In questa settima giornata di Serie A va di scena, nell’anticipo dell’ora di pranzo, la sfida d’alta classifica tra Fiorentina e Lazio, mentre successivamente alle tre il match Torino-Udinese.
Fiorentina-Lazio 0-2 (35′ Đorđević, 91′ Lulic)
FIORENTINA (4-3-2-1): Neto, Tomovic, Savic, Rodriguez, Alonso, Aquilani, Pizarro, Kurtic, Fernandez, Cuadrado, Babacar. Allenatore: Montella. A disposizione: Tatarusanu, Richards, Hegazi, Basanta, Pasqual, Badelj, Borja Valero, Brillante, Vargas, Ilicic, Joaquin, Bernardeschi.
LAZIO (4-3-3): Marchetti, Cavanda, De Vrij, Ciani, Radu, Parolo, Biglia, Mauri, Candreva, Đorđević, Lulic. Allenatore: Pioli. A disposizione: Berisha, Strakosha, Novaretti, Konko, Peririnha, Braafield, Gonzalez, Onazi, Ledesma, Ederson, Felipe Anderson, Klose.
Montella sceglie Kurtic in mediana, davanti Babacar sarà supportato da Cuadrado e Mati Fernandez. In difesa, davanti a Neto, spazio a Tomovic, Rodriguez, Savic e Marcos Alonso, per un 4-3-2-1 dove la posizione dello sloveno ex Sassuolo e Palermo potrebbe anche diventare più avanzata a seconda delle situazioni.
Tra i biancocelesti, Pioli conferma il 4-2-3-1 che tante soddisfazioni sta dando: Cavanda, De Vrij, Ciani e Radu comporranno la linea a quattro in retroguardia a protezione di Marchetti; in mediana, a fungere da frangiflutti, saranno invece Biglia e Parolo. Davanti Mauri agirà tra le linee, con Candreva e Lulic ai suoi fianchi pronti ad inserirsi e mettere cross invitanti per Đorđević.
Partita vivace e spumeggiante: entrambe le formazioni per tutta la durata della partita non arretrano di un metro e si scambiano colpo su colpo azioni veloci e importnati. Nonostante l’equilibrio che regna sul campo, sono gli ospiti a fare la differenza, seppur minima, e a portare così a casa la vittoria e i tre punti. Bastano, infatti, un goal per tempo per dare il successo alla Lazio di Pioli, che è di nuovo premiato per la scelta di Đorđević, che apre le marcature al 35′ del primo tempo, e per il gran agonismo di tutta la sua squadra.
Sulla sponda dei padroni di casa si piangono lacrime amare, ma non troppo: la squadra, nonostante il momento di difficoltà e la posizione in classifica inferiore alle aspettative, ha dimostrato di avere comunque carattere e voglia di rimettersi continuamente in gioco. Montella, sempre sfortunato a causa dei guai fisici dei suoi, dovrà inventarsi qualcosa il più presto possibile, per mettere a posto le cose, prima che si cominci a parlare di vera e propria crisi.
TORINO-UDINESE 1-0 (62′ Quagliarella)
TORINO (3-5-2): Gillet; Bovo, Jansson, Moretti; Molinaro; Benassi, Vives, Gazzi, Peres; Amauri, Quagliarella. Allenatore: Ventura. A disposizione: Padelli, Castellazzi, Silva, Maksimović, Darmian, Nocerino, Sánchez Miño, Perez, Farnerud, Martinez.
UDINESE (4-3-2-1): Karnezis; Widmer, Heurtaux, Danilo, Pasquale; Pinzi, Allan, Evangelista; Fernandes, Thereau; Di Natale. Allenatore: Stramaccioni. A disposizione: Brkic, Meret, Belmonte, Domizzi, Bubnjic, Piris, Badu, Hallberg, Fernandes, Geijo, Muriel.
Nel Torino, Ventura rinuncia a Maksimović dal primo minuto e schiera Jansson in difesa insieme a Bovo e Moretti. Darmian è recuperato e gioca con Peres sul versante opposto. Benassi viene preferito a Sánchez Miño mentre il tandem offensivo è composto da Quagliarella ed Amauri. Stramaccioni risponde con una linea difensiva a quattro con Danilo ed Heurtaux coppia centrale. Allan giostra in cabina di regia, coadiuvato da Pinzi e Bruno Ferndandes. Lucas Evangelista è la grande sorpresa di giornata e viene schierato sulla trequarti insieme a Thereau. Di Natale è l’unico riferimento offensivo.
L’arbitro Russo alle tre in punto dà il via alla partita tra Torino e Udinese all’Olimpico di Torino. Nel primo tempo, il grande vincitore è la tattica: sì, perchè le due squadre passano i primi 45′ a studiarsi e a cercare di capire quale sia la via da percorrere per trovare le reti e la vittoria.
L’Udinese, forse troppo imballata e rinunciataria, è sicuramente molto diversa dalla bella sorpresa che si è dimostrata in quest’inizio di campionato: attacco senza idee e intrappolato nella maglia difensiva granata che, al contrario, è la squadra che crea di più e che più cerca la vittoria. Forse Stramaccioni e i suoi si stanno cullando un po’ troppo sui tanti punti conquistati finora, che non sono comunque abbastanza per permettersi di affrontare con sufficienza una squadra come quella di Ventura.
Bene il Toro che vince grazie al cuore, ma non al gioco. Tuttavia, è importante che questa disparità tra gioco, appunto, e cuore si assottigli fino ad equilibrarsi e, soprattutto, che anche gli altri attaccanti comincino a segnare, per spezzare questa dipendenza da Quagliarella.