Servizio Pubblico di Santoro stabile all'8% di share

Creato il 02 dicembre 2011 da Dagored
 (Michele)
Arresta la perdita di pubblico, la nuova trasmissione di Santoro, e conferma gli oltre 2 milioni di spettatori e l'otto per cento di share registrato la settimana scorsa. Un risultato notevole, che conforta sulla volontà degli italiani di cercare d'informarsi sulla crisi finanziaria che colpisce il paese da anni, sulle sue cause e sulle manovre del governo per cercare di uscirne fuori.
Secondo il mio parere la trasmissione di Santoro è pure fin troppo lunga e dispersiva, con il rischio di perdere il pubblico per stanchezza, con alcuni siparietti inutili e stucchevoli.
Sarà perchè sono uno dei pochi italiani a non aver mai considerato Marco Travaglio un grande giornalista, ma i suoi interventi, mancando di verbali giudiziari da divulgare, appaiono veramente inutili e noiosi, perchè i suoi interventi "satirici" fanno ridere soltanto lui e se il suo compito è quello di fare il Crozza della situazione, sarebbe meglio ingaggiare il Crozza vero.
 (Marco)
Per di più i suoi interventi non sono neanche originali, essendo cose già pubblicate nei giorni precedenti sul suo giornale, ma questo sarebbe il minimo.
Le inchieste filmate sono troppo slegate dal contesto del dibattito in studio, anche se l'argomento affrontato è lo stesso, come ieri quello dei conflitti di interesse tra banchieri, politici e imprenditori. Sfido a dimostrare quanti spettatori, tra quelli completamente a digiuno dei problemi finanziari del gruppo Ligresti, abbiano compreso come e perché don Salvatore e i suoi figli continuino ad amministrare il loro impero nonostante perdite di circa un miliardo e mezzodi euro.
In questo la trasmissione Report di Milena Gabanelli sa essere più analitica, precisa ed esauriente.
Molto meglio il dibattito in studio, miracolosamente tornato ad essere tenuto con toni e contenuti civili, come si conviene tra gentiluomini. Un effetto del governo tecnico sganciato dai partiti politici, che ha portato oggi anche i più solitamente accesi protagonisti di tante risse televisive a guardare le cose con uno sguardo più distaccato e a criticarle pacatamente e con ragionevolezze.
Il problema è, com'è stato ieri, che vedere discutere di come risolvere i problemi attuali persone che, in qualche modo, hanno contribuito a crearli, fa un po' specie.
 (Claudio Costamagna e Carol)
Perché deve essere ben chiaro a tutti che sia Sergio Cofferati, sindacalista della Cgil, sia l'ex ministro Renato Brunetta, sia Claudio Costamagna, ex banchiere pentito di Goldman Sachs e grande amico di Romano Prodi, sono per la loro parte, responsabili di quello che sta accadendo. Ma oggi, la particolare situazione politica ha fatto si che, in un pacato e civile dibattito, ognuno di loro ha portato un tassello al grande puzzle della verità sul grande e sempre coperto vero problema che assilla questo paese: l'intreccio perverso di interessi tra i veri potenti dello stato, che interpretano speso più parti in commedia.
Si rivela pertanto la verità sulla mancanza di una legge sul conflitto d'interesse, mai discussa prima dell'arrivo sulla scena politica di Silvio Berlusconi e dopo sempre minacciata (contro il cavaliere di Arcore) ma mai realizzata, per il semplice motivo che, come scrissi ormai molti mesi or sono, quello di berlusconi era solo il grande conflitto d'interessi dietro al quale altri migliaia prosperavano tranquillamente.
Questo dovrebbe far capire che qualunque provvedimento verrà preso dal governo Monti sarà inutile, se prima non si provvederà ad una riforma dell'assetto istituzionale, politico e economico finanziario del paese che delimiti chiaramente i compiti e i limiti di ogni ruolo e ridimensioni l'apparato dei partiti, vera pompa idrovora che prosciuga i conti pubblici per alimentare le proprie clientele elettorali.
Il governo Monti sembra francamente non dare grandi garanzie in questo senso. Oggi perfino La Repubblica si è accorta di quanti conflitti d'interessi si annidano nel nuovo esecutivo tecnico, dopo due settimane passate ad osannarle la "sobria" eleganza, anche se le è sfuggito quello più grande: quello col Vaticano.
Perchè non solo molti ministri del nuovo governo, a cominciare dallo stesso Monti, provengono dall'area cattolica, ma la nomina di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, a ministro per la Cooperazione internazionale e l'integrazione, fanno capire che non solo i ben noti privilegi della Chiesa cattolica non verranno scalfiti, ma che le risorse pubbliche rischiano ancora di essere usate non per migliorare la vita dei cittadini, ma per perseguire scopi di associazioni private.
 (Andrea Riccardi)
Basti solo pensare a cosa potrebbe condurre la istituzione, in se logica e razionale, del reddito minimo di cittadinanza, di cui pare si stia discutendo, se il diritto fosse applicato secondo la visione ecumenica della comunità di Ricciardi, che solo pochi giorni fa chiedeva di aumentare i flussi di immigrazione quando lo stesso neo ministro del lavoro avvertiva che c'erano già troppi cittadini extra comunitari disoccupati che per quest'anno non si sarebbe potuto sopportare nessun nuovo ingresso di immigrati.

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