
Poi, gli attimi di vuoto evolvono in un processo chimico e si condensano in pure particelle tangibili di tempo perduto (nella foto Marcel Proust è À la recherche del cinquantasei).
Sette per otto, con anche il suo speculare, è la tabellina più tosta e meno memorizzabile che possa esistere. I cinquantotto, i quarantasei, i cinquantadue si sprecano nell’universo delle risposte sbagliate.
Un gruppo di ricercatori del MIT (*) firma uno studio sulla deriva ipotetica e migliore che avrebbe preso il mondo se al sette per otto fosse stato sempre risposto a tempo zero.
Con il tempo risparmiato avreste potuto prendere quel treno, portare Sara ogni giorno al mare, imparare a giocare a Bridge, salvare il vostro Tamagotchi, baciare quella tipa alla fermata della metro.
Con un po’ di tempo in più il padre di Kim Jong-un avrebbe avuto modo d’infilarsi il profilattico. I Clash avrebbero fatto un altro disco e Kubrick un altro film, Armstrong e Aldrin avrebbero proseguito fino alle Lune di Giove e Bach avrebbe scritto una Toccata e resto altri dieci minuti magari mi prendo un caffettino.
La soluzione è insegnare ai nostri cuccioli, assieme al loro nome, anche il sette per otto, fin da piccoli.
- Come ti chiami? - Pietro.
- Sette per otto? - Cinquantasei.
E via andare: più facile a farsi che a dirsi.
(*) Massachusetts Institute of TempoPerduto