La Enel Basket Brindisi continua a correre a vele spiegate nel campionato di serie A che conduce da diverse settimane dalla vetta della classifica, ora in collaborazione con l corazzata EA7 Emporio Armani Milano. L’Olimpia è di un altro pianeta per budget, profondità del roster e altro ancora mentre i pugliesi stanno continuando a stupire in virtù dell’esperienza di coach Bucchi ma soprattutto della squadra allestita, a partire dalla scelta degli americani, decisivi per le sorti dell’Enel. Già avevamo tessuto le lodi di Delroy James, ora non si può non iniziare a parlare di Jerome Dyson, probabilmente la stella della squadra e uno dei migliori esterni visto finora in campionato.
Il play-guardia da Rockwell (Maryland) quest’anno sta viaggiando a 16.2 punti di media con 3.5 assist a partita, e ci ha messo ben poco a conquistare l’affetto dei tifosi del PalaPentassuglia. Uscito dall’università del Connecticut dove faceva coppia con Kemba Walker (attuale play titolare degli Charlotte Bobcats) ha avuto anche una breve parentesi in NBA a New Orleans, prima di sbarcare in Europa l’anno scorso e più precisamente in Israele all’Hapoel Holon. Da qui è stato prevaleto da Piero Bucchi e dai suoi collaboratori che su di lui hanno scommesso, e a ragion veduta.
Dyson si è dimostrato un giocatore fondamentale per gli equilibri della squadra, capace di guidare i compagni nei momenti di difficoltà. Il suo punto di forza sono la capacità di penetrare e arrivare fino al ferro spaccando le difese, creando così superiorità e possibili scarichi per i compagni; è anche un ottimo tiratore dal campo, con più del 50% da due e il 39,4% da tre punti. Ben due volte quest’anno ha raggiunto quota 31 punti, contro Cremona e Avellino, a cui si aggiunge la prestazione da 30 punti in semifinale di Coppa Italia contro Siena. Per cinque volte in stagione è andato sopra i 20 punti, solo in tre occasioni non ha raggiunto la doppia cifra.
Difensivamente è un giocatore che sa leggere bene il gioco e spesso arriva all’anticipo o alla palla rubata, come dimostrano le 1.6 palle recuperate di media a partite (ne ha siglate addirittura 6 contro Venezia), facilitato anche dalla grande rapidità che lo contraddistingue. Volendo trovare una pecca Dyson non è certo un vero playmaker (solo tre volte sopra i 5 assist, 1 volta solo con 10) e fa fatica quando deve gestire l’attacco e non può attaccare di prima intenzione il suo difensore; in questo senso Bulleri era il cambio perfetto ma purtroppo il grave infortunio del Bullo mettono in difficoltà tutta Brindisi. Bucchi dovrà pretendere di più da Dyson anche come play e se l’americano riuscisse ad affinare anche questa capacità allora assisterremo ad una salto di qualità notevole, suo e di tutta la squadra, per la gioia dei tifosi brindisini.