Magazine Diario personale
Caro servizio sanitario,
parliamo.
Nel mio ultimo anno di vita ho passato il tempo a scrivere lettere a destinatari inesistenti. E no, inesistenti non è una scelta lessicale erronea, è proprio così, inesistenti.
Ho scritto ad un datore di lavoro (ditemi che esiste, su dai, provateci) e adesso a te, mon cher.
Servizio sanitario vedi,
io le raccomandazioni ormai le capisco e le compatisco. Io non invidio o provo rabbia per i raccomandati, provo tanta pena. Immagina come deve essere brutto per delle persone essere talmente coscienti del proprio scarso valore da cercare aiuto altrove, da sapere di non farcela da soli, perchè poco preparati, poco intelligenti, poco volenterosi.
E' una tristezza immensa se ci pensi, gente conscia di essere inutile, si abbassa a farsi dare una sana pedata, per arrivare là dove mai arriverebbe per merito.
Che mortificazione, che brutta cosa.
E quindi insomma, 5 minuti di silenzio per questi poveri uomini o donne e passiamo a noi.
Dicevo che i raccomandati, pace all'anima loro, li comprendiamo anche: non funziona niente perchè i nostriuffici sono pieni di questa povera gente, li utilizziamo come rifugio degli inutili.
Però vabbè, pazienza, non potremo spedire una lettera, nervi a go go, ma nessun morto.
Invece servizio sanitario parliamo dei TUOI raccomandati.
Io sono siciliana, noi isolani abbiamo il mare e non meritiamo medici, per punizione.
Per avere un parere medico dobbiamo espatriare, in caso di urgenza pregare.
Però, servizio sanitario, dimmi una cosa.
Tu, tramite lo stato, altro destinatario immaginario, sostenete controlli e minchiate varie.
Ma, mon cher, dimmi un po', come mai i medici prendono prenotazioni con la mutua 2 volte al mese? E come mai, coincidenza puttana, quando i medici sono pieni (quelli della mutua), i macchinari dell'ospedale sono STRANAMENTE fuori uso?.
Converrai con me che è un caso quantomeno curioso.
E dimmi un'altra cosa, come mai i medici dell'ospedale, dopo che ti visitano, ti suggeriscono una visita SPECIALISTICA?
Ma loro che sono, fruttivendoli?
Cioè andassi da uno con un'insegna del tipo "serrande qui", lamentandomi del mal di schiena, me lo aspetto che mi dica "stellamia vai da un medico", ma un medico che mi dice "stellamia vai da un medico" mi pare, come dire?, quantomeno curioso?
Perchè la gente fa carte false per cambiare reparto? Perchè la gente ha paura di essere ricoverata in un determinato reparto perchè il primario, cugino/nipote/trombamico di un politico "nella migliore delle ipotesi non capisce un cazzo?".
Mi incuriosisce tutto ciò.
Ma, amico immaginario, una cosa soprattutto.
Io non sono un medico e, per fortuna, soffro ancora, per fortuna l'empatia mi è rimasta, sto male una giornata anche se vedo un gattino malato.
Capisco che i medici, per sopravvivere, diminuiscano, affievoliscano l'empatia.
Ma empatia non è sinonimo nè di educazione, nè di intelligenza.
Quindi caro medico capace di rispondere, alla richiesta di info:
"aspittamu ca fa u bottu" (aspettiamo che faccia il botto);
"portatevelo, tanto muore";
e altre cose IRRIPETIBILI, non ti auguro nè morte nè malattie, sono una persona empatica IO, ti auguro di incontrare un medico come te, un medico che ti tolga la speranza, ti dica le stesse cose, ti faccia provare quello che tu fai provare alla gente.
E succederà, credo nel destino e credo che la ruota giri.
E se non gira posso sempre lanciartela in testa.
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