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Seven Days In Sunny June

Da Postscriptum

 

Seven Days In Sunny June

 

Quale gioia l’indomani al risveglio! Bouvard fumò una pipa, e Pécuchet fiutò una presa, e la dichiararono la migliore della loro vita. Poi si misero alla finestra per vedere il paesaggio. Davanti a sé avevano i campi, a destra un fienile e il campanile della chiesa, e a sinistra un filare di pioppi. Due viali principali, intersecandosi, dividevano l’orto in quattro parti. Le verdure erano racchiuse in aiole, in cui si drizzavano, qua e là, cipressi nani e alberi da frutto affusolati. Da una parte, un porticato di rampicanti conduceva su di un poggio con la pergola; dall’altra, un muro sosteneva le spalliere degli alberi da frutto; sul fondo, una cancellata di legno dava sulla campagna. C’era, al di là del muro, un frutteto, dopo il pergolato un boschetto, dietro il cancelletto un sentiero. Sembrerebbe l’incipit del secondo capitolo del Bouvard e Pécuchet e invece – se solo ci fosse una piscina, delle motociclette e tanta gente che si vuol divertire – potrebbe trattarsi del set prescelto per il videoclip di Seven Days in Sunny June. Quello che vorrei fare è un bel commento a questo brano, tra i miei preferiti in assoluto dei Jamiroquai, ma ritenendomi non in grado di poterlo fare al meglio, decido di servirmi delle parole altrui. Mi perdonerà il lettore anticitazionista, non posso fare altrimenti, assodato che le Muse non hanno la minima intenzione di scender dall’Elicona per aiutarmi, pacienzia.Comincerei dall’azzeccatissima introduzione di chitarra acustica, irripetibile momento di calore espresso per mezzo di note. Poche immagini di assolati momenti rilassati, gente in acqua, relax ed un pianista in pipa (Bouvard?), precedono le eleganti note del pianoforte, a contrassegnare di puntini quelle “i” sospese. Poi la voce entra quasi insieme al cambio di tono:The papers you’ve arranged In a sense they’re strange They speak to me like constellations as we lie here There’s a magic I can’t hold.(I ciottoli che hai sistemato Nella sabbia hanno uno strano aspetto Mi sembrano delle costellazioni mentre siamo qui distesi C’è un qualcosa di magico)Io non vorrei arrivare al punto di identificare zoroastriane coincidenze, perché scadrei nella parodia, ma senza dubbio l’esemplificazione astrale nella sistemazione dei sassolini è il punto di partenza migliore per identificare il circolare movimento delle stagioni (atque iterum ad Troiam magnus mittetur Achilles), sino al giungere di Giugno.Dicite, quandoquidem in molli consedimus herba:et nunc omnis ager, nunc omnis parturit arbos,nunc frondent silvae, nunc formosissimus annus(Cantate, poiché siamo adagiati su tenera erba,e ora ogni campo ed ogni albero germoglia,ora le selve frondeggiano, ora è la stagione più bella) Così direbbe Palemone, sulle prime immaginiPoco più avanti chioserebbe Jason Kay:So baby let’s get it on Drinkin’ wine and killin’ time Sitting in the summer sun.(Oh piccola diamoci dentro Beviamo vino e ammazziamo il tempo seduti al sole estivo) A me sembra che in tale contesto non avrebbero stonato neanche le parole di Titiro: O Meliboee, Deus nobis haec otia fecit.Namque erit ille mihi semprer Deus; illius aramSaepe tener nostris ab ovilibus imbuet agnus.Ille meas errare boves, ut cernis, et ipsumludere quae vellem calamo permissit agresti.(O Melibeo, un dio mi ha donato quest’ozio.Infatti lo considererò sempre un dio, e spessoun tenero agnello dei nostri ovili tingerà il suo altare.Egli, vedi, ha permesso alle mie giovenche di errare,e a me di suonare sul flauto campestre le predilette canzoni.) La veste ufficiale di tale scritto, nei testi rinvenibili sul mercato, riporta la traduzione del termine otia in un dubbioso italiano “pace”. Ma siamo sul piano della mera falsificazione. O qualcuno vuole forse azzardarsi ad avanzare l’ipotesi che l’ozio di codesto cantore funkeggiante non sia creativo?Viviamo i giorni del Dio Produttività, culto che raccoglie infinità di incolpevoli e inconsapevoli devoti. Occorre uscire da questa spirale inefficiente di produzione inutile e indirizzare gli sforzi verso qualcosa di creativo, produttivo in senso sano. Qualcosa che accresca l’io prima ancora dell’epa. Bisogna spiegare a questi tristi agelasti, difensori del P.I.L. e del pensiero finanziario, che l’unica regola dell’abbazia di Thelème era il “Fa’ Quello che Vuoi”, “perché persone libere, bennate, ben istruite, che frequentano oneste compagnie, sentono per natura un istinto e inclinazione che sempre li spinge ad atti virtuosi, e li tiene lontani dal vizio.”“Tutta la loro vita trascorreva non secondo leggi, statuti o regole, ma secondo la loro volontà e libero arbitrio. S’alzavano dal letto quando lor pareva e piaceva; bevevano, mangiavano, lavoravano, dormivano, quando ne avevano desiderio: nessuno li svegliava, né li obbligava a bere o a mangiare o a fare la minima cosa.” Bertrand Russell ha dedicato un suo illuminante saggio alla demolizione del pensiero produttivo. Una raccolta di saggi, per la precisione, dal titolo Elogio dell’Ozio, in cui viene sociologicamente (scientificamente) provata l’assenza di logica nell’odierno sistema economico.Ad ogni modo Jason Kay ribatte con i suoi lazy days, e non ci si può più nascondere, si corra a prendere i calici poiché bisogna brindare a queste splendide sonorità:So baby let’s get it on Drinkin’ wine and killin’ time Sitting in the summer sunAggiungerebbe Panurge:“Matto furioso e privo di buon sensoè chi col ber non gode in ogni senso.” Certo tutto non va sempre come si vuole, ci sono i problemi d’amore. Recita il bardo Jason:I’ve wanted you so longWhy’d you have to drop that bomb on me(Sai, è da tanto che ti volevo Perché devi distruggere tutto?)E poi ancora:Crazy dolls You said we’ve been friends for too longAnd then you dropped the bomb But I know you too long for us to have a thing(bambole pazze Hai detto che siamo stati amici troppo a lungoE poi hai mi hai dato questa brutta notizia Che ti conosco da troppo perché ci sia qualcosa fra di noi) Questa storia che non ci si può mettere insieme per non rovinare l’amicizia pregressa è un classico, forse un cliché di cui si poteva fare a meno. Si può rispondere con le parole dell’Ariosto:Ingiustissimo Amor, perché sì raro corrispondenti fai nostri desiri? onde, perfido, avvien che t’è sì caro il discorde voler ch’in duo cor miri? La via d’uscita a queste fatue sofferenze è il raggiungimento del vago disinteresse, parafrasando Borges una positiva aspettativa per il futuro senza alcuna impazienza: cogliere i sette giorni di questo assolato Giugno! Il party sull’erba è di sicuro meno deludente di una problematica ragazza. Insomma, qualcun’altra sarà pure in giro, magari in piscina, c’è così tanta gente e il clima è così benevolo:Seven days in sunny June But long enough to bloom The flowers on that sunbeamed dress you wore in spring Yeah yeah The way we laughed as one Why did you drop that bomb on me(Sette giorni in un giugno assolato Sono bastati per far sbocciare I fiori sul vestito estivo che mettevi in primavera Come ridevamo assieme Perché mi hai distrutto?) Could it be this The honey suckled dancing you’d seem to show me Could it be this For seven days in June I wasn’t lonely Could it be this(Potrebbe essere questo… Il quadrifoglio fortunato me l’aveva detto Potrebbe essere questo… Per sette giorni in giugno non ero solo Potrebbe essere questo…) Godetevi il momento gente, non pensate troppo a Monti, alla Fornero o a chiunque vi infastidisce. Provate a fare il primo bagno di una lunga estate con la speranza che sia rigenerante. Ci occorreranno tutte le forze per cambiare ciò che non funziona di questo mondo. Illudiamoci che sia possibile, mentre respiriamo la calda aria di questa sopraggiungente bella stagione. Buon Giugno a tutti!Gaetano CelestreJamiroquai” frameborder=”0″ allowfullscreen> Mi sembra opportuno un poscritto, per mezzo delle parole di una lirica letta qualche tempo fa. L’autore è un nativo americano, non molto noto dalle nostre parti: Un fumatore sui tasti Note avviluppate nel denso fumo di una pipa,solitarie boccate di un pianista tra la gente,dimenticato ed invisibile nella serenitàdell’attimo raccolto, verde arso collinaree altre beatitudini ho visto.Ho sentito note affusolate in spiralidi tabacco. Il pianista suona e la gentene trae beneficio, distaccato rincorreanch’esso i suoi sette giorni assolati. Neotaga Treslece


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