Massimo Di Vincenzo, “Sesso droga & Rococò”, Arcana Editore 2014
Di SONIA CAPOROSSI
L’idea da cui è nato il libro Sesso, droga e rococò nacque due anni fa, inizialmente realizzata come format radiofonico andato poi in onda, condotto da Massimo Di Vincenzo, il 27 aprile 2013 su Il cantiere di Rai Radio Tre. L’autore, attore teatrale che da sempre nutre una passione smodata per il melodramma, successivamente ha preso accordi con la casa editrice Arcana per farne un libro storico e filologico, una sorta di manuale metagenere dei falsettisti nella musica classica, pop e rock. Critica Impura ha intervistato Massimo Di Vincenzo per saperne di più.
SC: Ciao Massimo. Raccontaci come è nato in te l’interesse per il falsettismo.
MDV: Tutto ebbe inizio tre anni fa quando mi recai in libreria per cercare un testo simile. Ma non trovai niente e allora cominciai a fare una ricerca sui siti delle biblioteche nazionali. Idem come sopra, anche lì non uscì fuori nulla di simile. Fu proprio in quel momento che dissi a me stesso: “Ti piacerebbe leggere un libro simile? Bene, allora devi scriverlo tu!” Sicuro del fatto però che avevo già una discreta informazione sul fenomeno dei castrati. Sia grazie a un film che avevo visto e rivisto: Le voci bianche di Pasquale Festa Campanile e Massimo Franciosa del 1964, e il più recente Farinelli – Voce regina di Gérard Corbiau del 1995, e sia ad alcune letture fatte tempo prima come il romanzo di Anne Rice Un grido fino al cielo o il saggio di Giovanni Sole Castrati e cicisbei. Oltre, ovviamente, alla marea di canzoni cantate in falsetto di vario genere che ho in mente da bambino ad oggi. Quindi le domande e l’accostamento nacquero spontanee: A) riflettevo sul fatto che la castrazione per scopi belcantistici non si praticava da più di un secolo eppure continuavo a vedere e sentire cantanti che seguitavano a usare il falsetto o a reincarnarsi vocalmente con tale tessitura. B) L’androginia e l’ambiguità del divo evirato cantore del Settecento continuano ad essere usate da molti frontman per sedurre i fan oltre che con la voce anche con il corpo. Con il physique du role, si direbbe. C) I macchinari spettacolari, il trucco, i costumi sfarzosi del periodo barocco e rococò sono adottati come metalinguaggio musicale e scenico da svariate band internazionali. E allora, come ho detto sopra, mi sono messo sotto per tre anni a studiare, ascoltare, intervistare, comparare ecc. per dar inizio a quest’affascinante storia del falsetto che, come hai precisato tu, ha avuto un debutto come format radiofonico prima di diventare un libro vero e proprio.
SC: Sesso, Droga e Rococò: ci spieghi il senso del trinomio che campeggia nel titolo?
MDV: Il titolo è una simpatica provocazione (almeno spero di esserci riuscito) che strizza l’occhio, storpiandolo, al titolo del famoso brano di Ian Dury del 1977 Sex And Drugs And Rock And Roll. Al di là del gioco di parole vi è un parallelo tra il periodo barocco-rococò e il periodo rock ‘n’ roll che ben giustifica la mia scelta, oltre a ciò che ho detto sopra. Il SESSO: nel nostro immaginario vediamo la rockstar come un uomo propenso al sesso più sfrenato e occasionale, grazie alla sua notorietà. In poche parole egli non ha nessuna difficoltà di tempistica seduttiva o di scelta, poiché le o i fan si potrebbero concedere facilmente. Viceversa i castrati, o meglio i bambini da poco evirati che frequentavano i conservatori per studiare canto, avevano un aspetto efebico fortemente seducente (assieme a quella loro espressione di infantile smarrimento, data la violenza che avevano subito e l’allontanamento per sempre dalla famiglia), un aspetto dicevo tale da essere oggetto di trastullo sessuale da parte di un maestro o di un potente di turno. Una “sessualità” più subita che cercata. La DROGA: anche qui non facciamo nessuna fatica ad associare il binomio rockstar–droga. La lista è lunghissima. Ma con i cantanti castrati dov’è il nesso? Ebbene, al bambino che veniva praticato il taglio era somministrata a mo’ di anestesia una miscela fatta con vino caldo, miele e oppio. Quest’ultima sostanza, non è per niente escluso che sia potuta essere assunta anche in fase adulta (dopo i quaranta anni), dal momento in cui l’evirato cantore (soprattutto quella stragrande maggioranza che non ha fatto una carriera stellare), avrebbe potuto soffrire di depressioni causate dalla mancanza delle ghiandole genitali, come anche dalla triste condizione sociale che era costretto a vivere. ROCOCÒ: è il parallelo di un’epoca con mode, costumi e musica dall’apparenza intramontabile con la società del rock. Anche essa frastornante, mescolata ed estrema.
SC: Dai primi evirati del Rococò, Ferri e Farinelli, ai falsettisti dell’hard rock, al pop dei Bee Gees fino ad arrivare alla new wave dadaista di Klaus Nomi, controtenore non evirato, il percorso strutturato in schede di lettura è lungo, vario e accidentato. Quale metodologia ermeneutica hai utilizzato come filo conduttore sotteso all’intero tuo lavoro, per mettere insieme espressioni musicali così diverse?
MDV: Per prima cosa ho cercato di dare un ordine cronologico all’uso del falsetto. Nasce come tessitura naturale nei cori delle chiese nel quarto secolo d.C., per poi diventare artificiale con la castrazione nel tardo Cinquecento per poi ridiventare naturale dal 1903 (dato il divieto papale) sempre durante le funzioni religiose. Quando poi si passa al secondo capitolo del libro La rinascita: i controtenori del Novecento, è ovvio che il percorso che io proponga sia forzato. Perché nel bel mezzo della rinascita vocale barocca da parte dei falsettisti artistici dalla metà degli anni Quaranta, si stava già diffondendo il cantato in falsetto (come linea principale o come abbellimento corale nei ritornelli) nella musica nera spiritual, rhythm‘n’blues e doo wop. Si riprende poi la storia con il falsetto pop dei primi anni Sessanta con i Beach Boys e si arriva al 2014 con la canzone Happy di Pharrell Williams. Nel tragitto del quale ci sono capitoli dedicati ai gruppi e cantanti italiani, e quelli dedicati al rock, hard rock ed heavy metal. Un filo conduttore l’ho dovuto per forza di cose segnare. Ma ciò non toglie, ed è questo il bello del libro, che si può tranquillamente spaziare e saltare con la lettura e con gli ascolti dei brani da un capitolo all’altro o da un cantante all’altro ricreando così una Storia del falsetto dai castrati all’heavy metal a proprio gusto e piacimento.
SC: Quale è il destino del virtuosismo vocale dei controtenori nella musica non classica di oggi?
MDV: Quello che sto notando è che il cantante falsettista pop continua a prendersi una sua nicchia di spazio soprattutto nei talent show televisivi, sia nazionali e sia esteri. Come ho spiegato nella conclusione del mio libro, è una tessitura altamente performativa ma sempre in bilico tra il serio e il ridicolo. Dipende dall’uso o dall’abuso che il vocalist ne fa. Un caso per tutti è il cantante Mika che, aldilà dei suoi brani e delle liriche tendenti alle volte al puerile, dimostra di essere padrone della tessitura naturale e in falsetto. Una tecnica che è definita dai vari addetti ai lavori come Belting. Se dobbiamo fare invece un giusto raffronto con il virtuosismo vocale di ieri con quello di oggi non classico, allora il testimone passa di sicuro ai frontman dell’hard rock e metal. Se le star evirate del rococò (soprani o contralti naturali) svolazzavano con la voce su e giù tra i righi del pentagramma con abbellimenti, trilli, fiorettature, salti di ottave, ecc. per il cantante rock e metal il virtuosismo si riduce a sparare il proprio sovracuto là dove solo la voce femminile può arrivare. Un puro effetto, ieri come oggi, bello e trascinante.
SC: Pietro Melati nella sua recensione su Il Venerdì di Repubblica ha definito il libro “una galleria di trans-freak canori”: ti sei incazzato a sufficienza per il giudizio parziale e indelicato, immagino. Come sta procedendo la ricezione del libro da parte dei lettori e degli addetti ai lavori?
MDV: La recensione di Melati mi ha sorpreso. O meglio l’accostamento che ha fatto con i personaggi, anzi le persone, diversamente abili del film diretto da Tod Browning Freaks del 1932. Immagino che il critico si riferisse alla mutilazione che hanno subito per secoli i cantanti evirati e alle vessazioni che erano sottoposti dagli uomini “sani”, con l’invalidità permanente dei “fenomeni da baraccone” del circo di Browning. Non dimentichiamoci che il danno è enorme. Non solo perché privi della possibilità di riprodurre ma e soprattutto perché trapiantati di colpo dal mondo infantile a quello della disciplina, dello studio rigido, catapultati nello star system della carriera e delle tournée (i più bravi). Un mondo da adulti, insomma. Non voglio dire che tutto questo sia sbagliato, finché il ragazzo ha libera scelta del proprio destino. Ma obbligato, mutilato, violentato beh no. Non è giusto. Per quanto riguarda la ricezione del libro non oso dire che non sia fantastica. La prova del nove è ogni qualvolta che m’invitano alle radio e mi permettono di commentare e far ascoltare una scaletta di brani compresi nel saggio. La risposta è sorprendente. Uso questo aggettivo perché fino ad ora sono stato in radio rockettare o di programmazione metal. Avevo timore della reazione del pubblico nell’ascolto dei brani in falsetto cantati da artisti lontani dal format. Mi riferisco alle voci per esempio di Flavio Paulin il primo cantante dei Cugini di Campagna, o a Prince, i Bee Gees, ecc. prima di arrivare ai sovracuti di Ian Gillan dei Deep Purple o Rob Halford dei Judas Priest. Insomma, tanta ma tanta curiosità da parte degli ascoltatori e una marea di “Mi piace” cliccate sulla pagina del libro che ho creato su Facebook. Non solo, ma si sta realizzando a una simpatica comunità di selfie, che gli acquirenti del libro si fanno e postano sulla pagina. Tutte queste foto le sto raccogliendo per creare un mega file jpeg tutti assieme. Per quel che concerne le vendite….. beh, si dovrà aspettare almeno un anno. Comunque andiamo avanti così!!! Sono veramente divertito da questa esperienza dalla vicinanza della gente della Rete.
- Sesso, droga e Rococò. Storia del falsetto dai castrati all’heavy metal
- Massimo Di Vincenzo
- Data di Pubblicazione: Giugno 2014
- ISBN: 8862313659
- ISBN-13: 9788862313650
- Pagine: 191
- 16 euro