Sherlock per molti aspetti non è una serie. Nel senso che rispetto ad altri prodotti del genere presenta diverse anomalie: gli episodi, per esempio, sono quasi tutti stand alone (slegati gli uni dagli altri) e durano quasi due ore l’uno, rendendo di fatto il prodotto più simile a dei film per la TV che ad una vera e propria serie televisiva. Oltretutto, ogni stagione è composta da soli tre episodi, e non esce annualmente come le normali serie TV, ma un po’ quando gli pare, nel senso che il pubblico è in fremente attesa della quarta stagione ormai da alcuni anni (sempre meglio che star aspettando i libri di Game of Thrones, comunque).
Tuttavia, si tratta pur sempre di un prodotto destinato al pubblico a casa, costituito da episodi continuativi e con personaggi ricorrenti, quindi tagliamo la testa al toro: nei suoi aspetti principali si può considerare una serie TV.
Sherlock ripropone le avventure del celeberrimo detective del 221B di Baker Street, traslitterate nel ventunesimo secolo. Il personaggio nell’ultimo decennio sembra star vivendo un nuovo apogeo di gloria: dopo i film interpretati da Robert Downey Jr. e questa stessa serie, infatti, esiste pure un’altra serie TV dedicata al medesimo personaggio, dal carattere più tradizionale (Elementary - ma la qualità è nettamente inferiore), e recentemente è anche uscito un film, col detective ormai invecchiato interpretato da sir Ian McKellen (Mr.Holmes - il mistero del caso irrisolto).
Data la concorrenza, cosa offre quindi Sherlock che lo rende un prodotto assolutamente preferibile a tutti i suoi omologhi? Beh, si potrebbe iniziare dalla riallocazione temporale, resa con molta originalità, ma che in realtà non cambia l’essenza dei personaggi (soprattutto del personaggio principale) e della sceneggiatura. Ma il punto non è quello.
Cosa allora? La risposta è semplice: Benedict Cumberbatch. L’attore inglese sembra essere letteralmente nato per questo ruolo, la sua interpretazione è assolutamente magistrale: se vi è piaciuto come voce del drago Smaug ne Lo Hobbit o come Alan Turing in The Imitation Game, sappiate che la sua performance come Sherlock Holmes è anche superiore a queste due.
Rispetto al detective descritto nei romanzi, lo Sherlock Holmes della serie è più giovane, ma dal cervello altrettanto frenetico, dai modi altrettanto bizzarri e dal carattere altrettanto imprevedibile. Watson invece viene presentato come un medico militare, veterano della guerra in Afghanistan, il cui pensionamento anticipato causa infortunio lo porta a cercarsi un coinquilino, non essendo in grado di pagarsi l’affitto da solo.
Con loro ricorrono tutti i personaggi abituali delle avventure del detective londinese: l’ispettore Lestrade di Scotland Yard, Mycroft Holmes - fratello del detective che lavora per l’MI6, i servizi segreti britannici - e naturalmente l’arcinemesi di Holmes, Jim Moriarty (nella serie spogliato del titolo di professore).
Si tratta di un prodotto televisivo di altissima qualità, che non solo fa rivivere con il sapore della contemporaneità le avventure di uno dei personaggi più amati della storia della letteratura, ma grazie all’interpretazione superlativa di Cumberbatch coinvolge anche gli spettatori nel vorticoso flusso di ragionamenti di una mente fuori dal comune - e guai a definire il nostro eroe uno psicopatico; è "solo" un sociopatico iperattivo.
Luca Romano
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