Provenienza : USA
Produzione e distribuzione : Mirada, FX e Fox
Episodi : 13 ( 1 pilot da 70 minuti e 12 da 43 minuti)
Un aereo con 210 persone a bordo atterra all'aeroporto JFK di New York e sta fermo in pista senza che ci sia nessun segno di vita all'interno. Vengono attivati i protocolli di emergenza e viene inviato a bordo l'epidemiologo Ephraim Goodweather assieme al suo team,
Sull'aereo sono quasi tutti morti, apparentemente senza segni: ci sono solo quattro superstiti che veengono messi in quarantena.
Non stanno molto bene ma per cavilli politici riescono a far terminare la quarantena.
La situazione sfugge di mano quando dagli obitori in cui sono alloggiati i passeggeri defunti cominciano a sparire i cadaveri....
Era dal 2006 che a Guillermo Del Toro frullava per la testa l'idea di fare una serie televisiva.
Ma gli chiesero di fare una comedy e lui declinò gentilmente l'offerta.
Allora gli chiesero di scrivere dei libri per spiegare meglio quale fosse la sua idea di serie televisiva e nel 2009, aiutato da Chuck Hogan, diede alle stampe il primo romanzo dedicato allo scopo , intitolato The Strain ( La progenie ma anche tanti altri significati che ben si adattano al tono della serie) a cui seguirono l'anno dopo The Fall e nel 2011 Night Eternal.
Secondo le sue stesse parole la prima stagione è l'adattamento del primo romanzo, ci vorrà un'altra stagione per adattare il secondo, mentre il terzo potrebbe occupare da una a tre stagioni.
Quindi il progetto iniziale era per una serie di tre/cinque stagioni che contenesse dai 39 ai 65 episodi.
Nel 2013 il canale FX ha commissionato i primi 13 episodi e il contratto è stato rinnovato al momento per una seconda stagione.
Ma come è The Strain ?
In poche parole posso dire che The Strain è la trasposizione televisiva di un immaginario , quello di Del Toro, che ben conosciamo fin dagli albori della sua cinematografia.
Pur non adorando molto la serialità americana, troppo industrializzata e alla ricerca spasmodica del grosso pubblico, devo dire che The Strain mi ha avvinto fin dalla prima sequenza.
Quell'aereo carico di morte e di mistero fermo sella pista d'atterraggio del JFK è una porta aperta verso un incubo perennemente sospeso tra genere pandemico, fantasy e horror che accompagna il fedele spettatore per tutte e 13 le puntate.
Un pilot tellurico, diretto dallo stesso Del Toro, si prende tutto il tempo per introdurre un gruppetto di personaggi e nello stesso tempo si porta dietro un bastimento carico di misteri sufficiente per tenere in piedi una mezza dozzina di serie e non una sola.
Se volessimo essere superficiali potremmo dire che The Strain è una serie di vampiri, ma il tema del vampirismo non è declinato in maniera classica o gettato alle ortiche nella solita serie per teen agers brufolosi.
Qui entra il campo il Del Toro de Il labrinto del fauno , di Cronos, suo esordio nel cinema, ma anche di Mimic, Hellboy, di Blade 2 e La spina del diavolo.
Si apre tutto con un'insolita riflessione sull'amore e si prosegue con sotterranei e grotte umidicce che nascondono morte e devastazione, uomini alla ricerca della vita eterna, mostri glabri e biancastri, senza colore perché abituati a vivere nell'oscurità più totale.
E poi ci sono questi vampiri, diciamo a metà tra vampiri e zombie , con quel tentacolo che da dentro la bocca attacca le sue prede e le parassita , una trovata semplice quanto terrorizzante, sicuramente qualcosa da vecchia scuola e non da horror plastificato prigioniero della CGI.
The Strain ha un'impronta stilistica ben definita che è quella del suo autore, un regista e sceneggiatore mosso soprattutto dalla passione per un certo modo di fare cinema e fiction.
Pur rispettando i tempi stretti della serialità a stelle e strisce ( gli episodi non superano mai i 45 minuti, eccetto il pilot naturalmente), Del Toro e il suo team di sceneggiatori e registi ci regalano uno show, come lo chiamano gli americani, che non è la solita fiction usa e getta ma un qualcosa che pesca a piene mani da un immaginario fantasy e horror ben più ampio, si veda ad esempio l'ottavo episodio in cui i protagonisti inseguiti da una masnada di vampiri zombie sono costretti a rifugiarsi nel piccolo drugstore adiacente a un distributore di benzina, un episodio che in 40 minuti scarsi riesce a coniugare alla perfezione le istanze romeriane del zombie movie con il cinema d'assedio stile Carpenter.
In questo meccanismo perfetto o quasi vengono un po' schiacciati i personaggi che non risaltano per profondità particolare anche se si cerca di dar loro un pregresso problematico ( vedi la situazione familiare di Eph , la madre demente della sua collaboratrice o il tradimento del suo migliore amico per salvare la moglie) .
Però The Strain non è cinema , è televisione e questo suo appartenere al mondo della serialità lo si evince soprattutto dal numero di protagonisti in campo e dalle sottotrame che li vedono protagonisti, talmente tante che a un certo punto si rischia di perdere il filo della narrazione.
E come detto prima non è che questi umani brillino per simpatia o per qualcosa d'altro ( a proposito ma era proprio necessario inserire la ciulatina d'ordinanza tra Eph e la sua collaboratrice mentre fuori è tutto un infuriare di vampiri e zombie?).
The Strain avvince, tiene incollati allo schermo, è confezionata alla grandissima , ha degli ottimi effetti speciali che si richiamano alla vecchia scuola e non abusa della computer grafica ( che comunque c'è).
Per chi è un po' boccalone come me, per chi cerca lo spettacolo senza tante complicazioni, per chi cerca un immaginario dark, fantasy , horror in cui rifugiarsi è veramente l'ideale.
E gli possiamo anche perdonare un finale che più sospeso non si può....
New York è un ottimo sfondo per le storie d'amore ma da adesso la possiamo vedere anche sotto un'altra luce.
Quella ultravioletta ( che ,devo ammettere fa un po' troppo CSI) per scoprire le tracce dei mostri, dei vampiri, degli strigoi come li chiama in armeno il signor Setrakian.
The Strain non deve essere solo vista.
Deve essere divorata.
Anche se da noi ancora non si sono degnati di importarla.....
PERCHE' SI : impronta stilistica ben evidente, l'immaginario di Del Toro trasportato in una serie televisiva, mai un attimo di sosta, a tratti terrorizzante.
PERCHE' NO : i personaggi non brillano per profondità nonostante il tentativo di dargli un pregresso, tante sottrame che rischiano di far perdere il filo, un finale non finale...
( VOTO : 8 / 10 )