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Sex and Religion

Creato il 28 marzo 2013 da Scribacchina

Sapendo di avere di fronte una serata impegnativa, fatta di parole pesanti, tentativi di chiarimento, forse litigi, avevo due possibilità: bere un qualsiasi superalcolico, confidando nelle sue capacità di farmi parlare a tempo debito, oppure scegliere dal parco cd un album adeguato da sentire in macchina, che potesse darmi la stessa carica di un grappino.
Preoccupata per la mia patente, ho scelto la seconda: Sex & Religion, un vecchio album di Steve Vai che non ascoltavo da una vita e mezza. Pensavo di essermelo dimenticato; invece eccomi al volante, felicemente stupita nel ricordare perfettamente i testi, i soli di Steve, lo slap di quell’animale del T.M. Stevens, la voce di Devin Townsend… tutto.

Premesso che – a dispetto delle mie solite paure – la serata drammatica si è trasformata in un momento di ilarità generale, Sex & Religion mi ha fatto riflettere per un paio d’ore sul rapporto tra sesso e religione, sulla differenza tra passione e castità, infine sul perché viene definito “peccato” ciò che dà piacere (qui potremmo anche sconfinare nei peccati di gola e in quella indispensabile cosa chiamata Nutella).
Siamo tutti dei novelli San Sebastiano, col petto trafitto da frecce provenienti da un’entità superiore definita “amore” (e ognuno di noi dà un’identità a questa entità: chi la chiama “Dio”, chi la chiama “sentimento”, chi la chiama “io”, chi “tu”, chi “altro”). O forse queste frecce sono un tentativo di autoflagellarsi, rifiutando o negando l’entità di cui sopra.
Ad ogni modo, pur sentendomi abbastanza San Sebastiano inside, non ho il (finto) conforto della fede, e in questo caso è un bene: ho meno variabili nel definire la natura dell’entità già citata. Dal mio punto di vista non credente, pure la domanda contenuta nella title-track, “Must you make a decision between sex and religion?”, non ha senso.
Ne ha invece – ed è decisamente più poetico – l’inciso di Still My Bleeding Heart: “I’ll die like a soldier in your arms / I will be brave so you can be strong / And then he looked into his lover’s eyes and he cried / In the name of love / Still my bleeding heart”. Preferibilmente da ascoltare, non solo da leggere. Qui:

Un ulteriore tassello al discorso arriva da In My Dreams, dove tutto accade in sogno e (forse) nulla è reale, se non il ricordo. Quello che resta di qualcosa mai accaduto.

I’m watchin’ you, I’m wantin’ you, but you turn away
I’d crawl through broken glass to you, but it wouldn’t pay
You take me for a fool, but if you only knew
What I do in my dreams with you

You’re so cold and critical, and baby that’s too bad
So my reality will have to come to me in my dreams

I know that you belong to me every night, you suddenly appear in my eyes
It happens when I sleep, it isn’t right, what I do in my dreams with you
It isn’t right what I do in my dreams with you

I love the way you come to me every night
My fantasies are real, and they never lie
If you only knew, what I do in my dreams with you, yeah
It isn’t right, lord knows that it isn’t right

The world can make you cynical, with all it’s love and pain
But I don’t have to carry the weight of the world

Baby don’t wake me, let me take you on an endless journey
We touch, and the softest kiss explodes with lust, yeah
It’s real, you can’t deny the heat you feel
And if I die before I wake, baby, that’s all right.

***

Mi rileggo e noto con stupore come l’album di Steve Vai abbia avuto realmente l’effetto di un superalcolico: fossi stata lucida, nemmeno sotto tortura avrei scritto questa roba.
Bonne nuit, soliti lettori.


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