Yukio Mishima;
Tetralogia “Il mare della fertilità”;
1. Neve di primavera (Haru no Yuki – 1965/1967)
2. Cavalli in fuga / A briglia sciolta (Honba – 1968)
3. Il tempio dell’alba (Akatsuki no Tera – 1970)
4. La decomposizione dell’angelo (Tennin Gosui – 1970)
Autore: Yukio Mishima
Serie: #1 della tetralogia “Il mare della fertilità”
Edito da: Feltrinelli
Prezzo: € 12.00
Genere: Romanzo Contemporaneo, Amicizia, Amore, Introspettivo
Pagine: pp. 320
Voto:
Trama: Questo è il romanzo che dà inizio alla tetralogia “Il mare della fertilità”, che ha per protagonista il nobile Kiyoaki e il suo amico Honda.
In questo primo episodio, ambientato nel 1912 a Tokyo, troviamo Kiyoaki e Honda da giovani, all’inizio della loro amicizia: mentre il primo è ricco e raffinato, il secondo è più modesto e moderno, ma anche più forte ed equilibrato. Kiyoaki è l’emblema del modello di uomo giapponese nella letteratura classica: colto, nobile, raffinato, sensibile, educato, silenzioso, fragile e quasi femmineo. La storia si concentra dapprima sull’amicizia un po’ strana tra i due giovani, poi sposta l’obiettivo sulla scoperta dell’amore da parte di Kiyoaki nei confronti della bella Satoko, promessa sposa a un principe. Da qui in avanti la vicenda prende una piega tragica: dopo aver ammesso con difficoltà il proprio amore reciproco, i due ragazzi danno inizio a una relazione clandestina che sfocia in un aborto. Per il trauma, Satoko si rinchiude in un monastero, a completamento del modello classico che ricorda molto il Genji Monogatari.
“Sarebbe meraviglioso”, pensò, “se potessimo unire così saldamente
l’essenza del mondo con quella del nostro cuore!”
Recensione :
“Neve di primavera” è uno dei migliori romanzi di Mishima, il cui stile si è evoluto rispetto ai lavori precedenti, soprattutto dopo “Il padiglione d’oro”.
La trama è così ben strutturata da non far sentire il peso di quest’opera, prima di una tetralogia: anche letto da solo, il libro può essere pienamente apprezzato. Ciò che non tutti possono comprendere, invece, sono i riferimenti culturali che impregnano lo stile dell’autore: innanzitutto, nella traduzione, si perde tutta la parte “visiva” che caratterizza la lingua giapponese, il cui stile si forma in gran parte grazie alla ricerca di kanji rari e colti, oppure contenenti concetti che lo scrittore ritiene importanti ma che è impossibile trasferire in altre lingue.
In secondo luogo, elementi classici come le descrizioni dei luoghi, delle case e delle persone, derivate direttamente dalle opere più importanti della letteratura giapponese, non sono spiegati in nota e di conseguenza si confondono e si perdono all’interno della narrazione.
Photo by Arlene Esteban-Richards
Così come ogni edizione della Commedia di Dante è corredata da parafrasi e note che spiegano i significati simbolici delle parole, altrettanto sarebbe auspicabile per gli autori giapponesi, il cui retroscena storico, politico e culturale è pressocché sconosciuto in Italia.
Ciò che resta di un autore come Mishima, al di là del significato delle sue opere, è la delicatezza del suo stile. In questo romanzo raggiunge l’apice della raffinatezza stilistica nel coniugare il sentimento di perdita e lontananza ad una narrazione complessa e ben studiata. Se pure i personaggi hanno un carattere stereotipato, ciò non danneggia affatto la bellezza complessiva dell’opera: i moti interni di un cuore adolescente e la scoperta dell’innamoramento, per poi passare alla sofferenza e al senso di perdita, sono descritti magistralmente.
Memorabili le descrizioni delle stagioni, presenti già nel titolo (“neve” = inverno; “di primavera” sottolinea il passaggio a una nuova fase).