Sono volti e stati d’animo diametralmente opposti quelli dei tifosi dell’Inter e del Napoli, dopo questa seconda giornata di Serie A.
I nerazzurri, all’esordio in campionato tra le mura amiche, annientano per 7-0 i ragazzi del Sassuolo, e ripetono così l’impresa compiuta, un anno prima, sempre contro i neroverdi. Al San Paolo invece, un Napoli piccolo piccolo, scosso da una settimana di critiche e polemiche, perde per 1-0 contro un Chievo Verona in versione bestia nera.
INTER – SASSUOLO 7-0 (4′, 30′, 53′ Icardi, 21′ Kovacic, 43′, 72′ Osvaldo, 74′ Guarin)
Non poteva cominciare meglio la nuova stagione dell’Inter davanti al suo pubblico. I ragazzi di Mazzarri, dopo la prova incolore offerta a Torino, sfatano il tabù San Siro - dove avevano vinto una sola volta nelle ultime 5 partite – e sfornano una prestazione convincente e divertente. Segnali positivi in ogni ruolo: dal primo gol in Serie A di Mateo Kovacic, alla grande solidità difensiva, dall’acchiappatutto Medel ad un Icardi – una tripletta per lui oggi – sempre più decisivo.
Bastano 4 mintuti ai padroni di casa per andare in vantaggio, pronti via e Icardi sfrutta un’incertezza di Consigli – esordio da dimenticare per l’ex atalantino -, aprendo le danze nerazzurre. È il preludio di una goleada: l’Inter non gioca benissimo, ma mette sul campo tanta corsa, tanta grinta e una straordinaria cattiveria in zona gol; Kovacic raddoppia al 21′, poi tocca di nuovo a Icardi al 30′ e in chiusura di primo tempo c’è anche spazio per la prima rete di Osvaldo davanti al suo nuovo pubblico. 4 a 0 e partita già agli archivi.
Il secondo tempo è una formalità, l’Inter passeggia sui resti di un Sassuolo scarico, demotivato e nervoso – vedi alla voce: Berardi, espulso al 60′ per una gomitata a Juan Jesus -. Al 53′ Icardi perfeziona la sua tripletta personale, poi sale in cattedra anche Guarin, il mister x dell’estate nerazzurra, rimasto a Milano e deciso a riprendersi una maglia da titolare: al 72′ il colombiano serve un assist d’oro ad Osvaldo e due minuti più tardi l’italo-argentino gli restituisce il favore. 7 a 0 e tutti felici, archiviati dubbi e malumori l’Inter sembra pronta per dire la sua nella lotta al vertice; male, malissimo Di Francesco, lui che aveva affermato di aver imparato dalla débâcle dell’anno scorso, evidentemente aveva bisogno di ripassare.
NAPOLI – CHIEVO VERONA 0-1 (49′ Maxi Lopez)
I più scaramantici avranno dato la colpa al nuovo completino color jeans – e come dar loro torto -, di sicuro qualcosa al Napoli oggi è andato storto. La squadra di Benitez cerca nel proprio stadio tre punti che darebbero morale ad un ambiente agitato dopo la precoce eliminazione dalla Champions League e la vittoria non brillante a Genova. L’ostacolo da superare si chiama però Chievo Verona, storica bestia nera dei Partenopei, uno scoglio contro cui gli azzurri si sono più volte incagliati nella loro storia.
I padroni di casa partono con l’aggressività giusta, ma la difesa gialloblù, merito anche di un Bardi in giornata di grazia, tiene botta a tutte le offensive azzurre. Al 26′ il Napoli ha un’ occasione ghiottissima per sbloccare il match: Higuain viene steso in area da Cèsar e Giacomelli concede il calcio di rigore; sul dischetto va lo stesso Higuain – perfetto dagli 11 metri nella scorsa stagione -, ma la sua conclusione viene neutralizzata da un super Bardi. Il Napoli perde fiducia e man mano si slega, i Partenopei attaccano a folate, senza dare l’impressione di avere davvero il controllo della partita.
La ripresa si apre dove era terminato il primo tempo, ovvero con un grande intervento di Bardi su Zuniga; la giocata dell’estremo difensore clivense dà una scossa a tutta la squadra, che sul ribaltamento di fronte architetta un contropiede perfetto, e si porta in vantaggio con Maxi Lopez – rete n°30 per lui in Serie A -. Chievo in vantaggio e Napoli sulle ginocchia.
Nemmeno l’assedio al fortino degli ultimi minuti riesce a spostare l’inerzia di una partita da dimenticare per il Napoli, che avrebbe bisogno di tempo per ricompattarsi e fare mente locale, ma giovedì c’è già l’Europa League e di tempo, proprio non ce n’è.