare con sguardo aptico, perlustrando la superficie palmo a palmo senza sosta, apprezzando l’andirivieni di tracce l’una sull’altra. Aveva già cominciato, allora, a mescolare le tecniche: la tempera con lo smalto, cui si aggiungeranno il collage, l’assemblaggio e altri tipi di interventi. In questo modo, proseguiva Ballo, Dangelo «ha contribuito a far superare il dissidio troppo esterno tra astratto e figurativo, portando a un clima di irrazionalismo non formale e dando valore all’attività psichica più segreta. Ma Dangelo si è anche opposto a ogni concetto di contaminazione, ed ha sempre concepito l’arte come trasfigurazione della vita, attraverso il segno cromatico ridotto quasi a calligrafia. Da qui un amore per l’Oriente cinese e, a un certo momento, per i ritmi linearistici, che sembravano riecheggiare in modo inedito il clima da “Art Nouveau”, col suo simbolismo che all’Oriente aveva guardato come fuga esotica».
SERGIO DANGELO Preistoria e i giorni dopo, Galleria Scoglio di Quarto di Milano
Non sono convinto, a dire il vero, che quella di Dangelo fosse davvero una “fuga esotica” verso Oriente: per lui, maestro di Kendo per molti anni, quella cultura è qualcosa di profondamente interiorizzato, e non un’aggiunta su una struttura già in sé autonoma. Lo zen, le discipline orientali, insomma, diventano qualcosa di strutturale del suo pensiero e del suo stile di vita e, non ultimo, del suo modo di avvicinare la pittura. Viene da lì, probabilmente, l’idea di liberare la mano nel tracciare i propri segni sulla tela, che si univa, naturalmente, alle pratiche dell’automatismo psichico surrealista. Tutto questo che non impediva, ovviamente, di ottenere un quadro costruito in senso narrativo, come accadeva nei quadri del pittore cinese (ma residente a Milano) Ho Kan, che Dangelo conosce e stima da qualche decennio. come nei dipinti dell’inizio degli anni Sessanta: messa da parte la ricerca sul segno libero e ripetuto meccanicamente, ancora figlio dell’Informale, Dangelo arrivava a una dimensione di racconto attraverso un segno galleggiante su uno sfondo disteso, anche se mosso pittoricamente. Ma la descrizione migliore di quel passaggio è data da Vanni Scheiwiller, uno degli interpreti più sensibili e intelligenti di quella stagione e di quella generazione di pittori: «Su una base, libera di terra senza racconto, precipitano forme, frammenti, avvenimenti magici e suggestioni. Fino ai quadri assoluti dove il pianeta bianco, azzurro, argenteo domina la sottile linea dell’orizzonte» (in Sergio Dangelo, mostra personale, Milano, Galleria Annunciata, 10-30 giugno 1970). Ma l’editore milanese osservava soprattutto che in questo racconto irrazionale, fatto di segni liberi e di piccoli nuclei di pittura disseminati sulla tela, Dangelo faceva in fondo della poesia: «Contro il gioco della volgarità esistono ancora isole di poesia; qui gli avvertiti osservatori devono approdare. Per scoprire la gioia del dipingere, il segno, una chiara felicità: lo stupore in una imprevedibile dimensione del fantastico».
No tutto, naturalmente, poteva essere previsto nel corso del lavoro sulla pittura: «l’opera», aveva scritto infatti Ermanno Krumm «nasce sfruttando ogni suggerimento di colore e di forma che si propone all’artista durante il lavoro. Il risultato suggerisce la libertà e l’inventiva della composizione» (“Corriere della Sera”, 25 marzo 1994).
Ma Dangelo non sarebbe stato un surrealista se non avessero fatto irruzione nella sua ricerca, come ha scritto Luciano Caramel nel 1986 (ripubblicato nel catalogo della mostra allo Scoglio di Quarto), «proliferanti assemblages, fissati su piani di fondo, oppure anche liberi nello spazio, nelle loro valenze tridimensionali. Analizzandoli, andando cioè oltre la visione d’insieme, si può trovare di tutto: mollette per i capelli, portabiti, bottoni, lettere in plastica o legno, spille da balia, cartoni da birra o da torta, dentelles, chiodi, spaghi, frammenti di mobili, lesene, vetri, collane di plastica, molle di materasso, contenitori di fiale, coperchi di scatole di caramelle, pipistrelli in plastica, false squadra, forme per stampaggio varie, scampoli di seta, prove litografiche, calendari giapponesi, margherite artificiali, coltelli, palline da ping pong, scatole da datteri, elefanti in resina…». Era nell’aria, in Europa, il lavoro intorno all’oggetto, dalle esperienze dadaiste a quelle surrealiste. Come fa notare lo studioso, però, Dangelo non ama la definizione di “Ready-made”: per i suoi lavori preferisce infatti quella di “Hand-made”, evidenziando soprattutto l’aspetto manuale del lavoro di manipolazione degli oggetti, siano essi in aggetto dalla tela o collocati nei suoi teatrini, vere e proprie scatole delle meraviglie, figlie del lungo tirocinio dell’artista con il collage surrealista, in cui si possono fare i più inaspettati incontri metaforici e oggettuali: è l’associazione insolita, qui come nella pittura e nella memoria organica insita nei suoi tratteggi e negli andamenti filiformi delle sue immagini, che guida il racconto. Eppure, osserva sempre Caramel, la sua è «una via al Surrealismo entro coordinate alla fin fine radicate nella nostra cultura: nelle scelte cromatiche, nell’equilibrio strutturale, nella razionalità (a dispetto di tutto) della relazionalità, nella medesima modulazione della fantasia, con cui certo Dangelo gioca, anche con divertita e irriverente irrisione, all’insegna d’una illogicità che è poi tale solo per chi non sappia cogliere i valori della poesia, ma da cui, volere o no, mai prescinde».
Luca Pietro Nicoletti
SERGIO DANGELO Preistoria e i giorni dopo, Galleria Scoglio di Quarto
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Mostre Eventi Expo a Milano:
SERGIO DANGELO
Preistoria e i giorni dopo
Galleria Scoglio di Quarto
Catalogo in galleria con i testi di Arturo Schwarz e Luciano Caramel
Dal 27 maggio al 28 giugno 2013
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Galleria Scoglio di Quarto
Via Ascanio Sforza, 3 – 20136 MILANO Tel. +39.02.58317556 – Cell. 348.5630381
La Galleria Scoglio di Quarto è nata ad iniziativa di Gabriella Brembati nel 1998 in via Scoglio di Quarto, sul Naviglio pavese, in uno dei quartieri più caratteristici, antichi e affascinanti di Milano. Web: http://www.galleriascogliodiquarto.com
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SERGIO DANGELO mostre arte contemporanea
SERGIO DANGELO
DANGELO (S.L.M.A.R.dS.) è nato a Milano il 19 aprile 1932. Ha studiato a Parigi, Bruxelles e Ginevra. Nel 1943, durante una lezione di matematica al Liceo Berchet, esegue il suo primo disegno. Il segno grafico “freddo e lirico”, secondo una definizione di Guido Ballo, e la notazione rapida, sono da allora, una costante della sua espressione figurativa.
Viaggia l’Europa giovanissimo e, nel 1948, a Zandvliet fa atto di “surrealismo assoluto”. Gli sono fari guida il padre Alberto, la cui biblioteca è ricca in letteratura “europea”, Andrè Breton, Charles Estienne, Thèodore Koenig, Thelonius Monk e i protagonisti del dopoguerra, i Cobra, i Vorticisti, gli informali.
Partecipa, dal 1950, all’avventura del terzo convoglio surrealista. Da Ennio Tomiolo, suo maestro, apprende che la pittura non è “carriera né missione”; da Gianni Dova, Roberto Crippa e Cesare Peverelli il “muovere veloce della mano”, da Max Ernst che si può dipingere sognando.
E’ ideatore e l’animatore di “Arte Nucleare”, movimento determinante per lo sviluppo dell’arte europea contemporanea.
La sua prima esposizione, con i celebri quadri “nucleari”, è del 1951 nella prima Galleria San Fedele di Milano. Da allora sono numerose le mostre in galleria d’avanguardia (650 personali, 1600 collettive) e gli inviti di Musei. E’ stato invitato alla Biennale di San Paolo (4 edizioni), Biennale di Parigi (3 edizioni), Quadriennale di Roma (1 edizione), Biennale di Venezia (6 edizioni con sala personale nel 1966), Triennale di Milano (5 edizioni; con Ettore Sottsass, sala di ingresso – 1960).
Nel 1954, per intesa con Asger Jorn e con il patrocinio di Tullio d’Albisola, organizza “L’incontro Internazionale della Ceramica” presso la fabbrica M.G.A. Mazzotti.
Arturo Schwarz presenta (1986, Biennale di Venezia, “Arte e Alchimia”) il suo dipinto “La Chaine des Rouges Pommiers” e la scultura in legno e sospiro “L’Arbre d’Amour”.
Nel 1991, con Carla bordoni, Paola Grappiolo e Daniela Di Marco fonda il Centro di esposizioni, confronti, incontri “BLUDIPRUSSIA” in Albisola Marina.
Nel 1993,con un gruppo di giovani talenti amici, dà vita al gruppo “Nuovo Proun” (Noyavo Proekt Utverzdenija Novogo) a Milano e Ginevra.
Parallelamente all’attività di pittore e scrittore, Sergio Dangelo realizza ceramiche a gran fuoco, oggetti (Hand-mades) dipinti su lamiera smaltata, litografie, acqueforti, illustrazioni per testi poetici ( Williams, Sanesi, Sauvage, T.S. Eliot, Lina Angioletti, Michel Vachey, Théodore Koenig, Alain Jouffroy, Bernard Jourdan, Anais Nin, Sarenco, Alain Pierre Pillet, Ermanno Krumm…) organizza esposizioni divulgative dell’idea surrealista, pratica il Kendo (III° Dan F.I.S. – Z.N.K.R.), in una forma di sperimentalismo costante e in omaggio all’”antistile” che caratterizza ogni sua attività.
Ha collaborato alle riviste “Phantomas”, “Pemps-Mélés”, “Panderma”, “Verona Voce”, Lotta Poetica”, “Bit”, “Resine”, “Panderma”, “Opus International”, “Arteincontro”, “Les Lèvres nues”, “Musica Jazz”, “Documento Sud”, “Imago”, “Uman Design”, “Daily Bul”, “Amenophis”, “Bokubi”, “Bockunin”, “Clandestino”, “Phases”, “Plus”, “Egolalia”, “Barriera”, “Il Gesto”, “Opus”, “Boa”, “Il Monte Analogo”, “Alfabeta” (I^ serie). Ha illustrato Madame Bovary con 11 segnali sintetici (Edizioni Iles Celebes, Ginevra 2007). 157 sue opere sono in 43 musei dei cinque continenti. Il carteggio Dangelo – Theodore Koenig (1953-1983) è depositato alla Bibliotheque Rojale de Bruxelles, il carteggio Dangelo – d’Orgeix è depositato alla Bibliotheque Nazionale de France a Parigi. Attualmente “estatico”, scrive, costruisce oggetti e vive.
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MAE Milano Arte Expo [email protected] ringrazia Luca Pietro Nicoletti per il testo / recensione sulla mostra di SERGIO DANGELO Preistoria e i giorni dopo alla galleria Scoglio di Quarto di Milano.
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