Almeno fino all'intervento di Rampini che, in collegamento dall'America spiegava come lì ci si stupisca che si parli ancora di Berlusconi. In America una sentenza di condanna si applica e basta. In Italia no: una sentenza contro un politico è una sentenza politica, dunque discutibile. Un imprenditore che non bonifica, dopo una sentenza di un giudice, finisce in galera.
Qui invece vediamo i soldati avanzare tra le rovine cantando “Topolin, topolin”, come nel film di Kubrik. Soldati ministri che spandono ottimismo, parlano di ripresa e luce in fondo al tunnel, parlano di manovra che toglie le tasse. Banche solide (e ieri i bancari erano in sciopero), conti in ordine (e il debito aumenta e il pil peggiora più delle previsioni).
Nella copertina, Santoro ha citato questa immagine per descrivere il nostro stato. Un giovane su 2 è senza lavoro. Regaliamo all'estero non solo le nostre imprese (quelle che ancora non sono chiuse) ma anche i neolaureati alla Bocconi. Eppure ci dicono che non è colpa dell'euro. Che la Padania è più forte della Germania. Grillo dice che questa volta o la va o la spacca (alle prossime elezioni). Solo in Italia si fa una valutazione politica su una legge votata dal Parlamento (la Severino). Voto palese o voto segreto? La Severino può essere retroattiva. Renzi che vuole fare la riforma della giustizia per introdurre la responsabilità dei magistrati, dovrebbe preoccuparsi della certezza delle sentenze.
Gli imprenditori se ne vanno in Svizzera non solo per la burocrazia (di meno), ma anche perché lì c'è la certezza del diritto. E vale per il Marchionne e gli operai licenziati, per le case abusive da abbattere e per le tasse evase. All'estero, se non si rispetta la sentenza di un giudice è oltraggio alla corte.
Qui si discute. Le sentenza si ricorrono, tanto non costa nulla. Infine il caso Cancellieri, che dovrà chiarire sul suo aiuto dato alla signora Ligresti, altrimenti anche lei ingrosserà le fila dei ministri che tra le rovine cantano “topolin topolin”.
Un breve servizio di Bertazzoni, che invano ha chiesto ai deputati PDL sul futuro del governo Letta, ha aperto la puntata. La prima domanda agli ospiti è stata un commento sulla vicenda del ministroCancellieri. Chiarirà in aula, han detto più o meno tutti. Ci sono dubbi, certo. Vedremo se finirà come il caso Alfano o come il caso Ruby.
Gli ospiti erano i giornalisti Mentana, Belpietro, e i deputati Mauro e Nitto Palma.
Argomento della puntata, la decisione della giunta, il voto palese, i timori per il governo. Nitto Palma ha fatto un suo ragionamento articolato, dove alla fine il punto chiave era la gravità della scelta della giunta, un cambiamento di decisione fatto in corsa. Decisione che costituisce un atto di rottura nei confronti del PDL da parte dei suoi alleati.
Si poteva anche attendere la decisione della Consulta sulla legge Severino.
Sullo sfondo di questa scelta, ha ricordato Mentana, ci sono le elezioni, c'è la partita dentro il PD con la sfida dei renziani contro il resto del partito. È stato un provvedimento contra personam, ha concluso il giornalista.
Le divisioni nei partiti, anche nei confronti del governo, si
riflettono su questo voto, il commento di Travaglio: Renzi ha dato
una accelerazione al voto palese e Renzi vorrebbe andare al voto
subito.
Il ministro Mauro ha spiegato allora come tutta la situazione faccia il gioco di Berlusconi: questo vuol dire tornare nella palude degli anni scorsi che non gioverebbe certamente al Paese.
L'intervento di Travaglio: il pensiero unico nel paese.
Dal
vocabolario unico di Berlusconi, a quello di Napolitano, quello
dell'inciucio: sopire, troncare, stabilità, no problemi divisivi.
Le
polemiche su voto palese o meno nascondono due fatti, ha commentato
il vicedirettore del Fatto: che abbiamo un abusivo in Senato e che il
PD non si fida dei suoi.
Belpietro ha criticato la manovra del
governo: non va da nessuna parte e aumentano pure le tasse (come
quelle sulla casa, che nemmeno sono state definite). Il giornalista ha anche ricordato la vicenda delle pensioni d'oro, che Monti voleva tagliare e che oggi ci tocca restituire ai fortunati, pure con gli interessi.
I
fondamentali di Dragoni.
Per fortuna c'è qualcuno che ci
ricorda come stanno le cose: i conti pubblici non sono in ordine, il
PIL è al -1,8%, dato peggiore tra i paesi del G7.
La
disoccupazione giovanile è al 40%: ai 3 milioni di disoccupati si
aggiungono altri 3 milioni di scoraggiati.
I nuovi poveri sono 4.8
milioni, dice l'Istat.
La pressione fiscale è in crescita e
ancora non sappiamo dove prendere i 2,4 miliardi per la rata
dell'IMU.
L'Iva è aumentata, ma sembra una tassa figlia di
nessuno.
Ma Letta è stato comunque generoso con le banche avendo
messo nella legge di Stabilità la proposta dell'ABI: poter mettere a
bilancio in cinque anni le perdite, anziché spalmarle in 10
anni.
Potendole mettere a bilancio, ci saranno meno tasse per lo
stato: si è stimato un guadagno per le banche di 18 miliardi di
euro.
Ma Saccomanni dice che le banche sono sane e robuste,
sebbene l'ABI abbia disdetto unilateralmente i contratti di lavoro e
le sofferenza bancarie siano arrivate a 142 miliardi di euro.
Report
lunedì ci ha poi ricordato come mai le banche sono in questo stato,
parlando dei casi Zunino e Zaleski.
Ma la luce è in fondo al
tunnel, no?
Le banche sono diventate come un gelato, senza più gusto. Ma non saranno gli italiani a mangiarselo ..
Federico Rampini in collegamento dagli Stati uniti.