Best of the East
Best Team: Atlanta Hawks
Ormai è chiaro a tutti: gli Hawks sono la miglior squadra della Eastern Conference di questo inizio di stagione. Dopo il tonfo contro i Bucks, ecco che sono arrivate altre cinque vittorie consecutive, a cominciare proprio dalla vendetta immediata contro Milwaukee, per proseguire con i successi contro Cavaliers e Jazz e terminare con due grandissime prestazioni contro Trail-Blazers e Clippers. Atlanta ha un collettivo straordinario, che porta ben cinque uomini oltre gli 11.5 punti di media: Jeff Teague (17.4 punti e 7.1 assist), Paul Millsap (17.2 punti e 8.1 rimbalzi), Al Horford (14.6), Kyle Korver (12.8 punti con il 51% da oltre l’arco) e DeMarre Carroll (12.8 punti e 6 rimbalzi). Gli Hawks hanno un rendimento eccellente su entrambi i lati del campo, producendo 102.6 punti a partita sulla bellezza di 25.3 assistenze e subendo appena 97.6 punti di media.Inoltre, hanno raggiunto la vetta ad Est grazie ai passi falsi dei Raptors e, con 26 vittorie e sole 8 sconfitte, hanno il terzo miglior record in NBA. Che dire, chapeau.
Best Player: Brandon Jennings
Senza Josh Smith, i Pistons hanno ritrovato loro stessi. Sei partite, sei vittorie. Pacers, Cavaliers, Magic, Knicks, Kings e Spurs battuti uno di seguito all’altro, con uno scarto medio di 15 punti, considerando anche che con San Antonio la vittoria è arrivata di misura. Il trascinatore assoluto di quest’ultima settimana è stato Brandon Jennings. La guardia classe ’89 ha infilato, nel complessivo delle sfide contro New York e Sacramento, 64 punti, con 25/38 dal campo e 9/16 da oltre l’arco, cui ha aggiunto 10 assistenze e 4 palle rubate, oltre ad un plus/minus di +29, in 56 minuti d’impiego. Se contro i texani la prestazione complessiva è stata ben più modesta (13 punti con 5/18 al tiro), la straordinaria giocata che ha vinto la partita allo scadere è stata proprio di Jennings, con un lay-up mortifero che ha steso i padroni di casa. I Pistons sono saliti a 11 vittorie, ancora troppo poche in confronto alle 23 sconfitte, ma nulla è impossibile in Eastern Conference. Sempre che non finisca la magia.
Best of the West
Best Team: Dallas Mavericks
In seguito all’arrivo di Rajon Rondo, avevano soltanto bisogno di ingranare la marcia. Dopo due sconfitte consecutive prima di Natale, i Mavericks non hanno più sbagliato, mettendo insieme sei vittorie di fila. Lakers e Thunder sono state un gustoso antipasto, poi Dallas si è spostata in Eastern Conference, facendo man bassa di successi contro Wizards, Celtics, Cavaliers e Nets. I texani hanno raggiunto il quarto posto ad Ovest, con 26 vittorie e 10 sconfitte, un eccellente record tanto in casa (13-5) quanto in trasferta (13-5) e la consapevolezza di essere tra le favorite per qualcosa di grande. I Mavs segnano più di tutti in NBA (109.5 punti a partita), costruiscono molto bene il gioco (23.5 assist di media) e, nonostante subiscano molto (101.9 punti a partita) hanno un plus/minus di +7.6 di media. Rondo sembra essersi ambientato molto bene (12.7 punti e 8.2 assist) e questo non può che mettere in guardia tutte le avversarie. O meglio, spaventarle.
Best Player: Stephen Curry
Best of the Rest
AS HOT AS SUNS: non si fermano più i Suns di Jeff Hornacek. Altre tre vittorie consecutive, con Sixers, Raptors e Bucks messi con le spalle al muro, e un record che ora rilancia le quotazioni di Phoenix anche oltre l’ottava piazza di Western Conference. 21 vittorie e 16 sconfitte, nove successi nelle ultime undici partite giocate, uno score ora positivo tanto in casa (9-7) quanto in trasferta (12-9) e gli Spurs nel mirino. Davvero niente male.
UN CAMPIONE SENZA ETA’: un’altra stagione incredibile, 18.4 punti a partita, con il 46.5% al tiro, 5.9 rimbalzi e un PIE di 14.2. Vero trascinatore dei suoi Mavericks, tra le migliori squadre in NBA al momento, arrivato al settimo posto tra i migliori marcatori di sempre nella Lega, oltre i 27.049 punti di Moses Malone, e con Shaquille O’Neal nei radar. Semplicemente, il miglior giocatore europeo di sempre oltreoceano. Di chi stiamo parlando? Dirk Nowitzki, ovviamente.
Worst of the East
Worst Team: Cleveland Cavaliers
Dura la vita senza LeBron James. Una sola vittoria su sei match giocati senza il Prescelto e un periodo da incubo per i Cavaliers, che hanno raccolto un solo successo, contro gli Hornets, nelle ultime sei partite. Pistons, Hawks, Bucks e Mavericks si sono imposti su Cleveland prima che la concomitante assenza di Kyrie Irving portasse alla miserrima sconfitta contro i Sixers. Fortuna vuole che le avversarie di Eastern Conference si stiano facendo del male da sole e i Cavs siano rimasti al quinto posto, pur con un record ben più ridimensionato (19-16). James dovrebbe tornare nella sfida contro i Bulls tra una decina di giorni, ma nel frattempo Cleveland affronterà niente meno che Rockets, Warriors, Suns e Clippers, oltre a Kings e Lakers, con il serio pericolo che il record torni precipitosamente sotto il 50% di vittorie. Servirà il miglior Irving, dato che Kevin Love si è dimostrato un leader poco affidabile, e servirà vedere il peso degli innesti di Iman Shumpert e J.R. Smith. Oltre a sperare che il Prescelto rimanga in salute.
Worst Player: Kyle Lowry
E’ stata una settimana da incubo per i Raptors. Tre sconfitte consecutive hanno fatto perdere ai canadesi la vetta della Eastern Conference ed, anzi, Toronto è caduta al terzo posto, alle spalle di Hawks e Bulls. Trail-Blazers, Warriors e Suns non sono certo avversari facili, ma se si vuole puntare in alto serve vincere anche questo tipo di partite. Con DeMar DeRozan ancora ai box, il peso del leader è tutto sulle spalle di Kyle Lowry, che, finora, aveva vissuto una stagione fantastica. Gli ultimi sette giorni, però, non hanno convinto, con la guardia da Villanova che ha segnato 22 punti di media, ma tirando ben 60 volte ed infilando il canestro in sole 24 occasioni, di cui solo 5/16 da oltre l’arco, cui ha aggiunto anche 10 palle perse ed un -28 di plus/minus complessivo in 110 minuti sul parquet. Le prossime sfide mettono i Raptors di fronte a Hornets, Celtics, Pistons e Sixers. Si fa in fretta a perdere il contatto con la vetta dell’Est, ma c’è modo di rifarsi ampiamente.
Worst of the West
Worst Team: San Antonio Spurs
Che succede agli Spurs? Una settimana in chiaroscuro, iniziata con la sconfitta contro i Grizzlies, aveva comunque portato a due successi in fila, di misura contro i Pelicans e poi in maniera convincente contro i Wizards, prima del disastro combinato contro i Pistons. Con 8 secondi sul cronometro, sul +1 palla in mano, Tim Duncan serve una brutta rimessa a Patty Mills, il quale perde il contatto con il pallone, dando il via al contropiede di Detroit, concluso dal tiro della vittoria di Jennings allo scadere. Tutto questo, ancora una volta, davanti al pubblico attonito dell’AT&T Center. Il record stagionale è a quota 21 vittorie e 15 sconfitte, una sola partita sopra gli scatenati Suns, che occupano l’ultimo posto utile per i playoff. Lo score latita contro le avversarie di Division (4-6), di Conference (12-13), in trasferta (9-9) e delle ultime dodici uscite, San Antonio ne ha vinte soltanto quattro. La squadra manca della cattiveria e del furore agonistico della scorsa stagione. Che sia finita la fame di vittorie?
Worst Player: Josh Smith
Worst of the Rest
THE DIRTY DOZEN: dodici sconfitte consecutive. Tante ne hanno messe insieme le due peggiori compagini al momento nella Lega. Per la Eastern Conference scendono in campo i New York Knicks, 5 vittorie nelle prime 37 partite giocate, 3-15 al Madison Squadre Garden, 2-17 lontano da casa, 4-18 contro le avversarie di Eastern Conference e un roster ridotto ai minimi termini, anche per liberare spazio salariale utile a ricostruire tutto dalle fondamenta in estate. Sperando che arrivi in fretta.
THE (OTHER) DIRTY DOZEN: per la Western Conference abbiamo invece i Minnesota Timberwolves, che non vedono i playoff da oltre una decina d’anni, hanno a roster le ultime due prime scelte assolute al Draft e, nonostante questo, hanno vinto 5 partite delle prime 33 giocate, solo 2 delle prime 21 contro la Western Conference, 3-14 in casa e 2-14 lontano da Minneapolis. Ah, e dodici sconfitte consecutive. Il 2015, di certo, non potrà essere peggio di così.