Episodi : 3 da 56 minuti l'uno
Quattro anni dopo il " Risveglio" ( una non meglio identificata epidemia ha determinato decine di migliaia di zombies, è finalmente è stata trovata la cura e i morti vengono riportati in vita e monitorati con adeguato controllo farmaceutico delle loro pulsioni cannibalesche ) l'adolescente Kieran ritorna nella natia Roarton, paesino della provincia inglese in cui si agitano fermenti anti zombies e si aggirano sedicenti giustizieri che cercano di eliminare definitivamente gli zombies ritornati per vivere una vita "normale". Kieran è assalito da flashback dolorosi del suo trascorso da zombie, rivanga nel suo passato doloroso e al travaglio che lo ha portato alla scelta del suicidio. Gradualmente vengono spiegate le ragioni del suo suicidio e le difficoltà di tutti gli infetti dalla cosiddetta sindrome da "decesso parziale".
Normalmente le storie di zombies finiscono laddove si verifica l'apocalisse in senso romeriano oppure viene trovata una cura alla loro "malattia " .
L'intuizione di serie come Les Revenants o come In the Flesh è proprio di partire da questo spunto per sviluppare la narrazione in un senso che con lo spunto horror di partenza c'entra poco o nulla.
Il fatto che i protagonisti siano degli zombies è un dettaglio narrativo, fondamentale certo ma non ci si sofferma più di tanto sulle loro caratteristiche: anzi le loro sembianze vengono mascherate da generose dosi di fondo tinta, da lenti a contatto e da trattamenti farmacologici che ne attenuino le pulsioni cannibalesche.
Tutti escamotages che sanno di pietosa bugia che muovono più il senso di compassione che non quello del raccapriccio.
Gli affetti da " Sindrome da Decesso Parziale" , un nome che è un'altra menzogna che cerca di nascondere la realtà, si mascherano per sembrare quello che non sono e per ritornare a quello che erano.
Ma non ci riusciranno mai.
Ed è in questo terreno che si muove questa serie inglese
In the flesh come anche Les Revenants si concentra sulle modificazioni della vita dei cosiddetti normali al ritorno di familiari deceduti qualche anno prima e sullo scompaginamento del tessuto sociale che essi provocano.
Inoltre il sottotesto della tolleranza e dell'evitare ogni forma di discrimininazione si sposta anche sul versante affettivo arrivando ad essere un toccante dramma della solitudine e della difficoltà nell'elaborazione del lutto.
Kieran ha un segreto da nascondere, lo stesso segreto che lo ha portato al suicidio ed è un qualcosa che nella realtà del piccolo paese della campagna inglese bisogna tener assolutamente nascosto.
La produzione inglese non punta su effetti speciali fantasmagorici ma si concentra su un senso di malinconia incombente su tutti i personaggi del serial, tutti più o meno con degli scheletri da nascondere nell'armadio, sottolineata anche da una fotografia che privilegia le tonalità plumbee.
Forse 160 minuti sono pochi per giudicare un serial televisivo che proprio a causa della serialità dovrebbe avere una narrazione dal passo più lungo, ma In the Flesh pur avendo un finale apertissimo a ogni soluzione appare un prodotto compiuto che sviluppa adeguatamente le tematiche sopra accennate.
L'interesse primario non è quello di sbalordire con trucchi esagerati o effetti speciali all'avanguardia, più tipici di certi serials americani realizzati con capitali ben più consistenti, ma è quello di narrare una storia di ordinaria diversità, un apologo contro la discriminazione ( come anche in Real Humans , il diverso , robot in quel caso, zombie in questo caso, può essere sostituito da immigrato, minoranza etnica ecc ecc ) e di narrare a suo modo una storia d'amore.
Ecco, In the Flesh è soprattutto una storia d'amore, una di quelle che quasi riescono a strapparti il cuore dal petto.
Non c'è nulla da fare.
English do it better!
( VOTO : 8,5 / 10 )